La politica ignora il sovraffollamento nelle carceri: meglio occuparsi di mense vegane e taser per gli agenti

Con le due detenute morte suicide a distanza di poche ore si sono accesi i riflettori sullo stato delle prigioni italiane. Eppure durante legislatura in Parlamento sono state depositate 11 proposte di legge ma soltanto una (dell’opposizione) affronta la principale problematica del sistema penitenziario italiano

Quasi niente quanto la situazione delle carceri italiane simboleggia la vocazione del Paese allo straordinario e all’emergenziale. 

A Torino venerdì due detenute sono morte suicide a poche ore di distanza, un dramma che il ministro della Giustizia, Carlo Nordio ha fatto risalire al principale problema delle carceri italiane: il sovraffollamento.

Eppure, da decenni si parla di carceri piene e fragilità. Da più di vent’anni contiamo i morti suicidi, precisamente 1.352 quelli avvenuti dal 2000 a oggi, come riporta Ristretti Orizzonti. Dopo gli 85 dello scorso anno, quest’anno sono già 42. Secondo l’associazione Antigone Onlus: «Il sovraffollamento continua ad essere una delle principali problematiche del sistema penitenziario italiano, con un tasso che viaggia attorno al 121%, con 10.000 persone detenute in più rispetto ai posti effettivamente disponibili (e un numero di presenze in costante crescita)”.

Gli spazi vitali vengono sottratti e con essi si riduce la possibilità di lavoro e di svolgere attività che spezzino la monotonia della vita penitenziaria. Un concatenarsi di eventi che porta a situazioni di forte depressione, alla base di un aumento di suicidi e atti di autolesionismo nel periodo estivo. La vita carceraria, a causa la chiusura di molte attività, pesa ancora di più. Non è un caso che il numero dei suicidi cresca: «dei 42 già avvenuti» sottolinea Antigone Onlus «i soli mesi di giugno, luglio e i primi giorni di agosto ne hanno fatti contare 15».

Lo scorso anno, da questo punto di vista, fu drammatico: nei mesi di giugno, luglio e agosto del 2022, 31 persone si sono tolte la vita in carcere (16 solo ad agosto) sugli 85 contati a fine anno. E se nel 2021 i casi nei tre mesi estivi erano stati “solo” 9 sui 58 registrati a fine anno, nel 2020 si erano tolte la vita 19 persone delle 61 conteggiate al 31 dicembre. Nel 2019 i suicidi estivi erano stati, invece, 16 sui 53 totali.

Ma come si sta muovendo il mondo politico di fronte al problema del sovraffollamento?
C’è una politica fatta di parole che ancora oggi non si è tradotta in misure reali. Risolvere il sovraffollamento carcerario italiano spostando i detenuti tossicodipendenti, in strutture private a loro dedicate è stata l'idea lanciata dal sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro. Era il 13 marzo 2023, l'iniziativa "condivisa" dal governo e soprattutto dal ministro Carlo Nordio, nasceva dall'intenzione «sempre rivendicata da Giorgia Meloni di raggiungere non solo la certezza della pena ma anche un'offerta di maggiori garanzie ai cittadini». Tuttavia, a oggi, non risulta che sia seguito alcun testo di legge in questo senso. Di recente Nordio ha espresso l’intenzione di risolvere il problema del sovraffollamento espandendo l’edilizia carceraria, ma costruire nuove carceri «è costosissimo, ed è quasi impossibile sotto il profilo temporale, perché abbiamo vincoli idrogeologici, architettonici, burocratici». E allora? La soluzione del ministro sarebbe di riadattare le caserme dismesse, in cui detenere le persone condannate per reati a basso impatto sociale.

Qualche mese prima, a gennaio, proprio Nordio, in un question time alla Camera, durante il quale aveva già definito i suicidi tra le sbarre «un intollerabile fardello di dolore», aveva detto che era intenzione del governo migliorare i luoghi di esecuzione della pena incrementando «la dotazione organica del personale» e migliorando le condizioni di vita di detenuti e agenti investendo «nel prossimo triennio 1 milione di euro per il supporto psicologico».

Allo stato attuale c’è soltanto una proposta di legge che punta istituire la figura dello psicologo delle cure primarie anche nelle carceri. È dell’opposizione, porta la firma di Carmen Di Lauro (M5S). L'esame della pdl è cominciato il 5 luglio in Commissione Affari Sociali della Camera. E il resto?

Dall'inizio della legislatura, sono 11 i progetti di legge di iniziativa parlamentare sugli istituti penitenziari. Partendo da quelli presentati dalla maggioranza abbiamo due, a prima firma Michela Brambilla (FI), che si occupano di mense vegane e vegetariane anche all'interno delle carceri e della possibilità di far visitare il detenuto dal proprio animale domestico. Due ddl della Lega si concentrano sulla tutela degli agenti penitenziari. Il primo, firmato da Jacopo Morrone, prevede pene più severe per i detenuti che uccidono o aggrediscono gli agenti e la possibilità per questi ultimi di avere in dotazione armi a impulso elettrico. Il secondo, sottoscritto dalla senatrice Erika Stefani, estende l'ergastolo (articolo 576 cp) anche nei casi di omicidio colposo nei confronti di una agente penitenziario.

Un altro di Morrone punta a riorganizzare i dipartimenti del Ministero competenti in materia di esecuzione penale e a istituire il Dipartimento per la sicurezza della giustizia. Altri due testi, uno del M5S e uno della Lega, introducono misure di tutela e prevenzione per i malati di Aids e per gli affetti da celiachia. Altri due, del Movimento Cinquestelle, mirano a verificare la situazione patrimoniale dei detenuti per vedere che non ci siano stati arricchimenti durante il periodo di reclusione (firmataria Stefania Ascari) e a sostenere l'attività teatrale all'interno degli istituti penitenziari (Michele Bruno).

 

Spicca, infine, un unico disegno di legge affronta la questione degli spazi e della convivenza all'interno degli istituti carcerari. Era già stato presentato nel 2013 dai senatori Manconi, Tronti e Torrisi e ora è la senatrice del Partito Democratico, Cecilia D'Elia, a riproporlo nella sua interezza. Nel ddl si ricorda come l'Italia sia stata più volte condannata dalla Corte Europea per i diritti dell'uomo (nel 2009 e nel 2013) per violazione, nelle carceri, dell'articolo 3 della Convenzione di Strasburgo che proibisce la tortura e ogni forma di trattamento inumano e degradante e si indica una possibile soluzione. Premettendo che nessuno possa "essere incarcerato se non sono garantiti dalle istituzioni dello Stato gli spazi fisici minimi e la piena tutela della dignità", si prevede che il ministero della Giustizia debba indicare il numero massimo di posti letto per istituto, superato il quale, l'ordine di esecuzione della pena si converte in obbligo di permanenza in casa o in altro luogo indicato dalla persona. E si stabilisce una lista che segue un ordine cronologico. In caso di reati contro la persona salta il criterio cronologico e si potrà procedere direttamente all'esecuzione della condanna. Ma, durante la sospensione del provvedimento di carcerazione, la pena scorre regolarmente come se fosse espiata.

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