Il caso

«La Regione Lombardia non patrocina il Milano Pride. Ma i gruppi neonazisti sì. E a titolo oneroso»

di Simone Alliva   9 maggio 2023

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La denuncia del consigliere Luca Paladini, fondatore dei Sentinelli di Milano. «È un segnale del tempo in cui viviamo. Ma non ci arrenderemo»

«Non hanno idea di cosa siano i diritti», si sfoga così il consigliere regionale della Lombardia Luca Paladini, fondatore dei Sentinelli di Milano eletto con la lista civica di Majorino, una vita in lotta per i diritti civili. La bocciatura da parte dell’ufficio di presidenza della richiesta di patrocinio al Milano Pride (che si terrà il 24 giugno) era «annunciata, ma non per questo meno deludente». C’è qualcosa che però indispettisce ed è destinato a sollevare un polverone in Regione e non solo: «Mentre negava il patrocinio al Pride, lo concedeva an’iniziativa di Bran.co, una costola di Lealtà&Azione», racconta Paladini. «Organizzazione apertamente neofascista. Bran.co nello specif­ico si muove prevale­ntemente nel campo antiabortista».

 

Consigliere Paladini, cosa ci dice questa bocciatura?
«Il segnale di una combinazione tremenda. Con una mano bocciano il patrocinio al  Milano Pride, con l’altra danno un patrocinio oneroso a Lealtà e Azione, organizzazione apertamente neofascista che "si onora" di avere tra i propri riferimenti l'ex ge­nerale delle SS Leon Degrelle, condannato come criminale di guerra, e di esaltare nel proprio inno Cornelius Codreanu, il fondatore della Gu­ardia di ferro rumena, organizzazione te­rroristica e antisem­ita, collaboratrice dei nazisti negli an­ni Quaranta. Bran.co nello specif­ico si muove prevale­ntemente nel campo antiabortista. Tra i fondat­ori di Lealtà e azione compaiono Giacomo Pedrazzoli e Stefano Del Miglio (che dalla sua pagina Facebook propaganda la part­ecipazione di Bran.co a questa iniziativ­a), pluricondannati per lesioni volontar­ie e accoltellamenti. Quindi una manifestazione che reclama uguaglianza e diritti non merita attenzione e supporto dalla Regione e questi invece si».

 

E sul no al Milano Pride la giunta come si è giustificata?
«La proposta l’ha avanzata Milano Pride, sapevamo che l’avrebbe presentata e naturalmente l’avremmo sostenuta. Ma ieri l’ufficio di presidenza ha detto di no. È finita tre a due. So che la discussione è stata basata sui soliti pregiudizi omotransfobici, quelli che bollano una manifestazione che rivendica storia, libertà e diritti come “carnevalata”. Ma non può finire qui. Nel primo consiglio di giugno, chiederemo alla Presidenza e alla maggioranza di riconsiderare le decisioni prese e costringeremo a discuterne in Aula a viso aperto».

 

 

Certo che non è una novità da parte della Regione Lombardia.
«
Non lo è, vero. Non sono saltato certo dalla sedia. Hanno bocciato anche la proposta di illuminare il Palazzo del Consiglio dei colori della bandiera rainbow nei giorni del Pride. La richiesta era firmata da me, Paola Bocci, le liste di sinistra, dei Cinque Stelle e dei Verdi. Ma bisogna insistere. Fanno bene a chiedere tutti gli anni conto affinché venga riconosciuto dalla Regione un evento importante non solo per le persone della comunità Lgbtqia+, ma anche per tutte e tutti coloro che si battono per l'uguaglianza».

 

Questa legislatura non sembra segnare una discontinuità.
«Questo è il tempo in cui viviamo e va detto. Sono al primo giro di legislatura, ma come hanno confermato dei colleghi che questo palazzo lo hanno abitato da più tempo, il clima di questa legislatura rispetto a quelle precedenti è se possibile peggiorato. Un’onda nera che riflette quello del Parlamento. Abbiamo anche rischiato di non avere la voce “diritti civili” in commissione, mi sembra indicativo».