Le poltrone

Il timbro di Giorgia Meloni sulle nomine: vuole una donna al vertice di Terna

di Carlo Tecce   17 marzo 2023

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La premier punta alla prima amministratrice delegata di un’azienda quotata in Borsa. L’ipotesi più forte è Roberta Neri nella società di infrastruttura elettriche

Gli alleati di governo devono capire una cosa prima che lo capiscano con un pieno di delusione. Giorgia Meloni vuole impostare le nomine di Stato. Legittimo. Concetto normale. Quasi pleonastico. Non è una premessa ben accolta, però, nella variegata maggioranza di centrodestra. Per esempio Meloni ha fatto sapere che vuole una donna alla guida di una azienda quotata in Borsa. E senza equivoci: amministratore delegato (ad), non presidente decorativo.

 

Un profilo già vagliato dai consulenti del Tesoro, i cacciatori di teste, e che soddisfa i criteri indicati dal ministro Giancarlo Giorgetti, è quello di Roberta Neri, già ad di Enav, l’ente nazionale per l’assistenza al volo, attualmente presidente di Retelit Group (telecomunicazioni), un passato in Acea e poi in Sorgenia. La concorrenza è feroce, ma Neri potrebbe ottenere Terna, la società che gestisce l’infrastruttura elettrica. Meloni vuole per una donna un incarico di rilievo e la combinazione fra improbabile e plausibile conduce a Terna.

 

Il mazzo di nomine primaverili - si parte con banca Mps l’ultima settimana di marzo - prevede diversi posti di fascia alta. La coppia di multinazionali energetiche Eni/Enel non appare raggiungibile per vari motivi: per Eni è blindato Claudio Descalzi come scontato da mesi; per Enel i candidati più forti sono Stefano Donnarumma e, a seguire, Flavio Cattaneo, altri due dirigenti che Meloni vuole dentro al pacchetto.

 

Per Leonardo la scelta è fra un esterno (o ex interno, era responsabile Innovazione), cioè l’ex ministro Roberto Cingolani e gli interni Gian Piero Cutillo della Divisione Elicotteri e Lorenzo Mariani di Mbda Italia. Matteo Del Fante non è lontano dal terzo mandato di Poste. E infine, per l’appunto, c’è Terna. Che è quotata come le altre quattro, ma che non è gigantesca come le altre quattro.

 

Terna è un luogo che piace agli amministratori delegati, è complicato fallire, va soltanto “stabilita” la dimensione dei dividendi che interessano principalmente lo Stato attraverso l’azionista di controllo che è Cassa depositi e prestiti. Peraltro da Terna è in uscita per il salto definitivo di carriera Stefano Donnarumma, che nel primo anno di pandemia fu lì promosso da Acea con la spinta dei Cinque Stelle. Adesso è proposto da Fratelli d’Italia in senso largo, Meloni più altri.

 

Il tema donne è sottovalutato e spudoratamente ignorato da gran parte della politica. Non è una questione di rappresentanza, ma di offrire davvero le stesse opportunità a una classe dirigente che ha già meriti. Neri o una sua collega a Terna, subito, vuol dire avere pronto un ad per Eni e simili, domani.

 

Al momento, con sicurezza, si parla di donne presidenti che lasciano: Maria Patrizia Grieco (ex Enel) di banca Mps, Maria Bianca Farina di Poste, Lucia Calvosa di Eni. La presidente (o il presidente) Meloni, da donna, ha fin qui una occasione unica di introdurre copiosamente, non con un simbolo/foglia di fico, la parità di genere ai vertici delle aziende di Stato. Nessuno le chiederà di farlo. Spetta a lei.