(Associazione Luca Coscioni)

Caro Direttore,

martedì18 marzo – decimo anniversario del suicidio di mio fratello Michele, malato terminale di leucemia, che avrebbe voluto l’eutanasia – ho iniziato uno sciopero dalla fame per sollecitare il Parlamento ad esaminare la proposta di legge di iniziativa popolare sulla eutanasia presentata dalla Associazione Coscioni con quasi 70mila firme di cittadini/elettori. A questo fine, avevo scritto ai Presidenti della Repubblica, del Senato e della Camera, al presidente del Consiglio e a tutti i parlamentari.

Nello stesso giorno ho tenuto nella sede della Associazione Luca Coscioni, di cui sono un dirigente, una conferenza stampa che aveva suscitato molta attesa già per il fatto che con me, assieme ai “vecchi combattenti per l’eutanasia”, erano le compagne di Mario Monicelli e di Lucio Magri, Chiara Rapaccini e Luciana Castellina, ed il figlio di Carlo Lizzani, Francesco. Ma la conferenza stampa è divenuta un vero evento perché un’ora prima del suo inizio ho ricevuto, e reso nota ai giornalisti, una lettera del presidente Napolitano in cui il Capo dello Stato richiama con forza il Parlamento al dovere di un dibattito sereno sulle scelte di fine vita.

Fino al 18 marzo, dei 945 parlamentari cui avevo scritto solo uno, il senatore Luigi Zanda, mi aveva risposto nel merito, suggerendo di puntare innanzitutto su una buona legge sul testamento biologico.

Dopo la lettera di Napolitano (come diceva de Gaulle, “l’intendance suivra”) si sono succedute una serie di dichiarazioni importanti, quasi tutte aperte all’dea di un confronto sereno sulle scelte di fine vita. Cito solo, per ragioni di spazio, quelle del presidente della Camera Boldrini, dei presidenti delle commissioni competenti di Camera e Senato, Pierpaolo Vargiu (Scelta Civica) ed Emilia De Biase (PD) e del vice presidente della Camera Luigi Di Maio (5 Stelle). Ci ha espresso la sua piena solidarietà il senatore Galan (Forza Italia), che è un iscritto all’Associazione Coscioni.

Non ha invece risposto alla mia lettera il presidente Renzi. Il suo silenzio si può spiegare, e in parte giustificare, da un lato con la delicatezza del tema eutanasia che, se messo sul tavolo di un governo che cammina sul filo del rasoio, potrebbe farlo precipitare nel vuoto, dall’altro con la personalità e la formazione politico-culturale del premier, un lapiriano sia pure new age che fatica a comporre e declinare i temi inerenti i diritti civili secondo gli odierni prevalenti sentimenti di libertà e tolleranza.

Quello che non si spiega e tanto meno si giustifica è invece il silenzio, nel Pd, degli antagonisti di Renzi: i Gianni Cuperlo, i Pippo Civati, i Matteo Orfini, gli Stefano Fassina e i tanti altri fautori del nuovismo e della intransigenza rivoluzionaria.

Come non si spiega il silenzio di quelli che sono considerati, nel centro destra, i “laici”: Sandro Bondi, Mara Carfagna, Fabrizio Cicchitto e altri. O dei pentastellati più avanzati sul piano dei diritti civili, come Alessandro Di Battista e Nicola Morra.

Chi impedisce a tutti questi politici di dire la loro, di promuovere essi stessi il dibattito in Parlamento, di presentare disegni di legge sulle scelte di fine vita? Hanno letto i miei dati sui suicidi di malati (duemila l’anno fra suicidi e tentativi) e sulla “morte all’italiana” negli ospedali (ventimila l’anno)? Non li scuotono abbastanza (come diceva il Conte Ugolino: “E se non piangi, di che pianger suoli?”)? Se sono degli “eletti del popolo”, non sentono l’obbligo di corrispondere alle aspettative di quel 70 per cento dei cittadini-elettori che da anni chiedono la legalizzazione della eutanasia? Perché tacciono? Per pigrizia, per opportunismo, per paura di rischiare? E se leggono “Avvenire”, il giornale dei Vescovi, non sentono l’impulso di reagire alla quotidiana aggressione degli ultrà clericali che trattano da nazisti i sostenitori della eutanasia, come hanno trattato da “carnefice e boia” Beppino Englaro?

Senza il loro contributo le nostre povere associazioni civiche, le nostre faticose battaglie, i nostri scioperi della fame non basteranno a far progredire di un millimetro il nostro paese, che resterà in eterno il “paese dei diritti negati”.

Con l’aiuto dell’“Espresso”, dobbiamo stanarli.

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