Il salto sul carro del vincitore, perlomeno di quello annunciato, è un’antica tradizione nazionale. Alle volte, però, il trasformismo raggiunge vette impensabili persino per gli italiani. È il caso di una piccola ma paradigmatica cittadina balneare abruzzese al confine con Pescara, Montesilvano. Cinquantatremila abitanti, famosa per i palazzi giganti che schermano la vista del mare, a fine mese il comune vota per il rinnovo del sindaco e del Consiglio; e quando Matteo Salvini si è materializzato qualche sera fa per l’ennesimo comizio ha trovato ad attenderlo un numero impressionante di facce illustri della politica locale.
Solo che un bel po’ di loro militava, fino a pochi mesi, giorni o minuti fa, nel Pd, o da quelle parti. Già, perché quel che resta della sinistra e del centrosinistra cittadino sta passando in blocco alla Lega e, in misura minore, a un centrodestra a trazione fortemente salviniana.
Smessi i completi eleganti, accantonati i tailleur, tutti insieme appassionatamente con qualche felpa trafugata nell’armadio dei figli. Un esodo collettivo che estremizza una tendenza nazionale.
Il grande favorito alla carica di nuovo sindaco è Ottavio De Martinis, poliziotto e vicesindaco uscente in quota Forza Italia. Candidato del centrodestra, è balzato sul Carroccio già da qualche mese. Uomo forte in salsa abruzzese, negli anni scorsi ha avuto la delega al turismo: è stato lui a organizzare, per esempio, l’Estate Montesilvanese, portando a Munsilvà (come la chiamano i residenti più microsovranisti) Pupo, il local hero Giò Di Tonno e popstar di trent’anni fa come Paul Young, che ha cantato in playback. Alle regionali di febbraio la Lega aveva qui incassato il 33 per cento dei voti, et voilà: tutti ora si avvicinano, o si attaccano, a Salvini. Da sinistra alla destra più estrema come se niente fosse.
Anthony Aliano fu assessore, nel 2012, nella giunta di centrosinistra di Attilio Di Mattia, sfiduciato con un blitz notarile: fautore della tolleranza zero nei confronti del pugno di inermi immigrati del territorio, che frusta su Facebook, si candida, dopo un periodo in Forza Italia e in Fratelli d’Italia, con la Lega.
Stella Immacolata Cantelli, giovane «esperta di marketing sportivo, campionessa e poi coach di pattinaggio artistico», si presenta col Carroccio. Ma è corteggiatissima: alle regionali abruzzesi di febbraio stava invece in lista a supporto di Giovanni Legnini, candidato al ruolo di nuovo governatore dell’Abruzzo con un rassemblement civico di centrosinistra. L’ex vicepresidente del Csm poi non ce l’ha fatta, ed è stato battuto da Marco Marsilio, esponente di Fratelli d’Italia. E Stella ha cambiato decisamente linea.
Deborah Raffaella Comardi si candida col partito del Capitano, ma nel 2012 era stata eletta, a 22 anni, con Sinistra Unita (Sel&Comunisti italiani) in appoggio a Di Mattia. Già nel 2014, certo, si era traghettata in Forza Italia. Pure l’assessore uscente allo sport Enea D’Alonzo è diventato leghista, ma nel 2012 era stato eletto con l’Italia dei Valori e nel centrosinistra è rimasto alle elezioni anticipate del 2014.
Gabriele Di Stefano viene da lontano: lista Arcobaleno per il primo cittadino democratico Enzo Cantagallo, Margherita, infine Pd, da cui è stato defenestrato per aver votato in consiglio comunale il bilancio della sopraggiunta giunta di centrodestra. Il Partito Democratico l’ha ricandidato sia nel 2012 che nel 2014: dopo lui ha spinto le porte girevoli del gruppo misto, e adesso si professa un leghista purosangue. E si ricandida con Salvini.
Giuseppe Menè sfogliava la Margherita; ci ha ripensato ed è schizzato al Pdl: oggi sta fermamente con la Lega. Valentina Di Felice migra dall’Udc alla Lega, e deve essere una coazione a ripetere di famiglia: suo padre era stato consigliere di centrosinistra col dem Enzo (Enzino) Cantagallo nel 2004, e col centrosinistra si era riproposto nel 2007, salvo poi aderire al Pdl e diventare assessore.
Illumina anche l’esempio folgorante di Ignazio Feliciano, ex capogruppo del Pd, a sinistra da una vita, in lizza con quella «Montesilvano in Comune» che tira la volata al successo del leghista De Martinis. E la parabola di Lino Ruggero, titolare di un’avviatissima impresa di pompe funebri. Alle ultime elezioni era il candidato primo cittadino dello schieramento di centrosinistra. Stavolta scende in campo con Forza Italia. Torna a galla, con Fratelli d’Italia, anche Paolo Di Blasio, sindaco all’inizio degli anni novanta, già Dc, Popolari e Margherita. E chissà che anche Bummaletto Silvano, la mascotte di Montesilvano, non dichiari di punto in bianco tutto il proprio amore per il Capitano, difensore dei veri interessi e dei veri pupazzi italiani.