Quelli che non lo hanno mai incrociato direttamente, magari anche solo per un caffè alla buvette, confessano di non sapere chi sia nonostante i tre anni di legislatura già trascorsi. Persino Erminio Quartiani, deputato Pd e segretario d'aula a Montecitorio, uno che i colleghi li vede sfilare ogni giorno sotto il banco della presidenza, reagisce stupito: "Gaglione? Mai vista la sua faccia". Altri, come Rosy Bindi, che con il suo assenteismo hanno dovuto invece fare i conti, vorrebbero tanto che se ne andasse in fretta dal Parlamento. La pietra dello scandalo si chiama Antonio Gaglione. È la maglia nera di Montecitorio, il deputato più assenteista, l'onorevole che continua a riscuotere ogni mese i quasi 20 mila euro di indennità, diaria, rimborsi e tutto il resto delle competenze, senza mettere piede alla Camera. Leggere per credere: su 7.197 votazioni elettroniche, Gaglione è risultato assente oltre il 92 per cento delle volte. Per il resto, non considerando le firme messe su atti altrui: zero disegni di legge, zero mozioni, interpellanze. Solo qualche emendamento e ordini del giorno (14 in tutto) e tre misere interrogazioni.
Uno scandalo, insomma. Ma non per l'interessato: "Fannullone io? Mi facciano vedere quelli che mi criticano le leggi che hanno proposto e quante ne sono state approvate". Per Gaglione la Camera è infatti un posto nel quale si perde solo tempo. Un'istituzione improduttiva, al massimo un votificio, "dove si deve dire sì o no a seconda di quello che decidono i capigruppo". E questo lui non riesce a sopportarlo.
Così come trova intollerabile il trattamento riservatogli dal Pd che pure lo ha fatto eleggere. Il fatto è che Gaglione si sente un asso in tutto, troppe volte umiliato dai giochi partitocratici, sottovalutato. Proprio lui che - a 58 anni, una famiglia contadina alle spalle, una laurea in medicina e vari soggiorni di specializzazione all'estero - si ritiene uno degli assi italiani dell'angioplastica, arte che, dopo l'abbandono del policlinico di Bari, ha messo all'esclusivo servizio della clinica privata Villa Bianca. Sottovalutato nonostante quelle che ritiene le sue non comuni capacità politiche affinate come dirigente dei giovani Dc e come consigliere comunale del suo paese. Una bravura che, assicura, nel 2001 spinse i partiti dell'Ulivo a bussare alla sua porta per chiedergli di candidarsi al Senato: "Ma sono balle", precisa l'amico di gioventù Filomeno Montesardi, ex dirigente prodiano: "Fu lui a supplicarci dopo che non gli era riuscito di farsi candidare dal centrodestra".
Cinque anni a Palazzo Madama nella Margherita, poi alle elezioni del 2006, "come premio", racconta Gaglione polemicamente, venne "dai maggiorenti del Pd" spostato alla Camera e collocato al diciassettesimo posto. Uno sgarbo che non ha digerito: non venne eletto, infatti, anche se fu risarcito con la nomina a sottosegretario alla Salute. Così come non ha mandato giù lo schiaffo del 2008 quando era stato messo in lista al primo posto al Senato, salvo ritrovarsi alla chiusura delle liste spostato all'undicesimo posto alla Camera "perché così voleva D'Alema". La goccia che ha fatto traboccare il vaso: "Lì ho capito che non si poteva continuare con un sistema che trascura i meriti", spiega. E da lì sarebbe nato anche il disamore per il partito e il Parlamento trasformatosi in un assenteismo così scandaloso da spingere la Bindi a chiedere la sua cacciata dal Pd. Una misura che Gaglione ha evitato spostandosi nel gruppo misto, dove milita e continua a riscuotere i supercompensi parlamentari. Sempre tenendosi alla larga da Roma.
"La verità è che io sono uno che lavora, non sono come quelli che poltriscono sui divani di Montecitorio", dice. In effetti, la sua agenda settimanale è carica di impegni che fluiscono senza intoppi, soprattutto perché privi delle incombenze sgradevoli della politica. Dal lunedì al venerdì l'onorevole si sveglia alle cinque: ginnastica, notiziari radio-tv, poi toilette. Fervente cattolico, alle 7,30 esce di casa, s'infila nella chiesa di San Cataldo, prega almeno un quarto d'ora. Poi inforca la bici e raggiunge Villa Bianca dove passa il giorno tra visite ai pazienti, controllo del reparto e interventi chirurgici. Un tran tran che fa di Gaglione una macchina da guerra: almeno 80 mila le coronografie che dice avere eseguito in carriera insieme a 20 mila angioplastiche. Verso le 19, ritorno a casa, segue cena in famiglia e poi relax: poca tv e tanta musica.
