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WikiLeaks, scoppia il caso politico-diplomatico Renzi: "Pronti a passi necessari con gli Usa"

di Paolo Fantauzzi   23 febbraio 2016

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Le rivelazioni dell'Espresso sulle intercettazioni ai danni del governo Berlusconi scatenano il dibattito. La Farnesina convoca l'ambasciatore americano. La Procura di Roma verso l'apertura di un'inchiesta per spionaggio politico. E Forza Italia rispolvera la tesi del complotto per far cadere Berlusconi

Il governo che si dice pronto a chiedere informazioni "in tutte le sedi". La Farnesina che convoca l'ambasciatore Usa per avere chiarimenti. La Procura di Roma a un passo dall'apertura di un'inchiesta.

Diventano un caso politico-diplomatico le rivelazioni dell'Espresso e di Repubblica sullo spionaggio ai danni di Silvio Berlusconi e del suo entourage negli ultimi mesi trascorsi a Palazzo Chigi. E mentre il diretto interessato da Arcore fa sapere tramite i suoi di non voler commentare (almeno per ora) la vicenda in quanto "parte in causa", Forza Italia torna alla carica con la richiesta di una commissione d'inchiesta parlamentare. Oggetto: il complotto che nel 2011 costrinse l'allora presidente del Consiglio alle dimissioni.

Dopo una mattinata di silenzio, trascorsa fra contatti informali e a raccogliere elementi sulla vicenda, il governo si muove nel primo pomeriggio. Impossibile far finta di nulla, anche perché nulla esclude che gli ascolti, per quanto "indiretti", siano proseguiti anche in seguito. Con Monti, Letta e magari anche con Renzi. Malgrado lo stesso Letta, nei mesi in cui infuriava il caso Snowden, avesse rassicurato che in base ai riscontri dei servizi segreti «non risultano compromissioni della sicurezza delle comunicazioni dei vertici del governo». A darne notizia è il premier stesso, nel corso dell'assemblea dei senatori Pd sulle unioni civili: «Ci accingiamo a chiedere informazioni in tutte le sedi, anche con passi formali sulla vicenda di Berlusconi».

Passa nemmeno mezzora e la Farnesina diffonde una nota ufficiale: l'ambasciatore americano John Phillips è stato convocato "per avere chiarimenti" sulle intercettazioni operate dalla National security agency. Intanto anche la giustizia sta per mettersi in moto e la Procura di Roma è prossima ad aprire un fascicolo: a piazzale Clodio, contrariamente ad altri uffici giudiziari, le indagini partono unicamente in presenza di atti contenenti notizie di reato e non sulla base di notizie di stampa. Ma è questione di ore: il "tribunale Dreyfus", associazione attiva sui temi della giustizia e vicina a Forza Italia, ha già annunciato l'intenzione di presentare una denuncia in Procura, configurando il reato di spionaggio politico.
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Berlusconi, dal canto suo, non intende parlare. "Andate avanti voi, io sono parte in causa e non mi sembra il caso, almeno per ora" dice a chi ha avuto modo di sentirlo. E, come da accordi, Forza Italia parte all'attacco, con la richiesta che il governo riferisca in Parlamento e venga istituita una commissione parlamentare d'inchiesta.

Anche perché nelle intercettazioni gli azzurri trovano conferma di quella congiura per spingere alle dimissioni il loro leader di cui parlano da anni. «Ci prendevano in giro e invece avevamo ragione. Per fortuna il tempo è galantuomo» dice il teorico supremo del cospirazionismo azzurro Renato Brunetta, che sulle presunte trame internazionali nella calda estate del 2011 ha anche scritto un libro (titolo: “Berlusconi deve cadere. Cronaca di un complotto”).

Maurizio Gasparri è ancora più tranchant: "È grave, intollerabile e criminale la pressione internazionale sul governo di centrodestra. Ci fu un complotto, lo abbiamo detto e lo ribadiamo, in Europa e evidentemente anche con complicità d'oltreoceano. Adesso la sinistra dirà che va bene tutto ma vorrei proprio vedere se fosse accaduto a Prodi, D'Alema o Renzi".

Mentre per il consigliere politico di Berlusconi, Giovanni Toti, le rivelazioni dell'Espresso "non fanno che dare una tonalità più scura a un'ombra che già c'era su tutto quel periodo". Perfino il presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz, protagonista nel 2003 di uno scontro memorabile con Berlusconi, definisce la vicenda "un fatto molto grave" e invita l'Europa a "rispondere in maniera diversa agli americani, perché poi non ci si può meravigliare se gli Stati europei restano scettici davanti all'idea di condividere dei dati sensibili con l'intelligence americana".

Ma il punto, almeno sul fronte italiano, resta tutto politico. Proprio alla luce delle rassicuranti parole pronunciate (appena due anni fa) da Enrico Letta, secondo cui l'Italia non era stata oggetto di ascolti, al contrario di Francia e Germania. Concetti espressi nell'Aula di Montecitorio sulla base delle informazioni ricevute dai nostri 007. Che però evidentemente mentivano. O sono stati a loro volta presi in giro dagli alleati. Un aspetto che resta comunque da chiarire davanti al Copasir, come chiedono gli azzurri, che chiedono anche si essere integrati nel comitato parlamentare sui servizi segreti, da cui sono al momento esclusi. Difficile dire loro di no, dopo quanto è accaduto.

Una situazione talmente fluida da essere quasi magmatica, insomma. Destinata inevitabilmente a prendere forma nei prossimi giorni. E mentre gli altri "spiati" assieme a Berlusconi (gli allora consiglieri Bruno Archi e Valentino Valentini e il rappresentante permanente dell'Italia alla Nato, Stefano Stefanini ) restano muti, l'unico a rompere il silenzio è Marco Carnelos, all'epoca consigliere diplomatico e oggi ambasciatore a Baghdad. Con un tweet ironico nei confronti degli americani: "Oggi ho avuto conferma di essere stato fra i top target dell'Nsa. Come possono essere efficaci contro il terrorismo se sprecano il loro tempo con me?".