Il documento realizzato dal Forum Disuguaglianze Diversità spiega con i colori del semaforo l’impegno delle coalizioni sui temi principali della campagna elettorale. Qui potete consultarlo e scaricarlo

Senti le disuguaglianze sulla pelle tua, di figlie e figli, dei genitori, degli amici o anche “solo” di persone che non conosci ma che senti prossime. Di tante, tantissime persone. Disuguaglianze nella qualità della scuola o nella cura delle persone, nella possibilità di pagare le bollette, di avere una casa o di vivere in luoghi belli, curati e sicuri, nella distanza dai servizi fondamentali e nei tempi per raggiungere il lavoro, nel trovare lavoro e nella sua stabilità/precarietà, nelle opportunità che si aprono finita la scuola, nell’accesso alla conoscenza – per cui le prossime generazioni dovranno ripagare il debito accumulato dallo Stato per pagare a Pfizer 16/20 dollari a dose di un vaccino che gli costa meno di 2 dollari -, nel numero di volte che puoi arrischiarti in un progetto imprenditoriale difficile sapendo che hai i mezzi per riprenderti se va male, nella possibilità di essere cittadino in un paese dove vivi, studi o lavori da anni. E ancora. E ancora. Senti tutto questo, e poi arriva il voto, uno degli strumenti fondamentali della democrazia, anche per chi pratica la cittadinanza attiva.

 

Arriva il voto, e ti ritrovi davanti a parole e gesti in cui, lì per lì, non riesci a credere. Parlano di cose distanti da te, dalla fatica e dalle speranze del tuo quotidiano. Parlano di spie e di atlantismo, di “cosa penseranno di noi i mercati o l’Europa”, di PNRR. Oppure “raccontano la Luna … con un ghigno”: stanno sulla superficie delle cose per sostenere proposte appetitose, tasse abolite, “pace fiscale”, pensioni anticipate a destra e a manca; e intanto alimentano e si nutrono della tua ansia e del tuo rancore, offrendoti in pasto finti colpevoli: “migranti”, “stranieri”, “indecorosi”, “diversi”, “devianti”.

 

E allora vai in confusione, non sai a che Santo votarti, e ti passa per la testa ogni possibilità. Alla fine, puoi decidere di votare “contro”: contro quella Destra unita che condisce il neoliberismo di sempre, che non è liberalismo, con un neo-autoritarismo ostile all'uguale dignità delle persone e corrosivo della democrazia; e allora, visto che la legge elettorale costringe ad alleanze anche assai eterogenee, puoi arrivare a votare una persona di cui condividi poco o addirittura nulla.

 

Ma non è detto. Puoi anche decidere che ti sei stufata o stufato di votare “contro”, e scegliere di non votare o di votare scheda bianca o di esprimere un voto per una formazione più vicina al tuo sentire, anche se sai che quel voto, nell’uninominale o magari anche nel proporzionale, non aiuta a frenare la vittoria del neo-autoritarismo.

 

Oppure, mettendo da parte i valori – “del resto ci avete detto voi che l’ideologia è morta!” - puoi arrivare a raccontarti che la “destra autoritaria e sociale”, in realtà, ti parla più degli altri, e decidere di provare a votarla: dalle indagini disponibili e dai precedenti esiti elettorali, si tratta di una reazione assai diffusa nei ceti sociali più vulnerabili.

 

Noi del Forum Disuguaglianze Diversità – è del ForumDD la descrizione del travaglio di tanti che abbiamo appena richiamato – non abbiamo una soluzione bella e cucinata su “che fare il 25 settembre”. Figurarsi! Anche perché a ogni voto si paga il prezzo di cosa partiti e movimenti sono riusciti, non sono riusciti o non hanno voluto costruire negli anni precedenti. E non si aggiusta nulla nella fretta di poche settimane (e neppure di mesi). Certo, noi condividiamo alcuni valori, e non li metteremo da parte. Ma il contributo che possiamo dare alla difficile decisione del 25 settembre è diverso, e viene dal lavoro fatto, dalle diagnosi e proposte elaborate, dal metodo praticato, dalla pluralità delle esperienze e culture che abbiamo dentro.

 

 

Ecco allora due strumenti di aiuto al voto che abbiamo raccolto nel Documento “Che fare il 25 settembre”. Uno riguarda i programmi, gli impegni presi dalle principali sei Coalizioni. L’altro, la natura delle candidature che ci ritroviamo in scheda elettorale.

 

Prima di descrivere i due strumenti, nel Documento abbiamo voluto evocare e contrastare la voce del politologo che ci guarda di traverso e ammonisce: “Programmi e candidature li guardavamo un tempo, quando una persona su dieci era iscritta a un partito. Ora i partiti le candidature se le cucinano in casa, spolverando le liste di figure-civetta. E i programmi dicono tutto e il contrario di tutto”. “Può darsi – gli abbiamo idealmente risposto - … ma pure no. A tutti noi resta una testa, con cui capire se gli impegni presi nei programmi ci suonano davvero giusti e realizzabili e giudicare, persona per persona, chi siederà in Parlamento. Sono due mosse che servono anche dopo: per capire se eletti ed elette rispondono alle aspettative e se chi vince farà davvero ciò che si era impegnato a fare e quali sono i suoi effetti.”

