Vincenzo De Luca è stato appena eletto, ed ecco che parte la tarantella sulla legge Severino. Era nel conto, ma non per questo lo spettacolo risulta adesso più gradevole. Sarà sospeso? E quando? E come? La faccenda lo segue come un’ombra, ma il neo governatore della Campania per ora fa finta che non esista. E’ condannato in primo grado per abuso d’ufficio, secondo la legge sarà “sospeso di diritto”, ma la festa non se la fa rovinare. Nel suo primo discorso da eletto non la nomina nemmeno, né consente gli si facciano domande sul punto. Accolto da cori da stadio e applausi al suo comitato elettorale, lo “sceriffo” - “impresentabile”, secondo la commissione Antimafia - infila trenta minuti di dichiarazioni programmatiche molto agguerrite, con retrogusto surreale: ringrazia Renzi “per la fiducia”, annuncia che la sua Regione sarà una “casa di vetro”, improntata alla “legalità”, assicura che darà priorità ad “anziani e disabili” e affronterà “entro un mese” l’emergenza Terra dei fuochi, “non bisogna perdere neanche un minuto”, per la nomina della giunta pure si farà in fretta. E se interviene la sospensione? Niente, De Luca infila la porta e se ne va.
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Intanto, a Roma, nella sede del Pd il vicesegretario Lorenzo Guerini mette la faccia sull’imbarazzo dem: chiarisce che il Pd non cambierà la legge (“no”, è la risposta secca), che l’ex sindaco di Salerno “è insediabile” alla guida della Regione, e conclude aggrappandosi alla diversità tra l’istituto giuridico della “sospensione” (per sua natura provvisorio) e quello della “decadenza” (che interverrebbe solo con una condanna definitiva). Insediabile, che gran consolazione.
Tuttavia, lavarsene le mani è impossibile. Anche perché i tempi di applicazione della Severino dipendono pure da Renzi. Secondo l’articolo 8, infatti, previa segnalazione del prefetto, è proprio il presidente del Consiglio, sentiti il ministro degli Affari regionali (la delega è nelle mani di Renzi) e il ministro dell’Interno (cioè Alfano), ad adottare il provvedimento di sospensione. Proprio per fargli fretta, il movimento Cinque stelle ha già presentato in procura una “diffida a Renzi” perché proceda immediatamente. “Non si consenta a De Luca di nominare un vicepresidente”, avverte la grillina Valeria Ciarambino.
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Già, il vice. Era proprio questa la exit strategy più gettonata, alla vigilia del voto. Un facente funzioni, in attesa che De Luca risolva le sue grane. Farà in tempo il neo-governatore a nominare un vice, prima di vedersi sospendere? Secondo l’avvocato Gianluigi Pellegrino, la faccenda non è così automatica: “Lo statuto della Campania prevede una procedura complessa per le nomine del vicepresidente e della giunta. Devono passare attraverso due sedute in Consiglio, un voto di gradimento e una successiva nuova determinazione del presidente. Questo vuol dire che De Luca non può nominare in maniera automatica nessun vice”, spiega il legale, che ha appena vinto in Cassazione il ricorso che attribuisce la competenza sulla Severino al Tribunale ordinario.
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Al contrario, secondo Fulvio Bonavitacola, deputato Pd e amico di De Luca, è ben possibile che la tagliola della Severino arrivi dopo la nomina del vice. Anzi, è quasi sicuro. Il provvedimento di sospensione, fa notare, per legge ha efficacia soltanto quando viene notificato al Consiglio regionale; e, per essere notificato, bisogna che il Consiglio sia insediato.
“Ma secondo lo statuto non possono essere adottati atti dal Consiglio se prima non avviene la convalida degli eletti, l’elezione del presidente del consiglio regionale, l’insediamento della giunta. Quindi la presa d'atto della Severino viene dopo tutto questo”. Insomma, l’orologio fa già tic tac, si vedrà chi farà prima. Anche perché poi, una volta sospeso, De Luca difficilmente se la caverà “in mezza giornata”, come già accaduto in passato: dopo la sentenza della Cassazione, i ricorsi alla Severino non finiranno più al Tar, ma al Tribunale ordinario. Che ha tempi più lunghi, anche se si richiede la procedura d’urgenza.