Luca Sammartino, enfant prodige della politica siciliana, è sospettato di corruzione elettorale. Ritratto di un creatore di consensi al crocevia tra affari, parenti illustri e amici degli amici

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Non esiste soltanto il Giglio magico. A Catania c’è il Liotro magico. Sotto l’elefantino simbolo della città etnea la politica, i dirigenti dello Stato, il potere imprenditoriale e gli amici degli amici convivono come in nessun altro luogo della Sicilia. L’enfant prodige di questo sistema che mette insieme sanità pubblica e privata, ospedali e centri commerciali, si chiama Luca Rosario Sammartino. Il leader dei renziani nell’isola ha solo 34 anni ma ha già una lunga esperienza, tanta fede in padre Pio e relazioni che non sfigurano con quelle del quartetto Renzi-Lotti-Carrai-Bianchi. Nel suo ufficio politico si fa la fila come ai vecchi tempi, con gli elettori che chiedono un aiuto e lui che ha una parola di speranza per tutti. A volte, è una parola di troppo, almeno secondo la Procura che lo ha messo sotto inchiesta per corruzione elettorale secondo lo schema più classico: promozioni, assunzioni, trasferimenti in cambio di voti.

Il debutto di Sammartino risale alle regionali del 2012 quando Lino Leanza, navigato ex democristiano, si vede sfrecciare davanti il giovanotto che, a testimonianza della sua devozione e del suo secondo nome di battesimo, porta all’anulare un piccolo rosario. Il debuttante si piazza al primo posto in lista con 12.567 preferenze da aggiungere come cemento alla giunta di centrosinistra di Rosario Crocetta.

Nel 2017, nonostante la vittoria del centrodestra con Nello Musumeci, i voti di Sammartino diventano 32.492 per scendere di colpo a quota 16 mila nemmeno cinque mesi dopo, alle politiche del 4 marzo 2018. Invece di Sammartino, va in Senato la sua compagna di avventura, Valeria Sudano, nipote di Domenico, altra vecchia volpe della Dc e parlamentare Ccd per due legislature.

Appena smaltita la delusione elettorale, ad aprile 2018 arriva la prima grana giudiziaria con l’accusa di brogli al seggio della clinica Maria Regina di Sant’Agata li Battiati, nella cintura nord di Catania dove è più forte l’influenza del giovane politico renziano. Anche qui lo schema è da Prima Repubblica: pressioni sui malati in cambio di preferenze.

Ma le decine di migliaia di voti ottenuti in un percorso così breve dicono ancora poco del blocco di potere, non solo locale, che appoggia Sammartino. Figlio di un odontoiatra, Riccardo, fondatore della clinica-laboratorio Dentasam, il consigliere regionale ha zii importanti. Claudio Sammartino è prefetto di Catania dall’ottobre 2018 dopo essere stato prefetto a Taranto durante l’emergenza Ilva del 2012 (arresti e sequestro dell’impianto) e poi a Reggio Calabria.

L’arrivo dello zio nella città del liotro ha portato bene al nipote che ad aprile 2019 è stato archiviato dall’accusa di brogli alla casa di cura Maria Regina, mentre per tutti gli altri otto indagati la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio. Ma anche il nipote ha portato bene a uno zio, in questo caso allo zio materno Giuseppe Sciacca. Commercialista di 51 anni, piccolo azionista di Igea banca, l’istituto specializzato nella gestione dei crediti sanitari nato dalle ceneri della Popolare dell’Etna, Sciacca è il manager di riferimento per il gruppo Humanitas, il colosso della sanità con sede principale a Rozzano (Milano) controllato dalla Techint (gruppo Rocca).
Proprio in queste settimane l’Humanitas sta completando a Misterbianco uno dei più grandi investimenti del settore in Sicilia con un centro oncologico d’avanguardia di oltre duecento posti letto che costerà 80 milioni di euro al privato e 30 milioni l’anno alla Regione siciliana.

