Nobili era un giovane collaboratore di Francesco Rutelli, quando Giachetti dell'allora sindaco di Roma era capo di Gabinetto. Quando Rutelli provò a tornare in Campidoglio, fallendo, Nobili aveva animato la lista Under30 per Rutelli, un esperimento non proprio riuscito dallo 0,7 per cento di voti. Nobili è uno dei volti del renzismo romano, fatto di ex Margherita, vicini a Paolo Gentiloni. Sono un gruppo di amici, composto da giornalisti, autori tv oltre che da politici. Li si può incontrare spesso da Settembrini, ristorante e mecca dell'aperitivo renziano a pochi passi dalla Rai di viale Mazzini. Uno dei nomi più noti e di riferimento dell'area è quello della deputata Lorenza Bonaccorsi. In consiglio comunale c'era invece Michela De Biase, che è anche la moglie di Dario Franceschini, e se non non direttamente nella war room giachettiana è una che si è data da fare.
abbelliiiiiiii @lucianonobili @bobogiac #tuttaRoma pic.twitter.com/h2FeWjtlFT
— Maddalena Messeri (@maddai_) 6 marzo 2016
Non è però solo grazie a loro che Giachetti è diventato il candidato sindaco del Pd, vincendo nettamente le primarie contro un avversario che non era sì poi così forte, ma che comunque contava su una rete propria per un ex assessore all'Urbanistica di una città come Roma.
Quando Giachetti festeggia la vittoria non a caso non c'è solo il mondo della fu Margherita, a brindare e prendersi gioco dei gufi. Ci sono molti volti che riportano invece, tanto per cominciare, ai vecchi Ds, anzi alla Sinistra giovanile dei tempi di Matteo Orfini. Sono dirigenti politici di ormai 35 anni o 40 anni, con una certa esperienza in campagne elettorali. «Io mi ti ricordo Bassoliniano», faccio notare a uno di loro. «Ma qui siamo a Roma», è la giusta replica. Tra i sostenitori di Giachetti c'è ad esempio Giulia Tempesta, ovviamente, che di Matteo Orfini è la donna in consiglio comunale e che da vicecapogruppo ha guidato le operazioni di sfiducia a Ignazio Marino, con le dimissioni firmate nello studio di un notaio.
Il #tuttaRoma tour di @bobogiac finisce a #Corviale. Domani alle #primarieRoma #ioscelgoGiachetti. #Giachetti pic.twitter.com/nt85UmISdY
— Giulia Tempesta (@GiuliaTempesta) 5 marzo 2016
Altro supporter di Giachetti è stato poi il potente Umberto Marroni, già mister preferenze nelle passate consiliature, forte di un feudo politico ereditato dal padre Angiolo. Il suo volto è noto perché stampava un sacco di manifesti, durante le campagne elettorali, appesi un po' ovunque, soprattutto dove non si potrebbe, secondo una tipica e spesso impunita usanza della politica romana. Ultimamente se ne è parlato ancora perché il suo nome è uscito più volte, inevitabilmente, nelle vicende di Mafia Capitale che hanno travolto il Pd e i suoi maggiori esponenti.
E se Roberto Giachetti dice «come sapete io giro in scooter, il carro del vincitore è quello lì, e quindi anche per evidenti motivi di spazio non vi affannate perché non ci sale nessuno», possiamo dire che c'è dunque un sacco di gente che lo insegue a piedi. Orfini ha cercato di trasformare il calo dei partecipanti alle primarie come l'assenza delle truppe cammellate del partito di una volta ma - se non bastasse in questo senso il nome di Marroni - su Giachetti è arrivato poi anche il sostegno di chi nel partito di una volta aveva un certo peso e dall'area di Nicola Zingaretti sono arrivati ad esempio i voti dell'ex consigliere regionale Enzo Foschi del consigliere regionale Massimo Valeriani e del consigliere comunale Marco Palumbo.
Si dirà, sì ma lo zoccolo duro, quelli che lui ascolta, sono i gentiloniani. Vero. E così ci fa notare Nobili che aggiunge: «Con Roberto non c’è modo di fare accordi, di parlare di poltrone, di cordate, non è proprio nel suo stile per fortuna. Quando dice che il suo carro è uno scooter dice la verità. Non c'è altro modo per fare bene: tutti insieme dobbiamo parlare direttamente con i romani». Però quelli come Nobili sono solo un certo tipo di renziani, che a Roma hanno due diverse sfumature. Una, come detto, è quella dei dirigenti nati sotto l'ala protettiva dell'attuale ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, che si candidò anche alle ultime primarie cittadine, contro Marino e Sassoli, finendo però sconfitto.
Meno stretto a Giachetti di Nobili, in questa corrente bisogna inserire ad esempio Tobia Zevi, presidente dell'Associazione di cultura ebraica Hans Jonas, che lavora proprio con il ministro al ministero degli Esteri ed è consigliere per la Cooperazione internazionale e i diritti umani. Con un gruppo di under 40 Zevi ha fondato un think tank, Romapuoidirloforte, che sembrava destinato a diventare una macchina per la candidatura dello stesso Zevi e invece si è alla fine concentrato sulle proposte per Roma.
Trenta proposte, consegnate al candidato preferito - che ha fatto tutta la campagna per le primarie vantandosi di non avere un programma - proprio la sera dopo i gazebo, a chiusura di una renzianissima festa organizzata all'ex dogana di San Lorenzo, nuovo luogo delle serate romane. Ed è proprio all'Ex Dogana che passa un altro pezzo dell'entourage di Roberto Giachetti. Annalisa Chirico, giornalista tra Panorama e il Foglio, è stata per anni un volto rampante dei Radicali, tra l'associazione Luca Coscioni e le mille scatole del partito di Marco Pannella.
«Roberto è un amico, sono affezionatissima e molto contenta», dice speranzosa Chirico, che è una di quei radicali un po' di destra, compagna dell'ex verde ora manager e nuclearista Chicco Testa: «Io la vedo meno nera di altri. Il centrodestra è spaccato, Roberto ce la può fare».
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Dicevamo però che sono due le sfumature di Renzi in città. Una è quella della Margherita, tra Rutelli e Gentiloni che a Roma è già stata al governo, l'altra è quella più tipicamente leopoldina, con i volti della battagliera Cristiana Alicata, dirigente Fca e membro del Cda di Anas, e della più posata Estella Marino, più votata alle ultime elezioni comunali e assessore all'ambiente dell'ultima giunta, contraria alla gestione di Orfini del caso Marino (è solo omonimia).
Le due categorie di renziani mal si sopportano. Fatto sta che Alicata&co alle primarie hanno sostenuto lo sconfitto Roberto Morassut. Motivo? "Abbiamo cercato di spiegare a Renzi che attorno a Giachetti ci sono movimenti che non ci piacciono", è in sintesi la spiegazione. Poi c'era anche da difendere il lavoro di Marino, l'idea che la damnatio memoriae imposta dal gruppo di Gentiloni fosse perlomeno ingenerosa.
Affluenza bassa, bassissima, alle primarie romane. Va fatta seria riflessione non sullo strumento ma su come ci siamo arrivati.
— Cristiana Alicata (@crialicata) 6 marzo 2016