A trattare con i dem per un esecutivo è la formazione nata per contestarli. Ma anche per intestarsene i valori. Un conflitto post politico e quasi tribale

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In assenza di un circolo Pd sulla Costa Smeralda, dove si trovava in vacanza, Beppe Grillo salì fino ad Arzachena, comune del primo entroterra noto per i suoi nuraghi. Compilò il modulo d’iscrizione al partito e versò 16 euro. Era il luglio del 2009 - dieci anni fa - e il comico genovese faceva già politica con il suo blog, i meet-up, le liste locali e i Vaffa-day. Tutti i big democratici reagirono duramente definendo quella di Grillo «solo una provocazione», e «un partito non è un taxi». I 16 euro, narrano le cronache, furono restituiti.

In quel gesto (provocatorio, certo, ma Grillo non avrebbe mai chiesto la tessera a Forza Italia o alla Lega) c’era tutto l’amore-odio che costituisce il Dna del rapporto dei M5S verso il Pd. Un partito visto allora dai grillini come “traditore”, come potenziale inespresso (per pavidità o correità) nella battaglia contro il berlusconismo, i privilegi, la casta, il precariato. Il Pd detestato perché ritenuto “complice” e “venduto”. «Odio la Sinistra», scriveva Grillo nel 2010: «Odio la Sinistra delle trattative sotto il tavolo, degli inciuci, dei silenzi, delle votazioni in aula per l’indulto e dell’assenza dall’aula per lo Scudo Fiscale. Odio la Sinistra che ha trasformato l’opposizione in una caricatura e dialoga con mafiosi e piduisti. Odio la Sinistra che ha dimenticato gli operai, i precari, i disoccupati...». E così via, fino a «odio la Sinistra che non è più comunista, né socialista e neppure socialdemocratica, che ha dimenticato Pasolini, Berlinguer, Pertini ma vuole riabilitare Craxi».

La Grande Crisi
Il vuoto oltre il Palazzo
23/8/2019
Un odio che è l’altra faccia della medaglia di quello che lo stesso Grillo dice nel 2012 al Corriere: «Non è di sinistra l’acqua pubblica? Non è di sinistra la raccolta differenziata? Non sono di sinistra tutte le altre cose che proponiamo? Non sono tutte cose condivise dai ragazzi e dalla base del partito democratico?». Quasi a rivendicare di essere lui, con il suo movimento, la “vera” sinistra: contrapposta a quella delle poltrone, dei poteri forti e così via. Un mantra, questo, che culmina con l’urlo lanciato da Gian Roberto Casaleggio a San Giovanni, piazza storica della sinistra, nel comizio finale prima delle europee del 2014 - «Berlinguer, Berlinguer!» - di nuovo a intestarsi una presunta continuità del M5S con i valori traditi. E ancora nel 2013 la base grillina propone tra i suoi candidati al Quirinale Gino Strada, Romano Prodi e Stefano Rodotà, insomma sinistra.

Poi, nel 2014, arriva Renzi. E il rapporto tra M5S e Pd si involve in una competizione violenta e speculare sul terreno del populismo e della disintermediazione digitale, cioè il brodo comune da cui erano nati sia il grillismo sia il renzismo. A questo punto la questione politica (il vero o presunto tradimento del Pd) sfuma in un conflitto tribale giocato nello stesso campo, in uno scontro quotidiano esercitato con un linguaggio simmetrico fatto di memi, slogan, sbeffeggiamenti, reciproci attacchi familiari e personali, infiniti derby a chi rifiuta più auto blu o a chi si inventa la webcard più demagogica. Ne scaturiscono irose tifoserie accecate, curve da stadio post-politiche in cui la carenza di ideologia viene compensata dal senso di appartenenza bellica, con linguaggi simili e, talvolta, speculari fake.
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Il tutto fino alla terza fase, quella dei pentastellati al governo, nel 2018. E qui il livello di scontro si alza ulteriormente, se possibile, perché la situazione si è rovesciata e ora sono i grillini a essere diventati traditori, nella lettura del Pd: qualcosa come “ci avete dato per anni lezioni di coerenza e purezza, adesso portate al potere i fascisti, votate i decreti sicurezza e le legittime difese, flirtate con i sovranisti europei, siete amici di Pillon e Fontana, siete come la destra, anzi siete proprio di destra anche voi”. Con in più l’accusa di incompetenza, sciachimismo, stupidità e ignoranza, ben rappresentata da quella frase feroce del regista Paolo Virzì: «Il Movimento 5 Stelle è la rivincita di tutti quelli che andavano male a scuola». Uno scontro - anche questo - poco politico e molto cognitivo, clanico, quindi ancora più sanguinoso, fino all’ultima grottesca crociata pentastellata contro il Pd “partito di Bibbiano”.

Il numero
Gli elettori di Pd e Movimento 5 Stelle hanno posizioni opposte su quasi tutto
26/8/2019
Adesso tutto questo è già storia, seppure recente. E da Bibbiano si è passati a Bibbona, dove Grillo - di nuovo lui dalle vacanze al mare, proprio come dieci anni fa - ha dato il via libera a un possibile accordo con il Pd. Permettendoci così di scoprire se una nuova fase è possibile in questa relazione così complicata, in questo c’eravamo tanto odiati, in questo maledetti vi amerò.