Un viaggio rocambolesco in treno senza documenti e senza biglietto da Catania a Milano. L'alloggio a casa di una trentenne che prima si finge sua amica e poi tenta di ingannarla offrendole un lavoro da prostituta. E, ancora, un fidanzato con cui 'perde la verginità' ma che poi la rinnega, la caccia di casa, ma lei ne resta ossessionata al punto da fargli un'improvvisata la notte di San Valentino.
Il diavolo si nasconde nei dettagli, si dice. E nei dettagli della testimonianza-fiume di Karima El Mahroug, detta Ruby, sembrano nascondersi commoventi fantasie, piccole bugie o palesi contraddizioni. Puntualmente smentite dai fatti - dimostrati dagli accertamenti tecnici degli inquirenti - o dai ricordi di altri testimoni. A cominciare dal suo arrivo a Milano, la sera dell'11 novembre 2009.
L'amica escort
«Vivere nella metropoli lombarda» racconta Ruby durante la sua testimonianza in aula «era un sogno che inseguivo da quando a 12 anni sono scappata di casa per la prima volta». E così, due mesi dopo aver partecipato all'ormai noto concorso di bellezza di Sant'Alessio Siculo durante il quale conosce l'allora direttore del Tg4 Emilio Fede che le promette pubblicamente di aiutarla, decide di prendere il fatidico treno per raggiungere Milano. Più di mille chilometri sulle rotaie, senza biglietto né documenti, e senza che nessun controllore si accorga di lei.
«In stazione Centrale, ad aspettarmi, c'era una ragazza poco più che trentenne, che mi aveva promesso un lavoro come commessa, ma che poi la sera stessa ha tentato di farmi prostituire in un hotel di lusso», dichiara Ruby. Quando però il presidente del collegio, il giudice Anna Maria Gatto, le chiede il nome di questa ragazza, la giovane marocchina tentenna per qualche secondo: « Io la conoscevo come Simona Loca».
Di Simona 'Loca' («pazza», in spagnolo), però, non esistono tracce. E non essendo mai stata chiamata a testimoniare né dall'accusa né dalla difesa, non ha mai potuto confermare o negare di aver tentato di avviare alla prostituzione l'allora sedicenne Karima El Mahroug. Chi è stato, dunque, per davvero, ad aver fatto venire Ruby a Milano con il miraggio di una vita da favola?
Le notti al Four Seasons
Stando al racconto di Karima davanti ai giudici, le sue gambe da gazzella avrebbero varcato la soglia del Four Seasons di Milano solo una volta, la notte dell'11 novembre 2009.
Eppure quando gli agenti della polizia giudiziaria, a inchiesta ormai aperta, vanno a ritroso nel tempo per ricostruire i movimenti della giovane marocchina, scoprono tutt'altra storia. Se da un lato, infatti, Ruby si sforza di mantenere l'atteggiamento discreto richiesto a chi si accompagna a uomini facoltosi, dall'altro lascia continue tracce con il suo cellulare. Che una decina di volte, fra novembre 2009 e maggio 2010, risulta aver agganciato le celle degli hotel di lusso Four Seasons ed Exedra, dove un'indagine della polizia di Stato stava cercando di far luce su un giro di escort collegato al alcuni nomi noti del mondo dello spettacolo e dell'imprenditoria.
Fra questi anche il 'tycoon della finanza' (come si definisce lui stesso) Giovanni Calabrò, che nella sua biografia online afferma di «avere ottimi rapporti con molti governi e di frequentare locali esclusivi». olti governi e non capita di rado di vederli nei locali più esclusivi di Monaco in compagnia di Marina e Pier Silvio Berlusconi.
L'ex fidanzato
Meno esclusivi ma altrettanto movimentati erano invece i locali frequentati da Domenico Rizza, detto 'Nico', il primo vero fidanzato di Karima El Mahroug, prima della metamorfosi in 'Ruby Rubacuori'.
La giovane marocchina, ripercorrendo davanti ai giudici i suoi primi mesi a Milano, descrive il sottobosco della vita notturna milanese popolato da p.r., deejay, ragazze immagine e cubiste, dove la amicizie si stringono e si sciolgono nel tempo di una notte, e tutti si chiamano per vezzeggiativi o soprannomi.
In 'Nico', che ha 15 anni in più di lei e di professione fa il talent scout di ragazze-immagine, Ruby trova prima un pigmalione e poi un fidanzato, che le spalanca le porte dei locali notturni e, quindi, quelle di casa sua.
Rizza è un personaggio misterioso, in questa storia. E anche qui i particolari non tornano. Ruby racconta di averlo conosciuto a Milano, ma in realtà ci sono tracce di questo legame che risalgono a molto tempo prima. Zahra Yazini, la mamma di Ruby, quando viene ascoltata per la prima volta dagli inquirenti nel maggio 2010, fa mettere a verbale che Rizza è l'unico amico di sesso maschile che sua figlia le abbia mai presentato quando ancora viveva a Letojanni. Nico però rimane un fantasma, compare e scompare nei locali notturni di Catania e Milano, dove oggi nessuno sembra ricordarsi di lui.
A suo carico c'è una vecchia indagine per sfruttamento della prostituzione. E un procedimento penale fra lui e Ruby ancora in corso per una pressante richiesta di denaro che il ragazzo - come spiega le stessa marocchina in un'intercettazione telefonica - avrebbe chiesto alla ex compagna.
