Elena Cecchettin a Diritto e Rovescio aveva commentato: «La responsabilità c’è. I 'mostri' non sono malati, sono figli sani del patriarcato, della cultura dello stupro». Ma per il politico indossava una "felpa satanista"

Una recita, un messaggio ideologico. Viene liquidato così, dal consigliere dalla Lega Stefano Valdegamberi, lo sfogo di Elena Cecchettin, sorella minore di Giulia, la 22enne uccisa dall'ex fidanzato Filippo Turetta.

 

Il consigliere del Carroccio nella Regione Veneto sui social attacca le dichiarazioni rilasciate da Elena a Diritto e Rovescio: «Mi sembra un messaggio ideologico, costruito ad hoc, pronto per la recita. E poi quella felpa con certi simboli satanici aiuta a capire molto…spero che le indagini facciano chiarezza. Società patriarcale?? Cultura dello stupro?? Qui c’è dell’altro», scrive. Poi aggiunge: «Fossi un Magistrato partirei da questa intervista la quale dice molto….e non aggiungo altro. Basta andare a vedere i suoi social e i dubbi diventano certezze. Il tentativo di quasi giustificare l’omicida dando la responsabilità alla “società patriarcale”. Più che società patriarcale dovremmo parlare di società satanista, cara ragazza». E conclude: «Sembra una che recita una parte di un qualcosa predeterminato e precostituito. Forse mi sbaglio ed è solo la mia suggestione». 

 

 

La reazione dell'opposizione

«Il consigliere regionale della Lista Zaia, Stefano Valdegamberi, è semplicemente indecente» è il commento del co-portavoce nazionale di Europa Verde e deputato di Alleanza Verdi e Sinistra, Angelo Bonelli. «In base a quale elemento la magistratura dovrebbe indagare su Elena Cecchettin, sorella di Giulia? Perché fredda? Perché non si veste secondo i gusti del consigliere regionale? Le insinuazioni dell'esponente della maggioranza di Zaia in Veneto sono gravissime e per questo presenterò un'interrogazione parlamentare indirizzata alla premier Meloni: sui femminicidi non è ammissibile che esponenti istituzionali possano avere simili comportamenti, pertanto invierò l'interrogazione, contenente le dichiarazioni di Valdegamberi, anche alla Procura per conoscenza». «Le sue parole inquinano il discorso pubblico e mettono in pericolo tutte noi» ha commentato la deputata del Pd, Rachele Scarpa. «Eccolo lì. E' arrivato, di nuovo, Stefano Valdegamberi, consigliere regionale della Lega, a sminuire le parole e la denuncia della sorella di una vittima di femminicidio. Nel suo disgustoso comunicato, Valdegamberi mette in discussione l'esistenza di una società patriarcale e della cultura dello stupro. Ma soprattutto commette ancora violenza: è assolutorio, distoglie l'attenzione da ciò che è successo, rompe il silenzio in cui, anche solo per pudore, farebbe meglio a restare. Grazie dunque all'ennesimo ricco maschio bianco, che usa la sua posizione di personaggio pubblico per dare fiato alla bocca e per rafforzare quella stessa cultura che uccide, anziché decostruirla. Si dimetta immediatamente». Su X il deputato dem Alessandro Zan, responsabile Diritti del Partito Democratico ha così commentato: «È inconcepibile che al dolore si aggiunga violenza istituzionale per aver ribadito la sacrosanta verità che a quanto pare destabilizza chi alimenta questo sistema tossico patriarcale».

 

Non starò mai zitta'. Elena si batte nel nome di Giulia

Dal dolore immenso per la sorella perduta tragicamente alla rabbia per i commenti dei politici sui social; dall'ansia per la sorte di una 16enne scomparsa a poche decine di chilometri da casa sua - 'vi prego, non di nuovo' scrive sui social - fino all'impegno e alla mobilitazione contro la violenza di genere. Una battaglia su più fronti, ma sempre nel nome di Giulia, quella di Elena Cecchettin. Giovanissima ma decisa ha affidato alle storie di Instagram riflessioni sulla vicenda e sulla questione della violenza di genere con una frase che spicca, suonando quasi come un impegno militante: «Io non starò mai zitta. Non mi farete mai tacere». E per essere ancora più chiara: «C'è bisogno di capire che i 'mostri' non nascono dall'oggi al domani. C'è una cultura che li protegge e li alimenta».

 

Una battaglia sposata anche dal padre, con un messaggio rivolto a tutte le donne. «Guardatevi bene nella vostra relazione, comunicate col papà, col fratello, con chiunque vi possa dare fiducia. Ma se avete anche solo il minimo dubbio che la relazione non sia quella che voi desiderate comunicatelo, perché è solo in questo modo che avrete salva la vita, per non essere qui a celebrare di nuovo un altro femminicidio». La ragazza si è scontrata anche con ministro dei Trasporti Matteo Salvini, per un post su X. «Se colpevole, nessuno sconto di pena e carcere a vita", aveva scritto il leader della Lega. Il commento di Elena è stato lapidario: "Dubita della colpevolezza di Turetta perché bianco, perché 'di buona famiglia'. Anche questa è violenza, violenza di Stato». La giovane ha poi citato la scrittrice a attivista transfemminista Carlotta Vagnoli quando ricorda come la Lega «insieme a FdI, che però ha scelto l'astensione, a maggio ha votato contro la ratifica della convenzione di Istanbul. Così nel caso voleste altri motivi per comprendere quanto il femminicidio sia un omicidio di Stato». Parole a cui Salvini ha controreplicato con un nuovo post. «Per gli assassini carcere a vita, con lavoro obbligatorio. Ovviamente, come prevede la Costituzione, dopo una condanna in Tribunale, augurandoci tempi rapidi e nessun buonismo, anche se la colpevolezza di Filippo pare evidente a me e a tutti».