Politica

Lollobrigida invoca il pericolo della sostituzione etnica. Uno slogan ricorrente del governo Meloni

di Simone Alliva   18 aprile 2023

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Il ministro segnala lo spauracchio dei popoli non europei che prenderanno il posto degli europei. Ma è un tema centrale per l’esecutivo. Schlein: “Parole disgustose mentre Mattarella si trova ad Auschwitz”. Calenda: “un refrain pericoloso”

«Non possiamo arrenderci all'idea della sostituzione etnica: gli italiani fanno meno figli, quindi li sostituiamo con qualcun altro. Non è quella la strada». Francesco Lollobrigida, ministro dell’Agricoltura, sgancia la frase come un missile al congresso della Cisal, verso le due del pomeriggio. Rimane sospesa là su in alto, prima che qualcuno ci faccia veramente caso, poi la bomba scende grazie ai social e inizia incendiare l’opposizione. 

È il senatore Filippo Sensi del Partito Democratico, il primo a non usare mezzi termini: «Un ministro della Repubblica che, parlando non so a che titolo della questione seria e centrale della denatalità, evoca - testuale - la pseudo-dottrina della sostituzione etnica non è degno dell'incarico che ricopre. Non credo ci sia altro da dire. Mi vergogno per lui, per noi». 

Disagio tra gli alleati, sentimento di vergogna e rabbia nell’opposizione che monta. La teoria della sostituzione etnica detta anche "Piano Kalergi", riprende il presunto complotto ordito dal conte Kalergi dopo la seconda guerra mondiale. A diffonderla è stato negli anni 90 l’austriaco Gerd Honsik, neonazista pluricondannato perché negava l’Olocausto, altro non è che la teoria del "genocidio dei bianchi" molto in voga nell'estrema destra globalizzata e transnazionale che sostiene come i migranti stiano sostituendo a livello razziale i popoli europei. Fortemente legata alla radicalizzazione che sfocia nel terrorismo, come la tentata strage di Macerata compiuta da Luca Traini nel 2018.

«Parole disgustose, indegne di un ministro della Repubblica. Sono parole che ci riportano agli anni Trenta del secolo scorso. Dette peraltro nel giorno in cui il presidente Mattarella si trova in visita ad Auschwitz. Sono parole che hanno il sapore del suprematismo bianco e io mi auguro che Giorgia Meloni e il suo governo vogliano prendere le distanze con forza. Perché quando tutti i giorni, ministri o alte cariche dello stato, fanno dichiarazioni di questo tipo smettono di essere incidenti e diventa uno schema. E noi ci opporremo con forza a questo schema». Commenta la segretaria del Pd, Elly Schlein a margine della manifestazione di Roma contro il decreto Cutro sui migranti, Una dichiarazione che sembra rinforzare, come succede sempre più di rado, il fronte dell’opposizione. Carlo Calenda si affida a Twitter: «Riesumare il vecchio refrain della 'sostituzione etnica' riporta il governo ad una postura incompatibile con una presenza autorevole in Europa. Siamo di fronte ad un'involuzione sbagliata e pericolosa per l'Italia». 

Lo slogan della destra italiana

Ma non è la prima volta. Lo slogan è parte della grammatica del governo Meloni. La stessa Presidente del Consiglio nel 2018 durante un sit-in contro il disegno di legge sulla cittadinanza ai figli degli immigrati nati in Italia, aveva rispolverato la teoria del complotto della sostituzione etnica.

«Siamo la nazione che l’anno scorso ha fatto scappare centomila italiani all’estero e ha portato in Italia in tre anni 500mila immigrati richiedenti asilo. Penso che ci sia un disegno di sostituzione etnica in Italia». Teoria ripresa spesso anche dal ministro dell’Interno leghista, Matteo Salvini: «È in corso un tentativo di sostituzione etnica, di pulizia etnica ai danni degli italiani».

Una narrazione centrale negli ultimi dieci anni per Meloni e Salvini come aveva notato proprio su L’Espresso Jacopo De Miceli, autore de “L’ideologia della paura” (People), curatore anche dell’Osservatorio del complottismo in Italia: «È stato dato poco peso al fatto che Giorgia Meloni sia la prima presidente del Consiglio in Occidente che ha sposato la teoria della grande sostituzione mentre il Times di Londra non l’ha fatto passare inosservato». Forse proprio per questo dalla maggioranza il missile sganciato dal ministro Lollobrigida passa sui volti dei Parlamentari con leggerissimo fastidio, un velo di velluto scuro che si scosta con la mano: teste che si scuotono, sguardi che si abbassano. Nessuna smentita, nessuna presa di distanza.