Il Consiglio di amministrazione dell'Agenzia italiana del farmaco ha deciso di non pronunciarsi sulla questione. La denuncia del Pd: “Pressioni del centrodestra”. Cappato: “Una scelta tristemente pilatesca”

«La cosa buffa è che oggi l'unica pillola mutuabile è un farmaco che è considerato una terapia per l'acne. Quindi, se uno fa la terapia per l'acne non la paga, se fa la terapia anti-contraccezione la paga». La sintesi dell’insensatezza della decisione dell’Aifa di “rimandare” la rimborsabilità della pillola anticoncezionale la fa all’Adnkronos, Daniela Fantini, referente in Lombardia di Agite, l'associazione dei ginecologi territoriali.

La fumata nera del Cda dell'Agenzia italiana del farmaco è arrivata ieri con una nota in cui si spiega di non aver deliberato sulla gratuità della pillola per l'assenza di elementi essenziali e di aver chiesto approfondimenti, poiché al momento le commissioni consultive dell'agenzia non hanno ancora elaborato precise indicazioni sulle fasce di età a cui concedere gratuitamente la pillola anticoncezionale, sulle modalità di distribuzione e sui costi per il sistema sanitario nazionale nei vari scenari.

«Una scelta tristemente pilatesca» commenta Marco Cappato, Tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni: «Nella Nazione Italia la donna deve continuare a pagare di tasca propria per prevenire un aborto o trattare l'endometriosi. Non possiamo avere la certezza delle ragioni del Consiglio d'amministrazione, composto dal Presidente Giorgio Palù e dai Consiglieri, Renato Bernardini, Massimiliano Abbruzzese, Davide Carlo Caparini, Tiziano Carradori”. Un Cda tutto al maschile insomma, tutti uomini che ancora una volta, come spesso avviene nella storia, decidono sul corpo delle donne. Tra i nomi a spiccare è senza dubbio quello di Caparini, l'ex assessore al Bilancio di Fontana, ora consigliere del gruppo regionale della Lega.

«Potrebbe trattarsi – sottolinea Cappato - di una semplice autocensura per accondiscendere all'impostazione ideologica del Governo. Oppure il risultato di pressioni e manovre di corridoio. In fin dei conti, non importa saperlo. Certamente non si è trattato di una scelta tecnica, visto che, da quel punto di vista, i pareri pervenuti dall'interno dell'Aifa erano chiari. Si tratta di un'occasione persa. Attendiamo i prossimi passi senza rimanere inerti, l'Associazione Luca Coscioni ad esempio ha avviato una raccolta firme al Parlamento italiano».

Potrebbe, dice il tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni. Ma per il Partito Democratico non c'è dubbio: «Si tratta di una decisione ideologica volta esclusivamente a colpire la libertà delle donne e la loro salute. Il pericolo ora è che ogni regione vada per conto suo, creando situazioni di disparità in materia di diritti delle donne che non sarebbero accettabili», commenta la senatrice Sandra Zampa capogruppo Pd in commissione Affari Sociali a Palazzo Madama.

Mentre la senatrice dem Valeria Valente: «Le pressioni del centrodestra, non lasciano presagire niente di buono. E si aggiungono gli attacchi alla 194/78, il quoziente familiare che penalizza il lavoro femminile, la rinuncia al piano nidi contenuto nel Pnrr. A questo punto parlano i fatti e purtroppo avevamo ragione: non basta la prima donna Premier per avere un governo amico delle donne, anzi. Sta succedendo l'esatto contrario, un esecutivo guidato da una donna penalizza le donne».

Ad oggi l’Italia resta uno dei peggiori tra tutti i paesi del Nord-Ovest d'Europa in quanto a politiche di distribuzione dei contraccettivi secondo il Forum del Parlamento Europeo per i diritti sessuali e riproduttivi.

La gratuità della contraccezione è lasciata alla volontà di aziende sanitarie, ospedali, consultori e regioni. Ma non senza limitazioni. Le regioni che oggi prevedono qualche forma di gratuità della contraccezione distribuita nei consultori sono Emilia-Romagna, Toscana, e Puglia. Nel 2022 all’elenco si è aggiunto anche il Lazio, ma solo per la pillola alle minori. Poche come evidenzia la dottoressa Fantini: «La contraccezione gratuita, almeno per le ragazze giovani, sarebbe da mettere nei 'Lea' (Livelli essenziali di assistenza, ndr) - osserva - Se uno deve studiare, poi non trova un lavoro né una casa a prezzi accettabili, come testimoniano le proteste degli studenti in questi giorni, come fa? È chiaro che non va bene cercare un figlio a 40 anni inoltrati, però oggi è cambiata proprio la vita. L'auspicio è dunque che la pillola venga garantita a tutte le ragazze in età fertile proprio per le caratteristiche della vita odierna. Perché, se una ragazza resta incinta senza volerlo quando ha 20 anni, oggi come oggi che fa?», si chiede la ginecologa.

Niente, si attende. Nella nota rilasciata dall’Aifa si legge in calce: «Come di consueto, il CdA afferma di essere pronto a svolgere il suo ruolo e ad esprimere compiutamente il suo parere non appena disporrà dell’adeguata istruttoria richiesta alle Commissioni consultive. Inoltre, con queste indicazioni, il Consiglio si impegna ad attivare un tavolo di concertazione con i Ministeri vigilanti e la Conferenza delle Regioni».

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