Il potere di bastonare, con multe stellari, i siti web accusati di pirateria è un pericolo per la libertà di Internet e quindi Agcom (Autorità garante delle comunicazioni) deve rinunciare alla contestatissima delibera sul copyright, a cui lavora da mesi.
È ancora durissima la posizione dei principali contestatori della delibera, nel documento formale che hanno presentato all'Autorità e che L'Espresso può anticipare. Proviene dal movimento Sito non raggiungibile (Adiconsum, Altroconsumo, Agorà Digitale, Assonet, Assoprovider, Studio Legale Sarzana), che aveva avviato la protesta poi sostenuta anche da politici bipartisan e numerosi esperti (leggi). Tanto che Agcom è stata poi costretta a rivedere il testo, moderando gli aspetti che più facevano gridare al rischio censura del web.
È scaduto il 14 settembre il termine per la consultazione pubblica sul nuovo testo e quindi adesso comincia il ballo: Agcom inizia a lavorare sulla delibera definitiva, prevista per novembre. Il documento di Sito non raggiungibile ci fa capire che la battaglia entra nel vivo: ci sarebbero ancora rischi per la libertà del web.
«In sostanza l'Autorità si sta arrogando un potere enorme, senza alcun presupposto normativo. Se il testo passa così com'è, Agcom potrebbe di fatto diventare arbitro della partita che si giocherà nei prossimi mesi tra televisione e web, senza rispondere a nessuno», spiega Fulvio Sarzana, avvocato esperto di questi temi e ideologo del movimento. Le emittenti tv infatti sempre più spesso, probabilmente, denunceranno siti web per presunte violazioni del diritto d'autore (l'ha fatto Mediaset contro Google-Youtube).
Multe salate
Agcom diventa arbitro grazie al nuovo potere (previsto nella delibera) di fare multe salate, fino a 250mila euro, ai siti Internet che non rimuovono, dopo l'ultimatum dell'Autorità, file protetti da diritto d'autore o anche semplici link che conducono a questi file. «Ma questo potere, per il settore di Internet, non è previsto né dalla legge istitutiva dell'Autorità né dal codice delle comunicazioni elettroniche», dice Sarzana.
È vero, l'Autorità ascolterà le ragioni dei gestori dei siti, prima di decidere se multarli, per accertare se c'è stata o no violazione del diritto d'autore. Ma comunque spetta ad Agcom l'ultima parola: è così che acquisisce quindi un potere grandissimo- quasi di vita e di morte- sui siti web. Solo quelli con le spalle più larghe potranno poi permettersi di fare ricorso contro le multe.
Le ragioni della protesta
Sito non raggiungibile argomenta la protesta dicendo che Agcom si è arrogata questo potere in modo arbitrario. Per prima cosa, "riteniamo ingiusto, inopportuno e inappropriato che l'Autorità possa pretendere di regolamentare direttamente ambiti che la Costituzione affida al potere legislativo e giudiziario. E che in altri Paesi UE sono stati oggetto di lunghe discussioni parlamentari", si legge all'inizio del documento. Secondo il movimento, solo il Parlamento potrebbe rinnovare le norme del diritto d'autore tenendo conto degli opposti interessi (degli utenti e dell'industria). "Altrimenti il copyright diventerà un sistema di controllo e censura pervasivo e un ostacolo intollerabile all'accesso alla cultura e all'informazione".
A conferma, nel documento si nota che «Agcom ha istituito sul tema un tavolo tecnico tra tutti gli attori senza dare alcun valore alle associazioni dei consumatori né degli utenti. Sono invece presenti tutti i poteri forti del diritto d'autore- dice Sarzana. E' facile prevedere le decisioni di questo tavolo tecnico ed è facile ipotizzare che non verranno tutelate in alcun modo le istanze del semplice navigatore telematico».
Agcom ha assunto dal decreto Romani sull'audiovisivo il compito di deliberare sul diritto d'autore. Ma secondo le critiche, è andata persino oltre il già severo decreto: arrogandosi un potere su siti web di varia natura. E non solo su quelli di carattere audiovisivo. Per questi motivi, Sito non raggiungibile ribadisce che la delibera debba essere sospesa. Chiede una moratoria, insomma, e di lasciare la palla al Parlamento.
È un'idea sostenuta anche da 46 deputati in un'interpellanza urgente (leggi). In verità, nella prima fase del dibattito sulla delibera, Agcom aveva detto che assumeva obtorto collo questo incarico da Romani e che meglio sarebbe stato lasciarlo al Parlamento. Più di recente, però, Corrado Calabrò (presidente Agcom) sembrava aver cambiato: dopo le polemiche e il nuovo testo, ha chiesto al Parlamento (leggi) di fare solo una razionalizzazione delle norme sul copyright. "Non una riforma organica, che prenderebbe troppo tempo". Non solo: ha lasciato intendere che il nuovo testo fosse anche troppo morbido contro la pirateria. E che forse sarebbe meglio dare un altro potere ad Agcom, oltre a quello delle multe: la possibilità di oscurare i siti web senza passare dall'Autorità giudiziaria. La polemica dei mesi scorsi è servita appunto per costringere Agcom a rimuovere questo potere dal testo della delibera. Ma ancora non basta. Non si accontentano i sostenitori della libertà di Internet. Né, per motivi opposti, si accontentano gli esponenti dell'industria dell'audiovisivo, che sperano ancora in misure più severe. Le posizioni sono insomma ancora lontane, con opposti obiettivi. La partita è aperta a ogni esito.