Le parole
“Se perdo al referendum non mi vedrete più” Tutte le promesse non mantenute di Renzi e Pd
Siccome le parole sono importanti è tempo di pubblicare la raccolta definitiva di tutte le volte in cui l'ex premier, Maria Elena Boschi e i colleghi democratici hanno promesso di abbandonare definitivamente governo e vita politica in caso di vittoria del No al referendum
“Se vince il No finisce la mia storia politica”, “cambio mestiere e non mi vedrete più”, “con che faccia potrei restare?”, “il Pd si troverà un altro segretario”. E dai democratici, in coro: “non avremmo più autorevolezza, impossibile restare attaccati alla poltrona”, “lascerei pure io”, “e pure io!”. Oggi Matteo Renzi è saldamente ancorato alla guida del Partito Democratico, il #governofotocopia di Paolo Gentiloni ha ottenuto la fiducia e Maria Elena Boschi è rientrata immediatamente a Palazzo Chigi nonostante il fallimento referendario e la promessa di andarsene in caso di sconfitta. Il No ha stravinto, sul resto giudicate voi.
- MATTEO RENZI, DA PRESIDENTE DEL CONSIGLIO
La fine dell'esperienza politica (Consiglio dei Ministri, 12 marzo 2014):
"Lo dico qui, prendendomene la responsabilità, che se non riesco a superare il bicameralismo perfetto non considero chiusa l'esperienza del governo, considero chiusa la mia esperienza politica".
Fine (Tg2, 30 marzo 2014):
"O facciamo le riforme, o non ha senso che io stia al governo. Se non passa la riforma del Senato, finisce la mia storia politica".
Del tutto evidente (Conferenza stampa di fine anno, 29 dicembre 2015):
"È del tutto evidente che se perdo il referendum costituzionale, considero fallita la mia esperienza in politica".
Precise responsabilità (Repubblica.tv, 12 gennaio 2016):
"Intendo assumermi precise responsabilità. È un gesto di coraggio e dignità. Se perdo il referendum io non solo vado a casa, ma smetto di far politica".
La dignità (Aula del Senato, 20 gennaio 2016):
"Lo ripeto anche qui: se perdessi il referendum considererei conclusa la mia esperienza politica. Credo profondamente nel valore della dignità della cosa pubblica".
La borsettina (Quinta Colonna, 25 gennaio 2016):
"Io non sono come gli altri, se gli italiani diranno No, prendo la borsettina e torno a casa".
E le vostre idee? (Scuola di formazione del Pd, 7 febbraio 2016):
"Se vince il No prendo atto del fatto che ho perso. Dite che sto attaccato alla poltrona? Tirate fuori le vostre idee, ecco la mia poltrona".
The end (Scuola di formazione del Pd, 12 marzo 2016):
"Se perdiamo il referendum è doveroso trarne conseguenze, è sacrosanto non solo che il governo vada a casa, ma che io consideri terminata la mia esperienza politica".
Non mi vedrete più (Congresso dei Giovani Democratici, 20 marzo 2016):
"Io ho già la mia clessidra girata. Se mi va male, se perdo la sfida della credibilità o il referendum del 2016, vado via subito e non mi vedete più".
Se perdi una sfida epocale (Durante il #matteorisponde, Facebook, 28 aprile 2016):
"Sto personalizzando? No, se perdi una sfida epocale che fai? Racconti che i cittadini hanno sbagliato? No, hai sbagliato tu".
A casa (Ansa, 2 maggio 2016):
"La rottamazione non vale solo quando si voleva noi. Se non riesco vado a casa".
Vinavil (Rtl 102.5, 4 maggio 2016):
"Non sono come i vecchi politici che si mettono il vinavil e che invece di lavorare restano attaccati alla poltrone".
Smetto proprio, con che faccia rimango? (Che tempo che fa, 8 maggio 2016):
"Non è personalizzazione, ma serietà. Se io perdo, con che faccia rimango? Ma non è che vado a casa, smetto proprio di fare politica".
Fine carriera (Radio Capital, 11 maggio 2016):
"Se non passa il referendum la mia carriera politica finisce qui. Vado a fare altro".
Destinazione paradiso (Ansa, 11 maggio 2016):
"Non sto in paradiso a dispetto dei santi. Se perdo, non finisce solo il governo: finisce la mia carriera come politico e vado a fare altro".
Libero cittadino (Porta a Porta, Rai 1, 12 maggio 2016):
"Se vince il No, mi dimetto il giorno dopo e torno a fare il libero cittadino".
