Il Fondo anticrisi di Milano andrà alle famiglie in difficoltà, comprese le unioni di fatto omosessuali. Un errore. Perché è l'individuo, non la coppia, ad aver bisogno di aiuto. E il vincolo affettivo non è rilevante

Durante la campagna elettorale del 2011 per il comune di Milano, prese piede uno dei fenomeni più divertenti scatenati da Facebook in Italia: la parodia degli attacchi al candidato del centrosinistra. "Pisapia mi ha rubato l'immagine sul profilo di Facebook", "Pisapia ha ucciso la mamma di Bambi", "Pisapia paga il mutuo a Scajola" e avanti motteggiando.

Le accuse di Lega e Pdl su Zingaropoli apparvero ridicole, un peccato mortale in politica. Dopo la vittoria dell'avvocato milanese, però, i suoi sostenitori sembrano aver ceduto a un entusiasmo ingenuo e un po' acritico per il quale "è tutto merito di Pisapia" (vedi l'apposita pagina su Facebook). L'ultima mossa della giunta, tuttavia, ha creato frizioni al suo interno e perplessità tra i supporter, motivate da ragioni di merito che possono interessare tutta l'opinione pubblica italiana.

Infatti, l'assessore al Welfare, Majorino, ha annunciato che parte del Fondo anticrisi stanziato dal Comune sarà destinato alle famiglie in difficoltà, incluse le coppie di fatto omosessuali. Nonostante alcune interpretazioni riduttive date dagli esponenti cattolici della giunta ("Si tratta dell'attuazione di un decreto che già prevede la famiglia anagrafica come costituita da chi ha legami affettivi"), il significato politico del provvedimento è stato ribadito sia dall'assessore sia dal sindaco, i quali hanno dichiarato di essere contrari a ogni discriminazione e che gli aiuti devono andare anche alle coppie dello "stesso sesso" in difficoltà. In attesa del registro delle unioni civili promesso dal programma elettorale della coalizione "arancione" pro-Pisapia, sono arrivati gli strali di Lega, Pdl (con l'ex vice-sindaco De Corato in testa) e "Avvenire" nonché i commenti positivi dell'Arcigay.

io credo che il Fondo anticrisi milanese sia strutturato in modo ingiusto e inefficiente, e non per gli stessi motivi di De Corato. La parte di stanziamento (2,25 milioni) destinato a incentivare stage e occupazione, assomiglia a un'insulsa distribuzione di sussidi a pioggia che non risolverà niente, se non distorcendo un pochino il mercato del lavoro e sprecando denaro pubblico.

Nella parte pro-famiglia, ci sono due errori fondamentali. Il primo è considerare non l'individuo ma la "coppia" come soggetto recipiente. Gli individui hanno bisogni, non le formazioni sociali. Il "favor" con il quale è stata sempre trattata la coppia sposata è in parte determinato dalla tradizione o dalla morale, in parte dall'aspettativa razionale che il matrimonio fosse predestinato alla procreazione e quindi, soccorrendo i coniugi, si proteggeva chi è indifeso per antonomasia, cioè il minorenne. Oggi tale ragionamento non tiene più: molteplici sono i figli nati fuori dal matrimonio così come i coniugi che non procreano. Ecco perché è giusto destinare aiuti ai minorenni svantaggiati e ai loro genitori e tutori a prescindere dal loro status civile. Né sarebbe irragionevole sostenere di più i disabili oppure chi è molto in là con gli anni o ha una certa anzianità di residenza nel comune (per evitare fenomeni opportunistici di cambi di indirizzo determinati dai sussidi a disposizione). Ma come si vede stiamo parlando di criteri individuali che nulla hanno a che fare con la convivenza.

Un secondo aspetto illogico della misura comunale è la rilevanza data al "vincolo affettivo". Il rapporto di parentela o di coniugio conferisce diritti e obblighi reciproci ai soggetti da esso legati, l'affettività no. Inoltre come definirla? Sono i conviventi che hanno rapporti sessuali? E se non si amano? E come provare l'intimità? Allora sono i conviventi che si vogliono bene? Quanto bene? Amici, molto amici, amanti platonici, amanti focosi? In realtà non c'è un fondamento razionale a questa scelta se non di ribadire un'attitudine "politicamente corretta" della giunta milanese che, mentre si balocca con la distribuzione di denaro pubblico, prosegue nella sua opera metodica di tassazione. Allo studio c'è l'innalzamento per quasi tutti dell'addizionale Irpef e fino allo 0,8 per cento per i soliti magnati con oltre 100 mila euro di reddito dichiarato, ossia quella classe professionale e manageriale che Milano dovrebbe cercare di attrarre. Anche l'Imu sulla seconda casa riserverà sorprese. Ecco qui il nuovo cromatismo dell'amministrazione Pisapia: da arancione a rosso fuoco. Nei conti di bilancio.
adenicola@adamsmith.it

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