Giustizia, Renzi all'attacco dei magistrati:
"In estate tribunali chiusi solo 20 giorni"
Appena mette piede nella realtà, la riforma della giustizia ottiene i suoi effetti strabilianti: in questo caso, quello di spacchettare sia le larghe intese, sia il patto del Nazareno
di Susanna Turco
28 agosto 2014
Al nuovo centrodestra non piace, a Berlusconi ancora meno: dice addirittura che “Così non passerà”. Si attende a ore, dal tandem Renzi-Orlando, una qualche soluzione, o un contentino almeno, in vista del Consiglio dei ministri di domani.
Soprattutto sui capitoli più divisivi: prescrizioni, intercettazioni, sistema delle impugnazioni. Nel frattempo, è appena da notare che puntualmente, appena mette piede nella realtà, la riforma della giustizia ottiene i suoi effetti strabilianti: in questo caso, quello di spacchettare sia le larghe intese, sia il patto del Nazareno. Niente più maggioranza con Alfano, niente più accordi con Silvio, si torna provvisoriamente alle origini pre-renziane: il centrodestra di qua, il centrosinistra di là. Magistrati e avvocati pure, al solito, piuttosto scontenti, vale a dire rispettivamente “preoccupati” e “allarmati”.
Non che Renzi paia sorpreso o preoccupato: per non farsi mancare motivi di polemica, proprio ieri ha messo la ciliegina sulla torta, annunciando via twitter di proporre “il dimezzamento della chiusura estiva dei tribunali: solo 20 giorni”, invece che un mese e mezzo. Quando dieci anni fa provò a dirlo Francesco Rutelli, leader della Margherita, fu subissato da fischi, e anzi quell’idea di ridurre i due mesi di vacanza dei giudici diventò una delle prove a carico per chi l’accusava di essere “di destra” e fare “solo demagogia”. Altri tempi.
Comunque, dopo la girandola di incontri di ieri, il Guardasigilli si trova con un monte di scontentezze, a cui dovrà dare una qualche risposta. Simile, è probabile, a quelle che l’hanno già portato a rinviare, prudentemente, sia le nuove regole sul Csm (appiglio fornito dal Colle: è in rinnovo), sia la stretta sulle intercettazioni (appiglio fornito da Renzi: ascoltiamo i direttori dei giornali). Di entrambe le faccende il governo se ne occuperà più avanti, anche se qualche anticipo riguardante la normativa degli ascolti già c’è (riguarda la tutela della riservatezza nei confronti di chi è intercettato per caso, senza essere indagato).
Sul decreto legge per dimezzare l’arretrato nei processi civili, introducendo fra l’altro negoziazioni assistite da avvocati anche per divorzi e separazioni (senza figli) nessuno ha niente da dire. Le spine che infilzano la maggioranza riguardano ovviamente il penale. Prima fra tutte, la normativa sulle prescrizioni: pur restando i cardini della ex Cirielli (che fissano lo scadere della lancette alla pena massima edittale aumentata di un quarto), si prevede che la prescrizione sia sospesa per due anni al momento della sentenza in primo grado, e di un anno al momento della sentenza d’appello (se la condanna viene confermata). Se non si arriva al secondo grado entro due anni, la condanna si estingue. Norme che vedono contrari Ncd e Forza Italia, oltreché i penalisti. “E’ una riforma troppo poco garantista”, spiega da uomo di partito il viceministro Alfaniano Enrico Costa, che del resto fu nella pattuglia di chi cercava di portare avanti il processo breve nella scorsa legislatura.
Piace pochissimo, a Ncd e Forza Italia, anche il limite pensato per le impugnazioni. Per far diminuire il numero monstre dei processi in corso, via Arenula ipotizza infatti un ddl che limiti il ricorso all’appello. Sarà necessario specificare i motivi, altrimenti il ricorso sarà inammissibile: e la Corte rivedrà solo quei punti. Nel caso di doppie condanne o doppie assoluzioni non si potrà ricorrere alla Cassazione (cui si potrà fare ricorso solo per violazioni di legge): una norma che dispiacerebbe molto, all’ex Cavaliere. Così come, si capisce, il ritorno del falso in bilancio (che proprio lui depenalizzò), con pene da due a sei anni. Mentre il Nuovo centrodestra ritiene che il rischio sia una eccessiva compressione dei diritti di chi si trova sotto processo.
Pollice verso anche sulla responsabilità dei giudici, considerata troppo blanda. Orlando ha immaginato un ddl, o forse una delega, che prevede la responsabilità indiretta dei giudici: in caso di condanna dovranno risarcire allo Stato fino alla metà dello stipendio di un anno (troppo poco, secondo Forza Italia).
Se già ieri si sono espressi sia Berlusconi (formalmente escluso dalla partita, ma di fatto utile soprattutto al Senato) sia i luogotenenti di Alfano, oggi il Nuovo centrodestra formalizzerà la sua posizione con un vertice e successiva conferenza stampa. Solo dopo si capirà come vorranno muoversi Renzi e Orlando, nella partita che ha sempre dato più filo da torcere a tutti, dacché l’ex Cavaliere è in campo.