San Valentino
La convivenza con Nico - sempre seguendo il filo della sua deposizione in tribunale - dura poco più di un mese, da dicembre2009 a gennaio 2010. Poi il ragazzo la lascia. E per Ruby è l'inizio di un dramma: «Continuavo a chiamarlo tutti i giorni, chiedendogli di tornare con me».
Questo, come ripercorso in aula, avviene anche il 14 febbraio 2010, giorno di San Valentino. Una data da segnare sul calendario, per Ruby. E non solo perché è la festa degli innamorati, ma perché quella è la sera del debutto ad Arcore.
Ancora una volta, sono i dettagli apparentemente irrilevanti a seminare i dubbi. Ruby racconta ai giudici che a portarla a Villa San Martino è un autista di Lele Mora, che nel tragitto da viale Monza (sede della L.M. management, l'agenzia di Mora) ad Arcore fa una sosta a Milano Due per dare un passaggio anche a Fede, che però per tutto il tragitto - a suo dire - non le rivolge la parola pur avendola premiata, solo pochi mesi prima, appena sedicenne, al concorso di bellezza.
Il racconto della serata è noto: «Ho visto balletti sexy ma nessun contatto fisico», dichiara Ruby, «e poi io ero talmente desiderosa di andare a fare una sorpresa a Nico, e di regalargli il cuore rosso che gli avevo comprato nel pomeriggio, che ho lasciato la villa a mezzanotte e mezza».
A questo punto, secondo il suo racconto in aula, in taxi si dirige a Peschiera Borromeo, a casa del suo ex. Ma lo trova in dolce compagnia. Sono urla, calci contro la porta, pianti. Chi si ricorda bene quella sera è la ex coinquilina di Ruby, Caterina Pasquino, che con la sua telefonata al 113 - per dirla con le parole del procuratore aggiunto Ilda Boccassini - tre mesi dopo diventerà «la scheggia impazzita» che farà deflagrare il Ruby-gate con l'effetto di una bomba.
Contattata da 'l'Espresso', la Pasquino ha ricordi molto diversi su quella notte: «Da Nico c'è andata, ma alle nove di sera, me lo ricordo bene, perché lui mi ha chiamato disperato a quell'ora, implorandomi di farla smettere».
Nessuna «fuga» da casa del presidente, dunque, a mezzanotte e mezza, per cercare di riconquistare il suo ex. Ma una permanenza ad Arcore, il giorno del suo debutto, che stando alle tracce telefoniche si sarebbe protratta fino alle 3.38 del mattino, quando il suo cellulare viene improvvisamente riacceso.
Le telefonate con Fede
Dettagli, appunto. Apparentemente irrilevanti. Ma che contribuiscono a creare un quadro falsato della realtà. Oppure sbadate contraddizioni, che si insinuano fra le pieghe del suo racconto davanti ai giudici.
Come quando Karima in aula ripete forte e chiaro: «Non è stato Emilio Fede a portarmi ad Arcore». «Dopo il concorso di bellezza in Sicilia, prima di partecipare alla cena di San Valentino ad Arcore», spiega nella sua deposizione, «l'avevo rivisto solo un'altra volta in un ristorante».
Salvo però ammettere, poco dopo, che in un'occasione, mentre lavorava saltuariamente come ballerina di danza del ventre in un ristorante marocchino, lui per darle un po' di visibilità in tv le manda le telecamere della trasmissione di Rete4 'Sipario'.
«Ruby non mi piaceva, era problematica e maleodorante», dichiara più volte Fede davanti ai pm e nelle interviste. Ruby, pur avendo il numero di telefono diretto del direttore al concorso di bellezza, dichiara di non aver mai avuto il desiderio di contattarlo. Ma anche qui qualcosa non torna. Perché stando alle analisi tecniche degli investigatori dello Servizio Centrale Operativo, risultano ben 12 chiamate dopo il 14 febbraio fino al 23 maggio 2010.
Zio Mubarak
Contraddizioni sembrano emergere anche nei ricordi del giorno in cui tutto inizia, il 27 maggio 2010, quando Ruby viene fermata da una pattuglia del commissariato Monforte-Vittoria con l'accusa di furto.
Ruby in aula spiega di essersi ritrovata in Questura, di non ricordarsi di essere stata fotosegnalata, e soprattutto di non aver mai fatto cenno con i poliziotti alla sua millantata parentela con l'allora presidente dell'Egitto Hosni Mubarak.
«Non conosco i retroscena del mio rilascio», spiega in aula Ruby con voce ferma e italiano perfetto.
A ricordare bene le sue frasi provocatorie e i suoi sfottò è invece l'agente di polizia Ermes Cafaro, che la porta prima in commissariato per la stesura degli atti e successivamente in Questura. E' tutto a verbale: «Diceva che Silvio le avrebbe risolto il problema dei documenti perché lei era la nipote di Mubarak. Poi però, ridendo, mi ha detto anche un'altra cosa», aggiunge nella sua testimonianza il poliziotto: «Mi disse: Berlusconi lo sa che io non sono egiziana. Del resto come fa una ragazza marocchina ad avere i documenti egiziani? Chi ci crede?». Qualcuno, evidentemente, ci ha creduto. O ha finto di crederci.