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Politica
ottobre, 2011

"Dimettiti perché", l'onda on line

Un'idea lanciata sul social network: ciascuno spieghi in 140 battute perché Berlusconi se ne deve andare. Il risultato: una valanga di messaggi, tra il serio e il faceto

Gli hashtag (o ashtag, la dizione è controversa) sono – lo diciamo per chi non frequentasse Twitter - quelle parole che sul social network vengono fatte precedere dal simbolo cancelletto (#) per classificare un tweet, per indicare che quella parola è considerata 'chiave' nel proprio breve testo.

Bene, l'hashtag più popolare nel Twitter italiano, da martedì 25 ottobre, è: #dimettitiperché. Un'iniziativa lanciata on line per «dare l'ultima spallata» a Silvio Berlusconi il cui governo traballa ogni giorno di più. L'obiettivo dichiarato è quello di arrivare a 100 mila tweet. Ovviamente le ragioni per cui il presidente del Consiglio dovrebbe lasciare Palazzo Chigi sono lasciate alla creatività e alla fantasia degli utenti, che immediatamente si sono scatenati.

Come Sabrina Ancarola: («#dimettitiperché altrimenti ad Antigua arriva la stagione delle piogge e son cazzi - non fighe ho detto cazzi») o Benedetto Conte: «#dimettitiperché ora anche mia nonna, per colpa tua, pensa di poter diventare Presidente del Consiglio». Ma ce n'è anche per il direttore del Tg1: «#dimettitiperché Minzolini non sa più che inventarsi», firmato da tale Matteo Bossi che poi aggiunge anche: «#dimettitiperché la Libia ha bisogno di una nuova guida» e ancora: «#dimettitiperché ti immagino di fronte a un camino, sigaro, cognac e Fede accovacciato sul tappeto». Un utente che si firma 'Il vittorioso' invece non ne può più dei libri del numero uno di Porta a Porta: «#dimettitiperché cosi Bruno Vespa la smette di scrivere sempre lo stesso libro ogni anno». Gekko ironizza sulle serate 'russe' del nostro Presidente del Consiglio: «#dimettitiperché non ci hai mai invitato ai festini di Putin», e poi aggiunge: «#dimettitiperché hai più processi tu che windows xp». Luca Rautti: «#dimettitiperché preferisco i puffi al governo piuttosto che un nano e i suoi amici incompetenti». Angelo Miranda: «#dimettitiperché così Cicchitto, Gelmini, Afano, La Russa, Capezzone e altri potranno rifarsi una vita... non dico dignitosa ma…».

Tra i più irriverenti c'è l'utente Chicchetto: «#dimettitiperché sei cosí tanto nella merda che le mosche stanno a organizzà l'happy tour» o, più volgarotto ma non tra i peggiori, Luigi Candeloro: «#dimettitiperché da quando ci sei tu non trovo più troie libere». Sulla falsariga delle escort anche Henry Blackadder: «#dimettitiperché così potrai chiamare le mignotte col loro nome, anziché inventarne di fantasiosi come 'ministro' o 'igienista dentale'». Nicola Palumbo: «#dimettitiperché almeno anche le prostitute dovranno affrontare il dramma della crisi del mercato del lavoro». E ancora, Valentina Avon: «#dimettitiperché per rialzare questo paese non basta la pompetta». E infine, Laura Menicagli: «#dimettitiperché gli unici posti di lavoro che avevi promesso e che hai confermato sono quelli del mestiere più antico del mondo».

Ci sono poi ovviamente anche i tweet più seri e tra questi quello di Filippo Curti: «#dimettitiperché vorrei restare in Italia». O quello di Lami: «#dimettitiperché è il Paese che te lo chiede». Federico Vetrugno: «#dimettitiperché hai negato il diritto allo studio a migliaia di studenti universitari tagliando i fondi alle borse di studio». Michela Floris: "#dimettitiperché ogni volta che ti vedo o ti sento parlare mi vergogno di te davanti al mondo». O Vitadaincubo: «#dimettitiperché le 3 "i" del tuo progromma Inglese, Internet, Impresa sono diventate Irresponsabilità, Incompetenza e Imbarazzo». Impossibile raccoglierli tutti, naturalmente: per chi volesse leggere o contribuire comunque, la pagina di riferimento Twitter è qui.

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