Il primo cittadino lombardo sarebbe vicino a bloccare la possibilità di avere l’atto pubblico per le coppie omogenitoriali con figli garantita negli ultimi anni nel capoluogo lombardo. L’ultimo atto di una guerra al mondo Lgbt ingaggiata dall’esecutivo

Come ne uscirà il sindaco Beppe Sala. La questione è tutta qui: il comune di Milano si trova al momento con le spalle al muro e non sa come uscire. Il vicolo cieco in cui è stato gettato il Sindaco di Milano dal ministro dell’Interno lo potrebbe portare a fare un passo indietro sulle famiglie arcobaleno. «Pressioni», fanno sapere da Palazzo Marino. Troppe da parte del Governo Meloni.

 

Le famiglie con due padri non saranno più trascritte a Milano, capitale europea che negli ultimi anni si è distinta per essere la città arcobaleno per eccellenza. Una mossa che potrebbe far evaporare i diritti e i doveri di quei nuclei composti da genitori dello stesso sesso che restavano in attesa di un riconoscimento.

 

Bambini e bambine ferme nel limbo. Secondo fonti de L’Espresso, da mercoledì non potranno più essere registrati figli di due uomini divenuti genitori facendo ricorso alla gestazione per altri praticata all’estero ma non solo. Lo stop varrebbe anche per i figli di due donne che hanno fatto la procreazione medicalmente assistita all’estero ma con parto avvenuto in Italia. La registrazione, al pari dell’atto di nascita, garantisce ai genitori e al bambino gli stessi diritti previsti per tutti gli altri.

 

Le prime crepe sono rintracciabili in una circolare datata 19 gennaio 2023, in cui il Ministero dell’Interno ha richiamato i Prefetti ad «assicurare una puntuale ed uniforme osservanza degli indirizzi giurisprudenziali espressi dalle Sezioni Unite» della Corte di Cassazione «negli adempimenti dei competenti uffici», invitando gli stessi a «fare analoga comunicazione ai Sig.ri Sindaci».

 

Piantedosi fa riferimento alla Cassazione Sezioni Unite che il 30 dicembre 2022, ha affermato che la tutela del minore, “figlio” di coppia dello stesso sesso, può essere assicurata ordinariamente attraverso la sua adozione. Proprio l’adozione resta l’unico strumento per tutelare il minore, esclusa dunque la registrazione dell’atto di nascita da parte dell’ufficiale di stato civile.

 

Il 10 marzo il prefetto Saccone ha inviato una circolare, visionata da L’Espresso, con oggetto coppie “omogenitoriali – atti di stato civile” per precisare che non è consentita in Italia la registrazione nell’atto di nascita dei bambini nati da coppie dello stesso sesso. Anche dei bambini nati all'estero da coppie formate da due mamme. Precisazione, quest'ultima, che fa a pugni con le sentenze della Cassazione del 2016 che invece lo consente (Sentenza 19599/16 e 14878/17).

 

Una prova di forza, dunque, che arriva direttamente dal governo Meloni e colpisce tutte le famiglie omogenitoriali. Una strategia silenziosa, quella contro le famiglie arcobaleno, che attraversa i comuni e arriva fin dentro il Parlamento dove è al vaglio la proposta di risoluzione di Fratelli d'Italia che di fatto boccia il certificato europeo di filiazione, documento al centro della proposta di regolamento Ue al vaglio del Senato e che consentirebbe il riconoscimento dei diritti dei figli all'interno dell'Unione europea, indipendentemente da chi li ha concepiti, se nati da genitori omosessuali o se adottati.

 

In Italia sono quasi centocinquantamila figli di coppie omogenitoriali, una realtà che proprio nell’interesse dei minori chiede un intervento più solido del continuo slalom tra autorizzazioni, testamenti, documenti notarili e singole sentenze nei Tribunali di cui sono ormai esperte molte coppie omosessuali. Il governo Meloni ha deciso di abbandonarle.

 

La letteratura scientifica da tempo ha fugato le ombre che a più riprese vengono addensate. L'orientamento sessuale di padri e madri è ininfluente, piuttosto «è la capacità di fornire cure adeguate e un ambiente di crescita sano e sereno che fa di un genitore un buon genitore», si legge negli studi quarantennali. Ma gli attacchi non mancano, l'ultimo è stato sferrato dalla ministra Eugenia Roccella: «Ogni bambino ha una mamma e un papà e questo non si può eliminare. Avere due papà non è una verità».

 

Eppure, le coppie omogenitoriali esistono: al nido, a scuola e anche sul passaporto. In Italia il loro riconoscimento non avviene anche per l’effetto della legge sulle unioni civili approvata nel 2016 che ha visto discutere e poi stralciare la norma sull’adozione del con-figlio. Sono centinaia negli ultimi anni i figli registrati dal comune di Milano. Adesso tutto potrebbe cambiare. «Su pressioni del ministero che da mesi minaccia il Comune», ripetono nelle sale del Sindaco. 

 

Se Beppe Sala dovesse chiudere effettivamente la strada delle iscrizioni anagrafiche, quello che le famiglie omogenitoriali continueranno a fare sarà quello che fanno da decenni, di fronte a una politica sorda e cieca: rivolgersi ai Tribunali per minorenni per richiedere “l’adozione in casi particolari”, un procedimento oneroso in termini di tempo e di spese e che presenta alcuni limiti dal punto di vista simbolico: al genitore non biologico si chiede di adottare quello che dalla nascita è il proprio figlio. Senza contare lo stress di genitori e figli che sono costretti a ricevere in casa visite di assistenti sociali, psicologi, magistrati e giudici.

 

Il sindaco Sala non ha tuttavia ancora deciso, nelle prossime ore potrebbe opporre resistenza, forte di un’amministrazione disposta a continuare a trascrivere le famiglie arcobaleno nonostante le minacce di “abuso di ufficio”.