L’apertura era prevista nel 2015, poi nel 2019, ma l’inaugurazione effettiva dovrebbe avvenire nei primi mesi dell’anno prossimo, a segnalare una battaglia dura di cui Sammartino e famiglia - la madre di Luca è direttore sanitario del vecchio oncologico Humanitas (39 milioni di euro di ricavi) - sono stati protagonisti.
L’idea del superospedale privato in convenzione inizia a concretizzarsi nell’ottobre del 2010 quando una nuova controllata dell’Humanitas viene costituita e affidata a Giuseppe Sciacca. In quel tempo guida la Regione un medico catanese, Raffaele Lombardo, che mostra un atteggiamento ambivalente verso il progetto. In teoria, si dice sostenitore della sanità pubblica e sottolinea che non lontano dall’area di Misterbianco c’è il nuovo presidio Garibaldi di Nesima e il San Marco del quartiere Librino. In pratica, durante la sua giunta viene emanato il decreto 1294 del 29 giugno 2012, un mese prima delle dimissioni anticipate di Lombardo per l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa oggi pendente in appello dopo un’assoluzione annullata dalla Cassazione.

Sempre a luglio del 2012, il comune di Misterbianco approva la variazione di destinazione dei terreni agricoli che accoglieranno la nuova struttura.

Dopo il voto regionale di novembre, Sammartino esordisce come consigliere. La sua lista, capeggiata da Leanza, diventa un rissoso alleato della giunta Crocetta. Durante la lunga malattia di Leanza, che morirà a maggio 2015, Sammartino si avvicina a Davide Faraone, plenipotenziario regionale del Pd. Alla prima Leopolda siciliana (febbraio 2015) il figlio dell’odontoiatra si schiera con Renzi, trionfatore delle europee del 2014 e presidente del Consiglio in carica.

L’onda lunga del potere democrat al suo apogeo si traduce nel decreto del 2 dicembre 2016, quando l’assessore alla salute è Baldo Gucciardi, che dà l’ok definitivo all’opera. Ma sul sistema Catania e i suoi protagonisti poco amanti della ribalta si allungano ombre. A febbraio 2016 è stato arrestato Giuseppe Virlinzi, uno dei quattro fratelli che dominano il business delle costruzioni, per avere corrotto un giudice della commissione tributaria. Virlinzi è uno degli azionisti di Igea banca, dove ha una piccola partecipazione anche Sciacca che in passato è stato sindaco di una società (Ediltop) del costruttore.

Più di recente il numero uno della commissione regionale antimafia, il catanese Claudio Fava, attacca il collega emergente dicendo che Gaetano Leone, fratello di Lorenzo fedelissimo di Sammartino e presidente della municipalità del Librino, è uomo del clan Santapaola. Anche il vicesindaco di Misterbianco Carmelo Santapaola, alleato di Sammartino e proprietario del centro scommesse l’Orso bianco, finisce sotto inchiesta dopo una serie di dichiarazioni di pentiti che lo dicono a disposizione della cosca più potente di Catania.

Sammartino non rinnega i suoi compagni di strada e alla fine del 2018 è fra quelli che festeggiano l’elezione di Faraone a segretario regionale del Pd. La gioia dura poco perché le modalità del voto sono contestate e a fine luglio del 2019, Nicola Zingaretti, segretario del partito da tre mesi, destituisce Faraone rimpiazzandolo con un commissario, Alberto Losacco.

Da lì in avanti la storia è nota: crisi di governo, esecutivo giallorosso e scissione fra i democrat. Faraone diventa capogruppo di Italia Viva in Senato. Sammartino lo segue dall’assemblea palermitana di palazzo dei Normanni. Nessun complottismo renziano, però, di fronte al nuovo avviso di garanzia del primo dicembre. «Sono sereno», ha dichiarato. Proprio come deve fare un politico esperto. 

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