Il primo cittadino di Napoli assolto perché il fatto non costituisce reato. Così la sentenza della Consulta sulla decadenza riguarderà solo il governatore campano. Il presidente della giunta immunità del Senato, Stefano: "E' difficile immaginare che la Consulta si pronuncerà con un indirizzo contrario"

Hanno passato la giornata lavorando entrambi, De Magistris e De Luca, chiusi nei loro uffici. Ma da ora i loro destini politico-giudiziari si dividono nettamente. Il sindaco di Napoli è stato infatti assolto dal Tribunale di Roma, nel processo di appello Why Not che in primo grado gli era valso una condanna a un anno e tre mesi per abuso d’ufficio: "Assolto perché il fatto non sussiste", dicono in serata i giudici d’appello. "Finalmente è stata fatta giustizia", è il primo commento di De Magistris: "Sono molto contento. Per me finisce un incubo". Sull’ex pm, dopo un anno di patimenti e lotte a suon di ricorsi, adesso dunque non pende più la sospensione dalla carica per effetto della Legge Severino: è reintegrato pienamente nelle sue funzioni. Anche la sentenza della Consulta, a lui avversa, che martedì aveva confermato la validità della Legge Severino, non lo riguarda più: salvo, in corner.

Assai più incerto è invece il futuro che attende il governatore della Campania Vincenzo De Luca. Che oggi, non a caso, si era espresso con il tweet auto-motivazionale "keep calm e al lavoro senza distrazioni". Allo stato, infatti, l’ex sindaco di Salerno, condannato in primo grado per abuso d’ufficio, sospeso dalla carica per effetto della legge Severino ma subito reintegrato grazie a una ulteriore decisione del tribunale di Napoli, è quello che rischia di più.

Anche se la sua vicenda è diversa, anche se, nel suo caso, il ricorso alla Consulta – peraltro ancora lontano dall’essere esaminato – si fonda su pilastri diversi, infatti, potrebbe essere proprio De Luca a patire maggiormente le conseguenze della sentenza della Consulta su De Magistris. Perché? Perché è davvero difficile che gli stessi giudici che hanno appena riconosciuto valida la Severino, si pronuncino poco tempo dopo per una sua (parziale) incostituzionalità. Se è vero, come recita una nota della giunta regionale campana, che "la sentenza non ha nessun rilievo giuridico" per De Luca, è però infatti anche vero che, come notato oggi dal presidente della Giunta Elezioni e Immunità del Senato Dario Stefano, "appare difficile immaginare nuove espressioni della Consulta di indirizzo totalmente contrario a quello di ieri e a distanza di così poco tempo". Insomma, alla fine il caso De Magistris, per tramite della legge Severino, potrebbe avere effetti soprattutto per De Luca.

Il centrodestra campano, d’altra parte, è prontissimo a infilare il piede nella porta. Attraverso il legale Salvatore Di Pardo, ha infatti annunciato di voler chiedere al Tribunale di Napoli "la revoca del provvedimento con il quale De Luca è stato rimesso in sella". E questo, spiega l’avvocato, proprio in applicazione della sentenza della Consulta, giudicata "molto rilevante" per il caso in questione: "Il motivo fondamentale per cui De Luca è in carica, è relativo al fatto che si aspettava una pronuncia della Corte Costituzionale su una serie di questioni; la maggior parte di questi profili oggi è stata smontata definitivamente dalla Corte", spiega l’avvocato, chiarendo che in vista dell’udienza di merito (prevista per il 20 novembre) chiederà la sospensione di De Luca.

Ma non tutti la pensano così. "L’esito sulla questione De Luca appare ben più imprevedibile e incerto rispetto al caso de Magistris, davvero non sappiamo come reagirà la Corte", spiega infatti il costituzionalista Stefano Ceccanti, che da parlamentare Pd fu relatore della legge Severino in parlamento. Su De Luca, sottolinea Ceccanti, il tribunale ha sollevato presso la Consulta punti sui quali esistono meno precedenti, come quello di un possibile "eccesso di delega" nel considerare anche l’abuso d’ufficio un reato di allarme sociale (degno quindi della sospensione, come altri più gravi) e quello della disparità di trattamento tra parlamentari e amministratori locali (passibili di sospensione dalle cariche anche in caso di sentenza non definitiva). Ad ogni buon conto il governatore, intanto, lavora: e del resto non è nemmeno escluso che – nel caotico sovraffollamento leguleio che lo circonda – la spunti lui, alla fine.