L'annuncio del premier di una proposta governativa per "superare" il ddl Cirinnà, che interessa anche le coppie omosessuali, mette in allarme la comunità Lgbtqi. "La posizione del partito non è affatto chiara"

«Sarà superato il ddl Cirinnà perché anche in questo campo vedremo una proposta ad hoc del governo, che è pronto a prendere una sua iniziativa»: sono bastate queste parole, contenute in un’intervista rilasciata dal Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, al quotidiano “l’Avvenire”, ad aprire un nuovo round nella discussione interna al Partito Democratico sui temi dei diritti civili e sullo specifico punto dell’istituzione delle civil partnership.
 
Nonostante la stessa senatrice Monica Cirinnà, relatrice del ddl omonimo in materia di disciplina delle unioni civili e delle coppie di fatto, abbia garantito la prosecuzione dell’iter parlamentare del testo in esame, l’allarme nella comunità dei militanti LGBTQI* democratici resta: una iniziativa governativa, in questo ambito, costituirebbe una sorta di “tradimento” al percorso compiuto sinora.
 
«La commissione Giustizia ha deciso di proseguire il dibattito sul testo unificato sulle unioni civili. Arriveremo a settembre con una discussione ed un'analisi ampia e approfondita. Se dovesse esserci anche un contributo del governo, sarà da accogliere positivamente ma resto convinta che la strada parlamentare sia quella che consenta la maggiore condivisione»: parole della Cirinnà salutate come «di sano buon senso», da parte di Aurelio Mancuso, responsabile Diritti per la federazione romana del Partito Democratico, uno dei primi a partecipare, sui social network, al tam tam che in queste ore sta scuotendo quanti sono interessati all’argomento.

Aurelio Mancuso

 
«Dopo mesi di trattative per trovare una sintesi tra vari ddl presentati dal Pd in materia, si era finalmente arrivati ad un testo base vagamente passabile: il ddl Cirinnà. Fino a qualche giorno fa, quando il Presidente del Consiglio, dalle colonne de “l’Avvenire” ha cancellato tutto, spiegando che ci sarà un testo ad hoc del Governo che supererà il ddl Cirinnà, senza erò spiegare in che modo avverrà questo superamento né perché serva», scrive Dario, un attivista, dalle pagine del sito dei Giovani Democratici toscani.

«Più diritti significa più democrazia», rincara Matteo, commentando le dichiarazioni della Senatrice Cirinnà. «Io adoro questa donna!», esulta Mancuso, condividendo l’assist della Cirinnà: «storicamente - ci spiega - le grandi riforme in materia di diritti civili sono nate dal parlamento, dall’intesa raggiunta in Aula, non da intervento del Governo». Intervento che utenti come Enrico non esitano a definire una «tracimazione nel tema dei diritti civili».
 
La voglia di combattere per dire la propria era emersa già nei mesi scorsi. Un primo tentativo di confronto fra la base dem e la dirigenza nazionale c’era stato lo scorso giugno, con il documento pubblico, “Diritti Democratici”, che “l’Espresso” ha visionato in anteprima e pubblicato.
 
A quel documento è seguito un incontro fra alcuni degli estensori e Davide Faraone, il responsabile nazionale Welfare del Partito Democratico, incontro dal quale era emersa la necessità di una discussione allargata ai circoli sulle tematiche legate non solo alle unioni civili omosessuali, ma anche ai diritti delle persone transgender, all’eutanasia, alle adozioni. A tutto ciò, insomma, che rientra nell’area dei diritti civili e che accompagna l’essere umano dalla nascita al fine vitae.
 
Le settimane successive, roventi per il Partito Democratico, impegnato nella bagarre parlamentare relativa alla riforma del Senato, hanno messo in secondo piano questi temi: «mi è chiara l’agenda di Matteo Renzi - spiega Aurelio Mancuso - poiché il Premier, anche nell’intervista a ‘l’Avvenire’ ha ben specificato che considera il pacchetto diritti civili parte delle riforme costituzionali e che verrà discusso solo dopo che sarà risolta la questione dell’abolizione del Senato. Quel che non è chiaro è la posizione del Partito Democratico su una serie specifica di temi».
 
«Su alcuni punti il Pd continua a tergiversare», prosegue Mancuso, «pertanto l’agenda dei lavori del prossimo 6 settembre - giornata per la quale, partendo dal passaparola nato sui social network, io ed altri attivisti nel campo dei diritti civili stiamo organizzando una sorta di bar camp dei diritti, un evento autoconvocato nato dal basso, da tenersi entro l’annuale Festa nazionale dell’Unità, che quest’anno si svolge al Parco Nord di Bologna - verterà proprio su di essi».
 
Unioni civili innanzitutto, la anche la legge per il contrasto dell’omofobia, il divorzio breve, l’attribuzione del cognome materno, la legge 140 in materia di procreazione assistita, l’effettiva possibilità di accedere a quanto previsto dalla legge 194 in materia di interruzione della gravidanza, lo ius soli, ovvero cittadinanza per chi nasce in Italia: sono questi i  sette punti che Mancuso indica come prioritari nella discussione interna al partito e sui quali «potrà intervenire chi deciderà di prendere parte alla giornata che, mi auguro, possa svolgersi con serenità, senza divisioni e con massima apertura ai contributi dei partecipanti».