Retroscena

Da Formigoni alla no-vax Donato: la rete di Totò Cuffaro per lanciare la nuova Dc

di Antonio Fraschilla   5 dicembre 2022

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L’ex governatore dell’isola, fresco di riabilitazione dalla condanna per favoreggiamento, sta tessendo rapporti fuori regione per rilanciare lo Scudocrociato e tornare sul palcoscenico mediatico nazionale

Il grande salto è pronto e a chi lo guarda con scetticismo e un po’ di puzza sotto il naso per i suoi atteggiamenti folcloristici rimasti immutati, si consiglia caldamente di «non sottovalutarlo». L’ex governatore siciliano Salvatore Cuffaro, dopo il ritorno in politica nella sua Sicilia con le insegne della nuova Democrazia Cristiana, e fresco di riabilitazione dalla condanna per favoreggiamento, sta tessendo una rete nazionale per rilanciare lo scudocrociato e tornare in giro e in televisione. I volti sui quali Totò sta puntando sono due: l’ex governatore della Lombardia Roberto Formigoni, e l’esuberante eurodeputata no vax Francesca Donato. Ma non solo: nella rete di Totò saranno coinvolti nomi noti della Dc dei tempi che fu. Ma andiamo per ordine.

Cuffaro e il progetto di rilanciare la Democrazia Cristiana in salsa siciliana non sono stati minimamente scalfiti dalle polemiche per aver lanciato, assieme a Marcello Dell’Utri, altro condannato, per concorso esterno, e tentato dal ritorno in politica, la candidatura a sindaco di Palermo dell’ex rettore Roberto Lagalla e per aver sostenuto la candidatura di Renato Schifani a presidente della Regione.

Totò, senza fare molto clamore, ha nel frattempo incassato il ritorno di potere che voleva con queste due operazioni. Piazzando assessori nella giunta comunale e soprattutto in quella regionale, e sempre in ruoli chiave e in storiche camere del consenso. Al Comune di Palermo in quota Dc è entrato in giunta Giuliano Forzinetti, figlio d’arte appena trentenne, che ha preso la delega importante alle Attività produttive: uno dei ruoli più ambiti in giunta, perché significa avere a che fare con tutte le attività commerciali della città e anche con i lasciapassare per aprire nuovi negozi.

Ma è nella giunta regionale di Schifani che Cuffaro è tornato in grande stile, prendendo anche qui deleghe pesanti per la sua Democrazia Cristiana: la delega alla Famiglia e al lavoro per l’ex medico legale Nuccia Albano, forte di un bacino di consensi radicato soprattutto in provincia di Palermo, e la delega agli Enti locali per Dario Messina, politico conosciuto alle falde dell’Etna. Per essere chiari: su queste deleghe nella storia della politica siciliana sono state lanciate carriere formidabili. Tanto per citare alcuni nomi: Raffaele Lombardo giovane democristiano negli anni Ottanta le ha avute, come le hanno avute ras del voto di Forza Italia negli anni d’oro berlusconiani come mister ventimila voti Francesco Scoma. Non c’è sindaco o amministratore siciliano che non debba avere a che fare con l’assessorato alle Autonomie locali, non c’è famiglia indigente o precario nella regione tra le più povere d’Europa che invece non abbia mai bussato alle porte dell’assessorato alla Famiglia e al lavoro: tanto che Albano ha appena ricevuto una delegazione di percettori del reddito di cittadinanza che temono di perdere l’assegno per le scelte del governo Meloni.

Cuffaro però guarda avanti. E lavora a una proiezione nazionale, anche perché è fresco di riabilitazione dalle condanne subite in carriera. Il tribunale di sorveglianza di Palermo il mese scorso gli ha concesso la riabilitazione dalle due condanne rimediate: una negli anni Novanta, per diffamazione nei confronti di un magistrato, Francesco Taurisano, l’altra per favoreggiamento aggravato per aver agevolato Cosa nostra. Cuffaro puntava anche all’eliminazione dell’interdizione dai pubblici uffici, che di fatto non gli consente di candidarsi alle elezioni. I giudici hanno applicato una norma della legge spazzacorrotti che impedisce al leader della nuova Dc di scendere in campo in prima persona.

Lui comunque lavora alacremente a rilanciare adesso sul territorio nazionale la sua Dc. Il primo contatto che ha avuto per trovare sponde al Nord è stato quello di Roberto Formigoni. L’ex governatore della Lombardia scalpita per tornare sulle scena politica, scontata la condanna per corruzione: «Lasciando il Senato ho detto che non mi sarei ricandidato, ma ho detto che avrei continuato a occuparmi di politica scegliendo il ruolo di insegnante», ha assicurato in una intervista al sito Open. Ma adesso Cuffaro lo tenta, in virtù di una vecchia amicizia che li lega fin dai tempi dei giovani della Dc e poi nella rampante Udc di Pier Ferdinando Casini. Cuffaro e Formigoni hanno poi altre reti, diciamo così, in comune: come quelle della sanità privata, che a entrambi sono costate care in termini di guai giudiziari. Ma i rapporti e le amicizie restano, come quella con Angelino Alfano, oggi alla guida di un colosso della sanità come il gruppo San Donato (appena sbarcato in Sicilia con una convenzione d’oro per creare un mini-reparto di cardiochirurgia pediatrica all’ospedale Civico di Palermo).

In ogni caso la rete degli ex Dc si sta muovendo per salire sul carro cuffariano. Due i nomi sul taccuino dell’ex governatore siciliano: Luigi Baruffi, ex componente di spicco della Dc milanese nella corrente andreottiana e Renzo Gubert, ex parlamentare del Cdu, oggi leader di una formazione autonomista in Trentino. Ma anche Mario Tassone, già calamita del voto in Calabria, è un nome presente sull’agenda di Cuffaro.

Il colpo mediatico vero è però quello che a breve incasserà con l’adesione ufficiale alla Dc dell’eurodeputata Francesca Donato. Il marito si è già candidato alle Regionali nella lista con lo scudocrociato, ma Totò vuole lei, la moglie che negli anni della pandemia è stata quasi ogni giorno in televisione, spesso con tesi a dir poco discutibili sui vaccini e sulle restrizioni imposte dal Covid-19: ma si sa, i volti conosciuti nel bene o nel male attirano attenzione e la Dc, se vuole fare il salto nazionale, ha bisogno dei riflettori addosso.

Cuffaro vuole utilizzare questi anni per provare a schierare la sua Dc alle prossime elezioni politiche e, perché no, se le cose vanno bene, anche subito; al Nord, magari alle Regionali in programma tra qualche mese in Lombardia, o alle prossime Europee, come lui ha annunciato a un sito locale molto vicino alla destra dell’isola: «Vogliamo ricominciare a tessere la tela dei moderati interrotta da Giorgia Meloni. La Dc non è di Cuffaro ma è degli elettori e di chi ci crede. Mi impegno da dirigente politico in Sicilia ma stiamo prendendo contatti e lavorando in questo senso anche in altre regioni come Lombardia, Piemonte, Veneto, Sardegna, Campania. Sono il tessitore di questa idea e chissà se ancora una volta, dalla Sicilia, la Democrazia Cristiana, risorgerà ancora». Amici e detrattori confermano: mai sottovalutare Totò.