La sua passione? La classica, ma soprattutto i Rolling Stones ("Ho tutte le loro canzoni su cd"), anche se non disdegna i Beatles e Joan Baez. Un tipo rock, insomma, che verso le 23 saluta tutti e va nanna per riprendere la mattina dopo le sue attività con rinnovato vigore. Solo il venerdì pomeriggio Gaglione cambia i suoi ritmi, quando si sposta nello studio che con altri colleghi tiene aperto a Latiano.
Qui cura i cuori e i voti dei suoi compaesani, che conquista con le visite a basso costo a 80 euro e quelle gratis ("Almeno il 50 per cento", assicura). La sera del venerdì Gaglione resta in paese e il sabato mattina prosegue le sue visite. Il pomeriggio invece torna a Bari per l'intensissimo weekend. L'onorevole ama infatti mantenersi in forma. Perciò la domenica si alza presto ("Il mio orologio biologico l'impone"), corre a seconda del tempo o va in bicicletta, nuota molto d'estate, fa canoa, surf. Insomma, mai un attimo di respiro. Altro che fannullone: "Sono uno sportivo, io", mette in chiaro. E si vede, considerando il look invidiabile, calvizie a parte, che tutti gli riconoscono e la rilassatezza che si impone nel resto della domenica: raramente allo stadio, qualche passeggiata e tanta tv nel salotto di casa, trasmissioni di viaggi, sport e musica.
Davvero un bel vivere, quello di Gaglione. Allietato dalla presenza di un figlio ventiduenne e dalla moglie Maria Giovanna Favia, erede di una facoltosa famiglie di Bari, che gli ha portato in dote un'azienda di arti grafiche e altre società, fonte per la verità di qualche preoccupazione visto che una di esse è finita in fallimento. Ovviamente, mai intaccando il train de vie dell'onorevole, assicurato da proventi così ricchi da consentirgli, tra professione e Parlamento, di guardare con supremo distacco le miserie della politica. Nel 2000, per dire, l'anno prima di candidarsi al Senato ("Lei non sa quanto ci ho rimesso", lamenta), guadagnava circa 400 mila euro, 576 mila ne ha dichiarati invece nel 2007 e "soli" 471 mila euro nel 2008, anno in cui però, oltre che parlamentare, era anche impegnato come sottosegretario alla Salute. Sempre però con una grande attenzione agli affari, anche immobiliari, una passione che tracima nelle dichiarazioni dei redditi nelle quali elenca dieci terreni a Latiano, Torre S.S. e Mesagne; aree edificabili a Porto Cesareo; 26 fabbricati a Bari e sei a Latiano, senza contare i due intestati al figlio.
Insomma, un uomo ricco che non avrebbe certo bisogno degli emolumenti parlamentari che continua a riscuotere ("Rubare", scrivono su un blog di Latiano) andando in Parlamento, parole sue, "solo una volta al mese e se si discute qualcosa che veramente mi interessa". In questo caso, il mercoledì Gaglione si immola per guadagnarsi la pagnotta: si sveglia alle 5,30, va in aeroporto, prende il primo aereo, scende a Fiumicino. Poi, avendo abolito il taxi ("Ho un metodo più economico per raggiungere la Camera"), prende il trenino, scende a Trastevere, sale sul tram 8 e sbarca a piazza Argentina. Da qui, a piedi fino a Montecitorio. Per fare cosa? Colazione alla buvette anzitutto e ritirare la posta. Poi una capatina in aula "se c'è qualcosa di importante ". Circostanza che raramente si verifica, visto che in tre anni l'onorevole ha partecipato solo al 7 per cento delle votazioni. Il pomeriggio ritorna a Bari, a "vedere se c'è qualche intervento da fare a Villa Bianca".
Questa è la vita del deputato Gaglione, senza speranza che il suo scandalo finisca presto. Dimissioni? Neanche a pensarci. A meno che, propone, "non ci dimettiamo tutti e cambiamo la legge elettorale per eleggere i parlamentari con le preferenze". Ma neanche in questo caso l'onorevole intende demordere. Anzi, è proprio con il ritorno alla preferenza che Gaglione promette sfracelli: "Glielo farei vedere io alla Bindi chi conta davvero", minaccia: "Lo scriva, con la preferenza Gaglione non avrebbe più niente da temere: in Puglia valgo il doppio di tutti gli altri democratici messi insieme".
Politica
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