Dopo essersi complimentato con Roberto Gualtieri, l’ex assessore arrivato secondo ha espresso alcune perplessità: «Ai banchetti file di persone che non sapevano neanche il perché fossero lì»

Luci e ombre il giorno dopo le primarie del centrosinistra per le candidature a sindaco di Roma e Bologna. Dopo lo spoglio condotto nella serata di ieri 20 giugno, il nome di peso sfoderato dal Pd, Roberto Gualtieri, ha (stra)vinto la corsa nella Capitale con il 60,6% delle preferenze e Giovanni Caudo, ex assessore della giunta di Ignazio Marino e principale sfidante, si è fermato al 15,7% non riuscendo a ribaltare le previsioni iniziali. Più indietro gli altri candidati, sempre secondo i dati di YouTrend. Da Ciani (7,2%) a Battaglia (6,3%), passando per Fassina (5,6%), Zevi (3,5%) e Grancio (1,1%).

 

Ma alcune ombre ci sono state. Prima fra tutte il numero dei votanti, che oscilla di diverse migliaia di schede a seconda delle varie voci. Proprio Marino, che ha dato il proprio endorsement a Caudo, in un tweet del 21 giugno ha chiesto un riconteggio dei voti che garantisca vera trasparenza. 

 

Caudo, raggiunto al telefono dall’Espresso, ci tiene a sottolineare la sua posizione: «Io non ho chiesto il riconteggio dei voti, le primarie sono un bellissimo strumento e bisogna proteggerlo. Ma non è andato tutto bene come si dice. Ci sono state delle cose bellissime fatte con tanto entusiasmo, ma ci sono state anche delle file di troppo, con persone che sono andate lì senza sapere manco il perché».

 

La controversia sul numero delle schede non è da sottovalutare, e Caudo lo sa: «Io ho detto ieri che alle 19 avevano votato 27.700 persone mentre alcuni hanno detto che avevano votato 37mila persone. Dire cose diverse da quello che succede non fa bene alla politica». 

 

Nonostante la sconfitta, l’ex assessore è soddisfatto del risultato e rimane orgoglioso delle votazioni interne all’area del centrosinistra, ma allo stesso tempo chiarisce: «La mia non è una questione tecnica ma politica, chi dice “viva le primarie” o “grande partecipazione” bisogna che le faccia sul serio e non garantisca corsie privilegiate per questo o quel candidato. Bisogna dire le cose come stanno, non nascondere i problemi sotto a un tappeto. In gioco c’è la credibilità».