Aldo Giannuli: 'Il MoVimento? Diventerà un vero partito a 5 stelle'

Il professore, consulente dei pentastellati, spiega perché sono destinati a cambiare, a organizzarsi e a diventare un vero partito. A cominciare dal gruppo dirigente. Anche se per ora si tratta solo di cinque fedelissimi nominati dal blog

Beppe Grillo lascia o comunque rallenta. Sul blog l’ex comico e forse ex leader si paragona a Forrest Gump e, così come ricostruito dalla cronache degli ultimi mesi, si racconta «un po’ stanchino». «Il M5s ha bisogno di una struttura di rappresentanza più ampia di quella attuale. Questo è un dato di fatto. Io, il camper e il blog non bastiamo più» scrive dalla sua villa sul mare, in Toscana, dove ieri ha incontrato, dopo ore di resistenza, un gruppo di parlamentari e attivisti che protestavano per le ultime due espulsioni, quelle dei deputati Massimo Artini e Paola Pinna, volute da Grillo e Casaleggio per la vicenda dei versamenti.
 
Grillo dice che lui rimarrà il garante, ma che per andare avanti ha bisogno di una mano. E, forte della proprietà del simbolo del Movimento, agli iscritti ha proposto «cinque persone, tra le molte valide, che grazie alle loro diverse storie e competenze opereranno come riferimento più ampio del M5S in particolare sul territorio e in Parlamento». Niente consultazioni, niente candidature, niente assemblee. Ha deciso lui. E gli attivisti possono solo votare per dire sì o no, in blocco, prendere o lasciare. Il direttorio del Movimento 5 stelle sarà formato da quattro uomini e una donna, tutti deputati e nessun senatore. Tutti, soprattutto, fedelissimi:  Alessandro Di Battista, Luigi Di Maio, Roberto Fico, Carla Ruocco e Carlo Sibilia.
 
Il professore Aldo Giannuli, storico e consulente («gratuito, ricordalo!») del Movimento per la legge elettorale, però, la vede come una buona notizia: «Per la prima volta il Movimento 5 stelle si dà un gruppo dirigente collegiale e lo farà con tre delle personalità più forti di cui dispone: Di Maio, Di Battista e Fico».

Personalità «forti e rappresentative». Pazienza che l’elezione sia avvenuta con una mera ratifica: «Resta una buona notizia», continua Giannuli, «ed è anche la prima volta che si innesca un meccanismo di mediazione, con Grillo e Casaleggio che, come hanno sempre detto di voler fare, mettono alla prova il Movimento. Anzi, dovremmo dire semmai che sarebbe stato opportuno farlo sei mesi fa, e non dopo un risultato poco incoraggiante come quello delle regionali in Emilia Romagna e in Calabria».
 
Ha un solo dubbio, il professor Gannuli: «Non so» dice all’Espresso, «quanto potrà funzionare questo organismo dirigente, proprio a livello organizzativo: Grillo sta a Genova è un po’ pigro ed è stanco, come dice lui stesso, e quindi difficilmente scenderà a Roma con la frequenza necessaria; i cinque stanno invece a Roma e alcuni, soprattutto Di Maio, vice presidente della Camera, e Fico, presidente della vigilanza Rai, ricoprono cariche importanti e gravose. Non è un caso che nei partiti tradizionali si sia sempre evitato il cumulo delle cariche: il rischio è di fare come Gianfranco Fini e di fare male sia il dirigente di partito che il presidente della Camera».
 
E se il deputato Alessio Villarosa, non un dissidente, si dice «scioccato» e su facebook scrive «così snaturiamo tutto»; e se Patrizia Terzoni, altra parlamentare, su facebook storpia l’inno del Movimento («Siamo un partito, siamo una casta! Siamo vassalli punto e basta!...»), Giannuli non è sorpreso e non vuole parlare di «mutazione», ma di un «processo inevitabile»: «Nel mondo 5 stelle qualsiasi cosa che evochi lontanamente la struttura di un partito fa venire la pelle d’oca, e quindi è normale che il delinearsi di un gruppo dirigente, peraltro ristretto, e di cui non si conosce il tipo di rapporto che avrà con la base e con i gruppi parlamentari, faccia crescere delle perplessità.

Ma bisognerebbe in realtà rendersi conto che tutto ciò era inevitabile e che se vuoi restare movimento non devi correre alle elezioni, e che se invece, come è successo, ti presenti e entri nelle istituzioni devi organizzarti». «I movimenti» continua il professore, «durano due mesi, tre mesi, un anno al massimo e poi scompaiono. Quando invece hai un mandato di rappresentanza devi avere una dimensione stabile. Prima dei 5 stelle l’hanno capito bene i Verdi e i Radicali, che sono movimento, ma che sanno bene che per stare nelle istituzioni devi avere una struttura, che certo può essere più o meno democratica».

Inevitabile è dunque un gruppo dirigente, come inevitabile sarà un organizzazione sui territori. Dice ancora Giannuli: «I circoli dei 5 stelle, che esistono anche se sono realtà molto diverse tra loro, non sono coordinati come non lo sono i numerosi eletti nelle amministrazioni locali. Per un partito è una cosa incomprensibile, e sarà quindi inevitabile trovare una forma per coordinarli: magari non sarà un congresso ma è difficile pensare di lasciare tutto solo sul web».

Da qui è interessante partire per fare un paragone con Podemos, il movimento dal basso, seppur più marcatamente di sinistra, che sta raccogliendo molti consensi in Spagna. Podemos non solo ha fatto molte assemblee fisiche, e un lungo congresso, per decidere la piattaforma politica e organizzativa, ma «a differenza dei 5 stelle» spiega il giornalista Matteo Pucciarelli, autore con Giacomo Russo Spena di Podemos, in libreria per Alegre dal 9 dicembre, «la gestione della piattaforma web è affidata a una società terza che non ha legami politici con la dirigenza, ma che semplicemente offre un servizio tecnico».

Una cosa molto diversa dalla Casaleggio Associati, quindi, che è service e guida politica insieme: «Bisogna però notare» precisa Giannuli, «che qui è il sito stesso ad aver fatto nascere il Movimento, mentre Podemos è nato e poi ha scelto un sito gestito da una società esterna per organizzarsi. Non è un dettaglio da poco, perché con il Movimento 5 stelle c’è stato prima il blog, poi il vaffaday, poi i primi successi nelle elezioni locali e, solo dopo, il verso e proprio Movimento con il boom delle politiche». Ora il Movimento sta diventando un partito.

Twitter: @lucasappino
 
 

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