A Palazzo Vecchio c'è ancora la sua stanza, e la scrivania dove sedeva. Può darsi l'abbia scritta proprio lì questa frase: "Governare è far credere". È una delle massime più verosimili composte da Niccolò Machiavelli e ben si addice al periodo di finta bonaccia della politica fiorentina. Se le primarie del Pd attivano speranze e schieramenti per centinaia di migliaia di cittadini in tutta Italia, a Firenze sono tutti contro tutti. Sì, tutti contro tutti, ma con stile sobrio, mantenendo sottotraccia le intenzioni e nascosti i conciliaboli.
I fari sono puntati sulle questioni nazionali e moltii consiglieri comunali e assessori di Matteo Renzi sperano che il giovane sindaco si diriga verso Roma. Perciò sono cominciate, da meno di un mese, le grandi manovre. Obiettivo, la poltrona di primo cittadino.
I siti web di informazione locale (forse svincolati dalle strette posizioni che regnano nelle più importanti testate quotidiane) hanno iniziato a sostenere uno e sbeffeggiare un altro: si tratta dei papabili, o presunti tali, a futuro sindaco. Firenze Today (quotidiano on-line con circa 9.000 amici su Facebook) ha già lanciato il sondaggio. È in testa l'agguerrita Ornella De Zordo con il 28 per cento delle preferenze. Consigliera comunale di opposizione alla giunta Renzi, viene dai movimenti, dal vecchio "Laboratorio per la Democrazia" di Paul Ginsborg, Pancho Pardi e altri professori. Amatissima dai suoi seguaci (che si sono dati parecchio da fare per votarla on-line), in realtà è a capo della piccola lista civica "Un'altra città" che, pur sull'onda lunga del successo del vecchio Social Forum, riuscì a portare in Consiglio comunale solo lei. Non ha quindi possibilità di ambire a nessun endorsement dei maggiori partiti cittadini.
Così, i nomi più citati in città come sostituti dell'attuale sindaco sono quelli di due renziani doc: Dario Nardella che viene da una militanza d'apparato ed è diventato vicesindaco fedele del giovane Matteo; Massimo Mattei, amico di Renzi, politico efficace e scaltro che si tira fuori dalla bagarre, almeno al momento.
«Il limite è proprio che sono renziani», dice l'assessore provinciale Giacomo Billi. «Sta maturando in città un fronte anti-Matteo che al momento lavora intorno al nome di Andrea Barducci, attuale presidente della Provincia di Firenze. Ma prossimamente potrebbero venire fuori anche altri nomi. Il vero problema politico è la continuità o la discontinuità rispetto a Renzi, e con lui fuori c'è da supporre che il fronte del sindaco si sciolga come neve al sole».
Poi ci sono altri nomi che circolano nelle segreterie di partito. Sono quelli di un altro assessore comunale, cioè Rosa De Giorgi, e quello di Daniela Lastri.
Però il vero progetto sottotraccia – che anche Billi lascia intravedere senza dirlo esplicitamente – è una candidatura più equilibrata, a metà strada tra renziani e bersaniani, che tenga meglio insieme il Pd: una specie di ritorno allo spirito veltroniano del 2008.
Mentre questi contendenti ragionano tatticamente c'è un corridore che finora nessuno ha tenuto d'occhio e invece sembra il più determinato di tutti. È un socialista storico, si chiama Eugenio Giani ed è presidente del Consiglio comunale e consigliere regionale (un doppio incarico criticato anche dal Comitato dei Garanti del partito, ma che è rimasto tale).
«Sta a venti centimetri dalla fascia tricolore e gira in città già con le forbici in tasca», ironizza l'alto dirigente di una delle maggiori aziende di servizi cittadine (che vuole restare anonimo). E le forbici sono quelle per tagliare i nastri alle inaugurazioni dei lavori pubblici.
Eugenio Giani è un avvocato colto e capace, che ha dedicato tutto se stesso alla politica e a Firenze, ma non è proprio espressione di novità renziana: in Consiglio comunale dal 1990, assessore al traffico dal 1993 al 1995, presidente di Firenze Parcheggi per cinque anni, Assessore allo sport per dieci anni con Domenici. Ambisce a un ruolo che resti dentro i confini comunali della città del Rinascimento e a quella mitica scrivania che fu di Giorgio La Pira, e che ormai da due mesi è abbandonata dall'attuale sindaco in carica, troppo preso a girare l'Italia col Suv che segue il camper della campagna per le primarie.
Da tre settimane Eugenio Giani sta girando i quartieri di Firenze, tenendo piccole assemblee con alcune decine di residenti in ogni zona. In quelle riunioni serali chiede quali siano i problemi e si è impegna, a titolo personale, a parlare con prefetto e Azienda ambientale per tentare di dare una risposta ai disagi, che quasi sempre riguardano sporcizia delle strade e caos notturno. Un'azione meritoria che gli fornisce il 24 per cento dei consensi nel sondaggio di Firenze Today.
Tuttavia c'è da chiedersi quanti altri aspiranti sindaci stiano progettando azioni e incontri per promettere, a titolo personale, operazioni di uscita dal degrado urbano o interventi di riqualificazione di quartiere. Il PD fiorentino è impegnato in ali divise a sostenere Bersani da un lato e Renzi dall'altro. Così, molti politici in carica lavorano in proprio per incontrare i fiorentini, un po' a disagio per l'assenza del sindaco sui temi dell'amministrazione quotidiana e corrente della città.
Infatti, dov'è il sindaco di Firenze? Lo stesso Giani ammette che «da almeno quaranta giorni la Giunta comunale non prende decisioni importanti».
E i fiorentini rispondono anche con la cartellonistica e l'ironia. In via Porta Rossa, vicino al salotto illuminato di via Tornabuoni, c'è un negozio che espone in vetrina un grande manifesto dal titolo "Il Sindaco Universale", con i tratti di Renzi montati sui volti di tanti personaggi nazionali e internazionali da Berlusconi a Obama - e l'icona anonima di una testa vuota per la città di Firenze. Simbolo o realtà? Il messaggio è chiaro: mentre Matteo Renzi è ovunque a Firenze non c'è più nessuno.
È chiaro che in questo vuoto dovuto all'assenza del primo cittadino e all'assenza dei partiti, gli aspiranti candidati alla poltrona di Palazzo Vecchio hanno vita facile.
È vero che tutto dipenderà dalle primarie del PD, che tutto dipenderà da Matteo Renzi. E se perderà, come sostiene lui stesso, tornerà a Firenze a fare il sindaco. Tuttavia c'è chi non la pensa così. Il suo ex-segretario cittadino della Margherita, l'assessore provinciale Giacomo Billi dice che "Matteo è nato numero uno. Se perderà la carica per correre come Presidente del Consiglio, non credo tornerà tanto facilmente a Firenze. Per lui sarebbe un ripiego. E nel caso vinca non penso si interesserà del suo successore, anche perché non ha più lo stesso feeling di anni fa con la città". Sembra che, comunque vadano le primarie, sarà una resa dei conti. E Machiavelli torna attuale, con questa massima tratta da "Il Principe": «La poca prudenza degli uomini comincia una cosa che non si accorge del veleno che vi è sotto».