«Quando il popolo avrà scelto, ogni problema svanirà». Vincenzo De Luca non è uno che si imbarazza facilmente - ormai è cosa nota, carattere saliente buono per le imitazioni di Crozza.
Lo potete immaginare, il candidato del Pd alla presidenza della regione Campania, che parla con Gian Antonio Stella del Corriere, e dice: «Un minuto dopo la vittoria… puff!, tutta questa polemica scomparirà». La voce è dura, categorica. Lo è anche quando a Meta, col solito fare da sceriffo, davanti agli albergatori della costiera sorrentina, dice: «Sono stato condannato per aver nominato, otto anni fa, un tecnico del Comune chiamandolo project manager anziché coordinatore di un gruppo di lavoro, un reato linguistico. Se pensano di fermarmi con queste imbecillità, se lo mettano in testa, mi devono solo sparare».
A dare sicurezza a De Luca non è solo quel 74 per cento di voti, ricordati ad ogni occasione, che gli accordarono i cittadini di Salerno nel 2011, eleggendolo sindaco per la quarta volta. Non è il fatto di aver vinto, con il 52 per cento, le primarie del Pd. A dare sicurezza a De Luca è Matteo Renzi: «Come dice Renzi» continua, infatti, «chi vince governa».
Già perché cosa dicono Renzi e il Pd della sentenza della Cassazione che, attribuendo al giudice ordinario e non al Tar la competenza sull’applicazione della legge Severino, riapre la partita sulla sospensione in caso di vittoria (che De Luca ha sempre previsto rapida, contando sul Tar che «sbrigherà la pratica in mezza giornata»)? «Il Pd» dice il vicesegretario dem Lorenzo Guerini, «è stato con De Luca sin dalla sua larga vittoria alle primarie, poi con il passare delle settimane e il crescendo elettorale anche la vicinanza e il sostegno si sono fatti più stretti».
Tanto stretti da far dire a Renzi (che all’inizio mostrava di non digerire la candidatura dell’ex sindaco di Salerno) «De Luca è candidabile, eleggibile, insediabile». «Il Pd» spiega meglio Matteo Orfini, presidente del partito, «non intende modificare la legge Severino, non serve. Per il Pd molto più semplicemente: chi vince le elezioni governa la Regione». E bisogna solo ricordarsi che la versione è questa, anche quando la Severino tocca eletti di altri schieramenti.
Allora le opzioni che ha davanti il governo sono sostanzialmente due: o cambia idea e sospende subito l’elezione di De Luca (e l’avvocato Gianluigi Pellegrino, autore del ricorso contro il Tar, dice che si dovrebbe così ritornare al voto), o, volendo rispettare il risultato elettorale previsto, aspetta qualche giorno, fa melina, dando il tempo a De Luca (sempre se dovesse vincere, ovviamente) di nominare la giunta.
In quel caso, sospeso, potrebbe esser sostituito dal vicepresidente. E De Luca ha già dato dimostrazione di saper governare per interposta persona. Per l’incarico, al momento, i più quotati sono Raimondo Pasquino, ex rettore dell’università di Salerno, uomo di De Luca nel consiglio comunale di Napoli, e Fulvio Bonavitacola già consigliere comunale, vicesindaco e presidente dell’autorità portuale di Salerno, poi alfiere di De Luca a Montecitorio.