Vicepremier e titolare della Farnesina, ma per il coordinatore di Forza Italia il vero obiettivo è Palazzo Chigi. Però adesso si complica la gestione del partito con Licia Ronzulli ferita per l’esclusione dal governo: che farà l’ex monarchico quando il capo Silvio vorrà rovesciare il tavolo?

Le peripezie di Tajani agli Esteri: rinnega Berlusconi e cede la delega al commercio

Una semplice avvertenza per i suoi colleghi di governo. Non ci fate caso se Antonio Tajani guarderà troppo spesso a sinistra e cioè al vicino di posto in Consiglio dei ministri. Per intenderci, la presidente Giorgia Meloni. Per l’oltremodo ambizioso Tajani il ministero degli Esteri è soltanto una tappa di avvicinamento a Palazzo Chigi, destinazione che ritiene naturale per la sua carriera e caratura internazionale di berlusconiano a lungo espatriato.

Siccome è pur sempre il coordinatore nazionale (non internazionale) di Forza Italia, i discorsi sconclusionati del capo Silvio su Vladimir Putin e la guerra in Ucraina lo stavano per tramortire. Così l’ex monarchico Tajani ha allestito un compromesso: ha abiurato le eresie di Berlusconi col solenne giuramento per l’Unione Europea e l’Alleanza Atlantica e ha ceduto la contesa delega per il commercio estero al meloniano Adolfo Urso, che dunque la riporta allo Sviluppo Economico. Un cartellino giallo, e via in campo.

La soddisfazione politica s’è consumata, la longevità politica è incerta o comunque pencolante. Tajani si è impadronito di Forza Italia assieme a Licia Ronzulli e assieme hanno covato un percepibile risentimento nei confronti di Mario Draghi che non li aveva coinvolti nel governo né mai davvero considerati (il suo interlocutore era Gianni Letta). A inclinare i rapporti, però, ci si mette una differenza sostanziale: Tajani è vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri, Ronzulli ha patito il veto di Meloni e affila le armi nella trincea di capogruppo forzista al Senato. E se vogliamo fare un passaggio raffinato in una politica abbastanza rozza, si può notare che il titolare della Farnesina pratica la politica estera teorizzata e interpretata dal presidente del Consiglio. Nonostante le comiche azioni riparatorie del Caimano dopo la diffusione del suo intervento ai deputati, è evidente che sulla guerra in Ucraina le posizioni di Berlusconi e Meloni non siano coincidenti, ma quelle di Meloni e Tajani lo devono essere tassativamente. In sintesi: Ronzulli è l’unica reduce, l’ultima berlusconiana in purezza.

In principio Tajani ha spostato le sue truppe – i parlamentari Paolo Barelli, Francesco Battistoni, Raffaele Nevi eccetera – sul fronte leghista per circondare Fratelli d’Italia e diventare il riferimento incontrastato del centrodestra. Adesso è costretto a rivedere i suoi piani di resistenza e attacco perché potrebbe finire come Di Maio e promuovere una scissione di Forza Italia per restare al governo non appena Berlusconi si stufa di Meloni e ribalta il governo. È ancora presto per rompere. Ci sono gli strumenti per addolcire gli scontenti. Per esempio potrebbe accogliere alla Farnesina diplomatici vicini a Forza Italia, come Bruno Archi, caro al capo Silvio e anche a Letta, possibile capo di gabinetto.

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