 

E allora caparbiamente siamo andati avanti. Abbiamo preso i programmi di sei diverse Coalizioni che chiedono il voto (nell’ordine prossimo a quello del Parlamento uscente, da sinistra a destra): Unione Popolare; Alleanza Verdi e Sinistra Italiana; Italia Democratica e Progressista; Movimento 5 Stelle; Azione e Italia Viva; Destra per l’Italia. Abbiamo raggruppato le proposte secondo alcuni tematismi, passo necessario per confrontarle. Prima di tutto, abbiamo considerato le sette aree tematiche su cui il ForumDD lavora, priorità strategiche di una radicale lotta contro le disuguaglianze: Conoscenza per tutti, Servizi a misura dei luoghi, Un lavoro con più tutela e potere, Potere e libertà alle/ai giovani, Una trasformazione ecologica giusta, Una scossa alla macchina pubblica, Contro la povertà. Sono le priorità per le quali il ForumDD ha prodotto analisi e proposte, a partire da un concetto di “giustizia sociale e ambientale” affine a quel “pieno sviluppo della persona umana e partecipazione …” che l’articolo 3 della Costituzione affida alla Repubblica di conseguire, rimuovendone gli ostacoli. Abbiamo quindi mezzi e competenza per esprimere un giudizio dal punto di vista dell’impatto prevedibile sulla giustizia sociale e ambientale. Lo abbiamo così fatto per molte proposte, prevedendo una gamma di quattro giudizi/colori, che vanno dal pieno giudizio positivo (semaforo verde) al pieno giudizio negativo (semaforo rosso).

 

Abbiamo poi voluto rendere confrontabili anche le proposte relative ad almeno altri tre temi – Fisco, Politiche di genere e diritti civili, politiche migratorie – assai rilevanti per la giustizia sociale e ambientale. Su di essi abbiamo le nostre forti convinzioni legate ai valori che condividiamo e il Documento le ricorda, ma non avendo su di essi prodotto ricerca/azione pubblica non abbiamo ritenuto di poter aggiungere valore tecnico esprimendo una valutazione. L’esito dell’esercizio è lasciato a chi userà lo strumento.

 

Ma in brevi notazioni abbiamo voluto riassumere ciò che noi ForumDD ne ricaviamo. In sintesi. La distinzione Sinistra-Destra lungo lo spettro considerato, nonostante il gran parlare della sua fine, appare confermata, almeno stando alle intenzioni dichiarate: tendenzialmente, l’attenzione alla giustizia sociale e ambientale scema, infatti, andando verso destra.

 

Quattro disattenzioni, invece, accomunano in negativo (con poche eccezioni) tutte le Coalizioni: la disattenzione alla concorrenza come strumento da bene usare nel mercato per assicurarne l’utilità sociale; al dialogo sociale – partecipazione della cittadinanza e del lavoro al disegno e attuazione delle politiche – come requisito di democrazia e giustizia sociale; ai metodi di reclutamento e formazione dei funzionari pubblici, come condizione di ogni scossa alla vetusta macchina pubblica italiana; e, infine, alla connessione fra obiettivi di giustizia sociale e ambientale, per cui la transizione ecologica si compirà solo se i più vulnerabili ne diverranno i primi beneficiari. Su questi quattro terreni, insomma, il paese appare più avanti della sua classe dirigente politica nazionale, perché numerose sono le esperienze che nei territori sperimentano e innovano, pur senza una sponda nazionale.

 

Si coglie, infine, su alcuni, pochi temi, una convergenza di valutazioni che potrebbe prefigurare – se ce ne sarà la volontà – qualche importante iniziativa Parlamentare: ad esempio, sul rilancio massiccio dell’edilizia popolare pubblica e sulla fissazione (con strumenti contrattuali e legali) di invalicabili minimi retributivi accompagnata dalla parallela, indispensabile, battaglia per eliminare e riportare a dimensione fisiologica la vasta, distruttiva, diffusione del lavoro irregolare.

 

E poi vengono le candidature. Quelle che, sulla base delle altre valutazioni, di valore o tattiche o di programma, potremmo votare. È un passo dove la legge elettorale tende a sottrarci spazio. Ma invece, vista l’opacità identitaria dei partiti, la qualità dei parlamentari assume un rilievo ancora maggiore. E allora, qui abbiamo immaginato quattro domande, da porre, appunto, a chi si candida. Eccole:

 

  1. Quali sono le due principali proposte della Sua Coalizione sulle quali ritiene fondamentale e urgente un impegno del Parlamento?
  2. Può descrivere la principale esperienza di dialogo sociale e partecipazione a cui ha dato un decisivo contributo, aiutando a combinare saperi e interessi diversi e ad “arrivare al sodo”?
  3. Come intende attuare la “rappresentanza della Nazione” prevista dalla Costituzione (art. 67) assicurando la propria autonomia da ogni condizionamento, specie da parte di poteri forti? E in particolare con mezzi finanziari di quale provenienza sta finanziando la Sua campagna elettorale?
  4. Se eletta/o, come pensa di realizzare un dialogo continuo con il proprio territorio di elezione: quanti giorni/ore settimanali dedicherà? In quali “spazi di democrazia”? Con quale modalità darà conto ai propri elettori delle scelte compiute in Parlamento?

Non sarà male verificare chi risponde e come a queste domande. Ci potrà aiutare nelle travagliate decisioni del 25 settembre, specie confrontando in un dato Collegio le candidature di Coalizioni che non abbiamo escluso di votare. E ci potrà aiutare ad avere un metro con cui verificare, per chi vincerà, la coerenza fra impegni e fatti e magari con cui “stargli o starle addosso” nei prossimi anni. Che saranno difficili.