Ogni sovrano che si rispetti pretende un palazzo reale degno di tal nome, specchio del proprio potere assoluto. A un 'governatore Celeste', invece, una sola reggia non può bastare. E così Roberto Formigoni, il dominus lombardo degli ultimi 17 anni, ha avuto a sua disposizione decine di stanze super-lusso. Negli uffici milanesi, ma non solo. Mentre nel giro di dieci anni le sedi della Regione si sono allargate in modo esponenziale: da 90 mila a 342 mila metri quadrati. "Il punto è che il narcisismo è diventato, in maniera definitiva, una categoria della politica" dice Pippo Civati, consigliere regionale del Pd che più di una volta ha puntato il dito contro la 'megalomania immobiliare' del quasi ex Presidente della Lombardia.
Come interpreta questa smania di grandezza edilizia?
«E' la manifestazione tangibile del fatto che in questi anni Formigoni ha fatto confusione, in modo catastrofico, tra la sua presidenza e l'istituzione della Regione, tra il suo potere personale e i problemi dei lombardi. Ha sovrapposto i due piani, perdendo di vista quello più importante.»
Cioè?
«Quando il governatore parla del nuovo Palazzo della Regione, quando ne descrive i pregi e l'utilità, in realtà sta parlando di se stesso, delle sue manìe di grandezza. Non a caso molti milanesi definiscono "il Formigone" la nuova sede lombarda. Per dire: rappresenta lui, non le istituzioni e i cittadini.»
Un certo alone di mistero circonda i tre piani riservati al presidente (uno al Pirellone e due nella nuova sede). Pare che gli ascensori "normali" non si fermino nemmeno a quei livelli. Almeno lei, da consigliere, è riuscito a penetrare nelle segrete stanze?
«Qualche volta sì, almeno negli uffici, sempre per motivi istituzionali, legati ai lavori del Consiglio regionale. L'ultima, ironia della sorte, proprio il giorno prima che esplodesse lo scandalo di Domenico Zambetti, il consigliere accusato di comprare voti alla 'ndrangheta. Appena prima dell'inizio della fine.»
E cosa avete fatto voi dell'opposizione di fronte alla volontà di potenza edilizia del Celeste?
«Abbiamo più volte chiesto conto alla maggioranza e a Formigoni di queste spese folli, in aula e fuori. Come, ad esempio, in occasione della costruzione della "nuvola di vetro" all'ultimo piano del Pirellone. Un vero e proprio lounge presidenziale. Una cosa assurda, costata 5,2 milioni di euro. »
Come ha denunciato questo fatto specifico?
«L'ho detto in consiglio ma ne ho parlato anche sulla rete. E ho scritto "La leggenda dell'uomo nuvola" (guarda il video), la storia di un uomo di potere che non scende mai dai piani alti del suo palazzo e che alla fine svapora insieme alla sua Regione. E' quello che sta accadendo ora, in sostanza.»
E cosa pensa dei lussuosi uffici di Formigoni a Roma e Bruxelles, del Celeste alla conquista del mondo?
«Abbiamo denunciato anche questi sprechi, ma non solo: ho spesso criticato pure i frequenti e costosi viaggi di rappresentanza all'estero della Regione, voluti dal governatore. Queste spedizioni avrebbero avuto senso se fossero state organizzate di concerto col Ministro degli Esteri, ma così siamo di fronte alle missioni all'estero di una sorta di sottostato. Cosa che si avvicina molto a una visione leghista e secessionista dell'autonomia regionale.»
Formigoni ha sempre sostenuto che la politica deve amare l'arte. Sarà per questo che i suoi uffici sono colmi di 'alto design' e quadri di valore? Per un 'bisogno di bellezza'?
«Non credo proprio, purtroppo. La bellezza della politica è data, spesso, dal rigore e dal senso della misura. Qui, invece, si è persa la misura in tutto: in queste spese folli, ma anche negli scandali che hanno travolto la giunta e nel generale degrado morale di questi anni.»
Nella sala ricevimenti del nuovo Palazzo Lombardia c'è una preziosa scultura di Marino Marinai. Si chiama "Piccolo Cavaliere": è un caso?
«(Ride amaro, ndr). Forse no. Anche perché alcuni comportamenti del presidente della Lombardia sono molto vicini all'egocentrismo berlusconiano, alla tendenza a personalizzare l'azione politica, sempre e comunque.»
E ora che succederà? Basteranno le elezioni a cambiare questo andazzo?
«Non lo so. Me lo auguro, ma non sarà per niente facile riportare le cose a una sana normalità democratica e politica, ritrovare l'indispensabile senso della misura.»
Ha un consiglio da dare al prossimo presidente della Regione?
«Prima di tutto: che per i suoi uffici si accontenti di un solo piano. Basta e avanza.»