In Italia la quasi totalità dei seggi elettorali si trova nelle scuole: l’88 per cento dei 61.562 che ci sono sul territorio nazionale. Si tratta di una pratica che negli ultimi anni sta attirando una mola crescente di critiche perché, scrive un gruppo di genitori che ha pubblicato una petizione sul sito del comune di Milano: «È inaccettabile che le mancanze delle amministrazioni locali e dello Stato ricadano sulle famiglie e sugli studenti. Stravolgano le abitudini di migliaia di persone e interrompano la continuità didattica».
Come spiega Anna Lisa Mandorino, segretaria generale di Cittadinanzattiva, l’associazione che da anni conduce una battaglia per spostare i seggi elettorali dai plessi scolastici, «la scuola è un servizio pubblico che non dovrebbe essere interrotto. Invece di chiudere per elezioni, gli edifici scolastici dovrebbero essere sempre aperti e a disposizione degli studenti in quanto luoghi in cui costruire anche modelli nuovi di partecipazione alla vita comune».
Già nel 2020, per le elezioni amministrative, il Ministero dell’Interno aveva emanato una circolare con lo scopo di incentivare le amministrazioni locali a individuare sedi alternative da utilizzare come seggio. Lo avevano fatto 471 Comuni. Altri 117 nel 2021, dopo l’istituzione di un fondo di 2 milioni di euro. «Sono piccoli passi significativi ma insufficienti per porre fine al disagio che la sospensione delle lezioni causa agli studenti e alle famiglie in due regioni popolose come Lombardia e Lazio», commenta Adriana Bizzarri, coordinatrice nazionale scuola di Cittadinanzattiva.
In Lombardia, sono 147 i Comuni che hanno spostato i seggi elettorali fuori dalle scuole. Solo 8 nel Lazio. Sono per la maggior parte piccoli centri perché in questi è più facile trovare edifici alternativi come palestre o centri per gli anziani. Sono in ritardo, invece, le grandi città, soprattutto a causa delle complicate indicazioni logistiche e tecniche da seguire per individuare gli spazi adatti a diventare seggi. «Sarebbe necessario semplificare le procedure ma soprattutto riprendere il percorso per la digitalizzazione del procedimento elettorale e la sperimentazione del voto elettronico. Per favorire la partecipazione delle persone con disabilità, degli anziani e dei cittadini lontani dalla propria residenza per motivi di studio, lavoro e salute», conclude Mandorino.