Dall'iniziativa di un democratico toscano, è nata una lettera aperta dal titolo 'Diritti democratici', indirizzata al premier. Per fare il punto su quello che manca: una road map sui diritti civili

«Caro Matteo, c’è posto per noi gay nel tuo Pd?»: quando Dario Ballini - militante del Partito Democratico, membro dell’Assemblea Regionale toscana - ha condiviso su Facebook la sua lettera aperta indirizzata al Segretario Matteo Renzi, non poteva immaginare che, da quelle righe sarebbe nato un documento pubblico, “Diritti democratici”, che “l’Espresso” ha visionato in anteprima e ora pubblica in esclusiva.

Il documento - redatto da un gruppo di militanti democratici, utilizzando Facebook come piattaforma per la condivisione di contenuti e competenze – contiene istanze condivise dai firmatari e da quanti hanno aderito all’iniziativa, circa 140 persone, nell’ambito - ma non solo - dei diritti civili rivendicati dalla comunità LGBTQI* (Lesbo, Gay, Bisex, Trans, Queer, Intersex e *, laddove l’asterisco indica coloro che non sentono la necessità di definire il proprio orientamento sessuale e la propria identità di genere).
Il documento
Diritti democratici
4/6/2014

«Diritti Democratici nasce come un’iniziativa bottom/up, ovvero dal basso, dalla base», spiega Dario a “l’Espresso”: «militanti provenienti da ogni parte d’Italia, mettendo da parte l’appartenenza a sensibilità e correnti diverse, hanno voluto elaborare un progetto condiviso, il cui obiettivo è quello di riportare l’attenzione del Partito Democratico sui diritti civili».

La locuzione “diritti civili” viene intesa in senso ampio: il documento, cioè, non tocca solo istanze legate al mondo LGBTQI*, tocca, ad esempio, anche temi relativi alle pratiche di adozione, al fine vita, ed è frutto del lavoro di militanti non necessariamente membri della comunità LGBTQI*. «All’elaborazione del testo definitivo hanno partecipato anche persone etero; ognuno ha collaborato in base alla propria competenza.

I temi legali sono frutto del lavoro di Dario Davanzo, avvocato e coordinatore del gruppo “Diritti e felicità” del circolo milanese 02PD, mentre le parti di respiro europeo sono state curate da Gianmarco Capogna, che vanta specifici studi in materia di diritti civili e discriminazione su base sessuale e si occupa di questi temi per il circolo dei Giovani Democratici di Frosinone. La nostra non è né una operazione correntizia, né una iniziativa di nicchia, è il tentativo di riportare nell’agenda di partito i diritti civili, ponendo fine all’alibi della precedenza dei temi relativi alle costanti emergenze sociali», chiarisce Dario.

Il documento è un chiaro appello affinché – anche e soprattutto in seguito al risultato elettorale recente – la dirigenza del Pd riattivi un Forum, o un equivalente punto di aggregazione e discussione giacché la Segreteria Renzi ha azzerato i preesistenti forum tematici, dedicati ai diritti civili.

Gli estensori non hanno esitato a definire “lotta di classe” la rivendicazione dei diritti civili negati. «La nostra prima richiesta è quella di ottenere un incontro con il Responsabile Welfare della Segreteria Nazionale, cioè l’On. Davide Faraone, e con il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi». “l’Espresso” ha contattato Faraone, il quale ha già fatto presente la propria disponibilità ad organizzare un incontro con il gruppo LGBTQI* Dem quanto prima.

Ai membri del gruppo, difatti, preme che venga ripresa una discussione interna, a partire dal percorso della proposta di legge 245, il testo elaborato da Ivan Scalfarotto per il contrasto dell’omofobia e della transfobia, approvato dalla Camera, il cui iter è fermo all’esame in commissione presso il Senato.


È proprio un punto della proposta ad aver causato il maggior dibattito nel gruppo di elaborazione del documento: il subemendamento Gitti, ovvero il passo della proposta che stabilisce che non costituiscono atti di discriminazione le condotte delle organizzazioni di natura politica, sindacale, culturale, sanitaria, di istruzione ovvero di religione o di culto se assunte all’interno dell’organizzazione. Un punto controverso, considerato da molti una sorta di salvacondotto per chi esprima concetti omofobi in un contesto politico. Il gruppo LGBTQI* Dem, pur valutando positivamente il percorso della proposta di legge, chiede che l’iter futuro veda coinvolto anche il mondo dell’associazionismo e che, come per gli altri punti toccati dal documento, il Partito Democratico apra un dibattito interno a partire dalle realtà territoriale dei circoli.