Personalizzazione? (L’Eco di Bergamo, 21 maggio 2016):
"Se perdiamo il referendum, vado a casa. Questa è personalizzazione? No. Questa è serietà".
Quel galantuomo di Napolitano (Comizio a Bergamo, 21 maggio 2016):
"Non sono andato a palazzo Chigi dopo aver vinto un concorso, mi ci ha messo quel galantuomo di Napolitano con l'impegno di fare le riforme. Se non ottengo questo risultato, l'Italia continuerà a essere il Paese degli inciuci e del Parlamento più costoso del mondo. Se l'Italia vuole questo sistema, è giusto che lo faccia senza di me".
Tutti via in caso di sconfitta (In mezz'ora, Rai 3, 22 maggio 2016):
"Se il referendum dovesse andare male non continueremmo il nostro progetto politico. Il nostro piano B è che verranno altri e noi andremo via". (Nel governo Gentiloni tutti confermati, tranne il ministro Giannini)
Via pure dalla segreteria Pd (Virus, Rai 2, 1 giugno 2016):
"Se perdo il referendum troveranno un altro premier e un altro segretario".
Cambierò mestiere (Il Foglio, 2 giugno 2016):
"Io sono fiducioso che vinceremo bene. Ma se il referendum andrà male continuerò a seguire la politica come cittadino libero e informato, ma cambierò mestiere. Vuole uno slogan semplice? O cambio l'Italia o cambio mestiere".
Pollo da batteria (eNews, 29 giugno 2016):
"Secondo voi io posso diventare un pollo da batteria che perde e fa finta di nulla?".
È stato gli altri (La Repubblica, 31 luglio 2016):
"Personalizzare questo referendum contro di me è il desiderio delle opposizioni, non il mio".
Governicchi mai (Ansa, 17 novembre 2016):
"Io non posso essere quello che si mette d’accordo con gli altri partiti per fare un governo di scopo o un governicchio".
Curriculum (#matteorisponde, Facebook, 21 novembre 2016):
"Non sto qui aggrappato al mantenimento di una carriera. Non ho niente da aggiungere al curriculum vitae".
Il boy scout (Matrix, Canale 5, 30 novembre 2016):
"Io sono un boy scout, non voglio diventare come gli altri, il mio lavoro deve servire a cambiare il paese. Se vogliono un bell'inciucione, se lo facciano da soli...".
No agli accordicchi (Comizio ad Ancona, 30 novembre 2016):
"Non sono quello che fa accordicchi alle spalle dei cittadini. Per questo possono chiamare qualcun altro".
I pop-corn (Repubblica.tv, 30 novembre 2016):
"Se gli italiani dicono No, preparo i pop-corn per vedere in tv i dibattiti sulla casta".
- LE CONFERME DEL PD
L'allora ministro Maria Elena Boschi a Otto e Mezzo, La7, 27 aprile 2016:
"Se un governo ha avuto il mandato da Napolitano a fare le riforme e queste poi non passano, è normale che ne prenda atto".
Il ministro Dario Franceschini a Repubblica, 29 maggio:
"Il ritiro in caso di vittoria del No non è una minaccia, a me sembra una con-sta-ta-zio-ne. Questo governo nasce per fare le riforme. Se le riforme non si fanno chiude bottega il governo e chiude anche la legislatura, mi pare ovvio". (Franceschini è stato confermato al ministero dei Beni Culturali dal nuovo premier Gentiloni, e la legislatura prosegue)
Valeria Fedeli, da vicepresidente del Senato, a L'aria che tira, La7, 4 dicembre 2016:
"Se vince il No il giorno dopo bisogna prenderne atto, non possiamo andare avanti perché non avremmo più l'autorevolezza. Sarebbe giusto rimettere il mandato da parte del premier ma anche da parte dei parlamentari: tolgo l'alibi a chi pensa 'tanto stiamo lì fino al 2018', perché pensano alla propria sedia. Io non penso alla mia sedia". (Valeria Fedeli è appena stata nominata Ministro dell'Istruzione del Governo Gentiloni)
Maria Elena Boschi a In mezz'ora, Rai 3, 22 maggio 2016:
"Noi vinceremo, quindi questo problema non si porrà. Ma comunque sì, noi siamo molto serie e se Renzi perde anch'io lascio la politica, perché è un lavoro che abbiamo fatto insieme. Come potremmo restare e far finta di niente?". (Maria Elena Boschi è appena stata nominata sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, entrando così di fatto nel nuovo Governo Gentiloni)