Accordo in Sicilia tra Forza Italia e Renzi, per la Regione il “sogno” è quello di lanciare il nome di Gaetano Micciché

Dietro l’asse tra Gianfranco Micciché e il leader di Italia Viva c’è la partita per l’elezione del prossimo governatore con una coalizione ampia sul modello Draghi

Una coalizione larghissima e con il cuore al centro. Un modo per testare il modello “Draghi” elettoralmente nella regione che andrà al voto pochi mesi prima delle prossime elezioni Politiche, la Sicilia. A mettere le prima fondamenta di questo percorso sono stati nei giorni scorsi Matteo Renzi e Gianfranco Micciché, leader di Forza Italia.

 

All’Assemblea regionale è stato già ufficializzato il gruppo comune tra i due partiti al grido di «basta populismi e sovranismi». «Faremo liste insieme alle prossime elezioni al Comune di Palermo e alle regionali per far prevalere una componente moderata», ha detto il capogruppo di Italia Viva Nicola D’Agostino, deputato catanese che da mesi lavora all’accodo in Sicilia, siglato poi con una cena all’Enoteca Pinchiorri a Firenze tra Micciché e Renzi resa nota dal quotidiano La Sicilia. E, guarda caso, in questi giorni il renziano Davide Faraone organizza la “scuola politica di Iv” mettendo insieme Giancarlo Giorgetti, Mara Carfagna e Gianfranco Micciché. Il campo largo.

 

Proprio Micciché nei giorni scorsi è stato comunque chiaro sulla non ricandidatura di Nello Musumeci, governatore uscente ed ex missino che adesso cerca di tornare nelle grazie di Giorgia Meloni. Ma ha aggiunto anche dell’altro parlando al Corriere della Sera e al sito Blogsicilia: «Il candidato alla Presidenza della regione per il prossimo anno sarà espressione di Forza Italia. Ad oggi per me Musumeci non è candidato. Leggo che dice di esserlo ma non si comporta da candidato. Non parla con i partiti che considera un cancro. Lo fa fin dall’inizio della sua presidenza. In quattro anni abbiamo tenuto solo due vertici di maggioranza perché li abbiamo pretesi. Stando così le cose mi sembra molto difficile che i partiti possano convergere su una candidatura che non è stata loro chiesta, di una persona che non parla con gli stessi partiti. Deve trattarsi di una persona di grande competenza e capacità. io il nome lo so già ma non lo dico. Verrà il momento giusto per comunicarlo, ma non è ora».

 

Dietro la cena, e dietro l’accordo all’Ars, insomma c’è molto altro. Nel 2018 Miccichè è stato eletto presidente dell’Ars per il rotto della cuffia e grazie ai voti di D’Agostino e di altri deputati dem poi confluiti in Italia Viva. Pochi mesi prima Davide Faraone, il proconsole di Renzi in Sicilia, aveva cercato di proporre al Pd un accordo al centro con Forza Italia sulla candidatura di Gaetano Micciché, manager di Intesa Sanpaolo, che però allora non aveva nemmeno preso in considerazione la possibile discesa in politica in Sicilia. Sono trascorsi cinque anni, il quadro politico è stato stravolto, e adesso con Draghi a Palazzo Chigi perché non provare a fare un governo con una coalizione ampia quasi da unità nazionale nella regione più povera e tra le più disastrate d’Europa?

 

Non a caso a Roma circola ormai insistentemente nei palazzi della politica come possibile prossimo candidato in Sicilia a certe condizioni proprio il nome di Gaetano Micciché, manager di Banca Intesa oggi alla guida della controllata banca Imi. Un nome che spariglierebbe le carte e anche gli schieramenti. Ma che non accetterebbe mai di scendere in campo senza un quadro politico largo e chiaro sul modello del suo più illustre collega Mario Draghi. In Sicilia il cantiere per la grande coalizione moderata è aperto e su un’altra cosa Micciché e Renzi sono d’accordo: nessun ritorno di Salvatore Cuffaro nella partita, con l’ex governatore che con la Dc sta provando a ritornate in campo.

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