politica
La senatrice Alessandra Maiorino (M5s) presenta un’interrogazione in seguito il nostro articolo sui progetti dell’Unar già finanziati e rimasti in sospeso con il nuovo governo: «L'Italia non può tornare indietro anche su quei piccoli passi». E la ministra Roccella si prepara a metterci una toppa
di Simone Alliva
L'inchiesta de L’Espresso sui milioni di fondi europei a rischio per la lotta contro l’omotransfobia ha provocato malumori nel mondo politico e negli ambienti dell’Ufficio Anti-Discriminazioni della Presidenza del Consiglio. E un increscioso imbarazzo da parte del Governo Meloni che nei fatti ha frenato silenziosamente il rifinanziamento dei centri accolgono le persone Lgbt in condizioni di estrema vulnerabilità, cioè buttate fuori casa dai propri parenti, licenziate, aggredite. Persone che hanno perso tutto per via del proprio orientamento sessuale o identità di genere. Accolte da professionisti e volontari intraprendono un percorso di ripartenza scolastico o lavorativo.
A chiederne conto mercoledì sarà con un’interrogazione parlamentare Alessandra Maiorino, vicepresidente del gruppo al Senato de Movimento 5 Stelle. È stata sua la firma che all’emendamento inserito nel decreto rilancio di agosto nel 2020 ha messo in sicurezza i 4 milioni di euro necessari per coprire le spese del Ddl, legate all’istituzione di case rifugio e sportelli di ascolto per le vittime di atti omotransfobici. Domani in occasione della giornata mondiale contro l’omotransfobia, “con carattere d’urgenza” la senatrice chiederà alla Presidente del Consiglio Meloni, alla ministra per la Famiglia, la natalità e le pari opportunità Eugenia Roccella: «Entro quanto tempo il Governo intenda porre rimedio alla questione».
Come spiega a L’Espresso Maiorino: «Nel 2020 l'Italia compì un passo enorme nel contrasto all'omolesbobitransfobia. Grazie a un emendamento a mia prima furono stanziati nel decreto Rilancio 4 milioni di euro in un fondo strutturale da destinarsi a sportelli di ascolto e centri di accoglienza per le vittime di odio fondato sull'orientamento sessuale e l'identità di genere. Grazie a quel fondo in tutta Italia, dalla Sicilia alla Valle D'Aosta, sono sorti 43 centri, portatori non solo di sostegno legale, psicologico, sanitario e orientamento al lavoro, ma di uguaglianza e democrazia nel Paese. Un'azione concreta, come è nello stile del M5S, per contrastare il fenomeno ancora troppo presente nel nostro Paese». E affonda Maiorino: «Dopo il primo bando, quei fondi sono rimasti inspiegabilmente bloccati. Per questo motivo ho presentato alla ministra Roccella un'interrogazione con carattere di urgenza. Le rassicurazioni che nel corso del tempo ha fornito alle associazioni LGBTI+ e a me non bastano più. L'Italia non può tornare indietro anche su quei piccoli passi avanti fatti».
Intanto, secondo alcune fonti vicine a Palazzo Chigi, per evitare che la giornata di domani diventi motivo di imbarazzo per il Governo, la ministra alla Famiglia e alla Natalità, Eugenia Roccella, sarebbe pronta fare un passo di lato. «Annuncerà lo sblocco di un’annualità rifinanziando i centri che erano già finanzianti per l’altro bando. Gli anni bloccati sono due, Roccella annuncerà lo sblocco di uno. Ma restano comunque bloccati quelli 2022 e 2023». Troppo poco, troppo tardi «dall’annuncio ai fatti molti centri-antidiscriminazioni la rete di servizi e centri per aiutare la comunità Lgbt in difficoltà sono già al collasso».