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Eugenia Roccella, ministra contro i diritti. Compreso quello di contestarla

La ministra della Famiglia è da sempre contraria all’aborto, alla procreazione assistita, alle tutele per gli omosessuali, all’eutanasia. È diventata simbolo di una politica che mette le mani sul corpo delle donne. Le proteste al Salone del Libro di Torino non possono stupire

Bisogna avere lo spirito, la calma eversiva e l’eleganza di Nicola Lagioia per spiegare le ultime ore che hanno scosso il Salone del Libro di Torino e la politica italiana: «È anti abortista e con una firma può rovinare le nostre vite, può cambiare le loro vite, dovrebbe essere lei prima di fare delle leggi, a far sì che queste leggi siano il risultato di un dialogo».

 

Il soggetto è Eugenia Roccella che prima ha chiesto il dialogo di fronte alle contestazioni all'Arena Piemonte al Salone contro la sua politica antiaborto (presente nel lessico, ancora incerta nelle leggi), poi smentisce sé stessa e dichiara a Il Tempo: «Lagioia non ha ritenuto di prendere una posizione chiara ed esplicita contro chi nega il diritto di parola». Ma lo scrittore e direttore uscente del Salone del Libro avvisa che il governo «può avere una virata autoritaria, che non vuol dire fascismo ma un'altra cosa: restrizione della libertà, restrizione dei diritti, nel momento in cui c'è una ministra che è antiabortista io capisco che le donne si sentano minacciate».

 

Per capirlo, in effetti, bisognava essere lì sabato, tra cori, urla e ragazzi e ragazze che si stendono sul pavimento, non solo le donne attiviste di Non Una Di Meno ma anche attivisti Lgbt del Coordinamento Torino Pride, genitori di Famiglie Arcobaleno, giovani di Extinction Rebellion, attivisti per i diritti dei migranti. È un’onda che si solleva contro chi per tutta la sua vita politica ha cercato di limitare il diritto all’autodeterminazione delle donne e mortificare le conquiste civili. Una protesta che salda generazioni e istanze, identità e classi sociali. La voce di chi non ha, come la ministra, studi televisivi, predellini, ministeri ma può disporre solo – invece – di quel momento per farsi sentire, avanzando la capacità di resistere e andare avanti contro la ministra alla Famiglia, alla Natalità e alla Pari Opportunità del Governo Meloni: bolognese, classe 1953, "interrotta” proprio mentre prendeva il microfono per presentare il suo libro "Una famiglia radicale".

 

Figlia del fondatore del partito Radicale, con una storia politica che arriva ad un punto in cui fa un giro completo e annulla sé stessa: negli anni ’70 milita accanto alle femministe, entra nel Movimento di liberazione della donna e nel 1975, scrive il libro “Aborto, facciamolo da noi” (prefazione di Adele Faccio). È in prima linea nelle manifestazioni per l’interruzione di gravidanza, contro la violenza di genere e per le pari opportunità. E nel 1979 si candida con i Radicali (non eletta).

Passano 20 anni, qualcosa succede: Roccella torna sulla scena a fianco di Silvio Berlusconi. Eletta con il Pdl, fa la sottosegretaria al Welfare (2008) e alla Salute (2009). Poi nel 2013 aderisce a Ncd, prima di passare nel gruppo Misto dove è tra le fondatrici di “Identità e azione” (Idea) guidato da Gaetano Quagliariello.

 

È portavoce del Family day (2007) ed è artefice del primo comitato contro l’utero in affitto (2013). Nel 2011 firma una lettera aperta ai cattolici con Roberto Formigoni perché sospendano il giudizio su Berlusconi e il caso Ruby. La sua entrata in Fratelli d’Italia può sembrare l’ultima conversione ma è in realtà un percorso naturale, che la porterà nuovamente in Parlamento dopo che proprio dentro il partito erede del Msi cresce la fronda antiabortista, ultracattolica fondamentalista.

 

Crociate che non possono non disturbare (e non preoccupare) gli attivisti e le attiviste per i diritti e che rischiano di diventare leggi. Sulla questione dell’interruzione volontaria di gravidanza, infatti, Roccella non ha mai nascosto le sue posizioni, dietro un refrain che è stato assorbito subito dalla leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni: la legge 194 non si tocca, è il copione recitato da entrambe. A “Otto e Mezzo”, di fronte a una Laura Boldrini incredula disse: «Sono femminista e le femministe non hanno mai considerato l’aborto un diritto. L’aborto è il lato oscuro della maternità».«Ma quale femminismo? I femminismi sono tanti», insisteva l’onorevole Laura Boldrini, in studio, attonita. Negli ultimi anni la ministra si è distinta per una difesa ostinata dei “medici obiettori di coscienza”, arrivando a sostenere che non sono un ostacolo all’attuazione della legge 194 negli ospedali. Contraria da sempre alla pillola dei cinque giorni dopo, da sottosegretaria alla Salute la definì «un farmaco con molte ombre, basti pensare alle 29 morti, 5 in Gran Bretagna, di cui non si è scritta una riga» ed è stata tra le prime a opporsi all’aborto farmacologico, definendolo un mezzo «per smantellare attraverso una prassi medica la legge 194» e arrivare «all’aborto a domicilio». Negli ultimi anni la ministra è diventata una colonna del movimento anti-abortista e anti-lgbt Pro-Vita. Presente in ogni conferenza stampa, nel 2018 senza mezzi termini paragonò l’aborto a un omicidio. 

 

Sulla procreazione assistita Roccella ha sostenuto, che «la libertà di scelta di “quando e se” essere madri, sta diventando sempre più una libertà di scelta sul figlio: la libertà di “chi” essere madri, attraverso la selezione genetica». Nel 2010, invocava una modifica della 194: «Perché ha 30 anni e va adattata ai nuovi fenomeni».

 

Anti-abortista ma non solo, anche da sempre contraria ai diritti delle persone Lgbt, nel 2018 promise di battersi «per abolire o cambiare profondamente tutte le leggi approvate dalla sinistra che hanno ferito la famiglia» riferendosi alle unioni civili: «Per la sinistra leggi come questa portano verso il preteso progresso; per noi, vanno verso la fine dell'umano». Contraria anche al fine vita, tra le ultime dichiarazioni: «C’è un obiettivo politico: arrivare all’eutanasia come opzione facile e libera. C’è un obiettivo culturale: distruggere l’idea di intangibilità della vita».

 

Oggi siede al governo e la missione del suo ministero è dichiarata: «Vorrei prima di tutto occuparmi delle donne e della maternità. Penso che ci sia molto da fare per ridare alla maternità il prestigio e la centralità che le spettano».

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