Altro che 'comunista': è un cattolico illuminato, allievo di La Pira. Usa toni pacati, ma ha principi di ferro. Ecco chi è il presidente della Corte Costituzionale, baluardo contro gli attacchi di Berlusconi
Poco ci è mancato che tutti gli studenti s'alzassero in piedi a cantare "meno male che Ugo c'è", i giovani pistoiesi che il 5 marzo hanno affollato la lectio magistralis del presidente della Consulta Ugo De Siervo sulla Costituzione. E lui, definito dal sindaco di Pistoia Renzo Berti "l'ultimo baluardo contro gli attacchi di Berlusconi alla Carta e ai magistrati", non ha deluso. Toni pacati, ma pugno di ferro. "Fin da studente Ugo era il più moderato del gruppo di giovani cattolici fiorentini. Non strilla, ma non guarda in faccia nessuno", racconta Giuseppe Matulli, ex luogotenente di Ciriaco De Mita in Toscana. Ne sa qualcosa Silvio Berlusconi, contro il quale De Siervo è sbottato pur senza mai nominarlo: "C'è un esponente politico in Italia che polemizza con la Corte costituzionale, parlando di giudici comunisti. Non si capisce, però, da dove tragga queste affermazioni".
Sessantanove anni, sposato con Maria Teresa Brunori, padre di quattro figli (Luigi lavora in Rai, Giovanni alla protezione civile, Lucia a capo della segreteria del sindaco di Firenze Matteo Renzi e la giovane Martina è fresca di laurea), De Siervo è cresciuto nella Firenze di Giorgio La Pira.
Prime esperienze nella Congregazione Mariana dei gesuiti fiorentini, poi nell'Intesa universitaria con Nuccio Fava e Roberto Zaccaria e infine nel 1965 in "Politica", settimanale fondato da Nicola Pistelli (padre di Lapo, parlamentare del Pd), leader della sinistra di Base. E l'anno della laurea (massimo di voti) con Paolo Barile, ordinario di Diritto costituzionale nell'ateneo fiorentino di cui De Siervo, assieme al suo "gemello" Roberto Zaccaria diventa assistente. Due profili complementari: serioso Ugo non avrebbe mai raccontato una barzelletta sporca, più estroverso Roberto, come racconta la deputata regionale del Pd Stefania Fuscagni. "Ugo ed io siamo debitori di La Pira e Barile. Il primo rappresentava la speranza, aveva visioni grandi, mentre Barile ci ha insegnato a collegare la dottrina giuridica ai fatti", spiega Zaccaria.
Comunista non lo si può definire di certo. Ex democristiano, segretario del partito a Firenze nel 1981, De Siervo è quello che espulse tutti gli iscritti alla P2. Amico fraterno di Roberto Ruffilli, lo studioso bolognese ucciso nel 1988 dalle Br, De Siervo nel 1991 firma con altri 50 giuristi un documento contro le esternazioni dell'allora presidente della Repubblica Francesco Cossiga.
Nel 2002 arriva la nomina a giudice costituzionale. A sorpresa. Il candidato era infatti Mino Martinazzoli, ma per il gioco dei veti incrociati fu deciso in extremis di puntare su una figura non politica. E la scelta cadde su di lui: "Lo avevo sentito parlare a un convegno e mi era molto piaciuto. Lo chiamai la sera prima della nomina, il curriculum mi arrivò durante la notte e il giorno dopo ebbi subito il via libera di Luciano Violante, allora capogruppo dei Ds", ricorda Pierluigi Castagnetti. Otto anni da giudice costituzionale senza una sbavatura. Un uomo tutto libri, studio e sentenze. Con il coronamento della carriera di magistrato che arriva il 10 dicembre scorso, con la nomina a presidente della Corte costituzionale. Per pochi mesi in realtà (scadrà il 29 aprile), ma un periodo sufficiente a far sentire la sua voce "profondissima, che aveva fin da quando era ragazzo" a difesa della Carta e delle toghe.