Previste proteste in 23 città per chiedere il ripristino della misura cancellata dalla Destra. Intanto il Pd promuove una mozione in tutti i consigli comunali e regionali. Scarpa: «Servono risorse, personale e prestazioni garantite. Non parole»

Manifestazioni simultanee da parte degli studenti e mozioni in tutti i consigli comunali e regionali. Per ottenere il ripristino del fondo per il contrasto ai disturbi del comportamento alimentare, cancellato dal governo Meloni che con la legge di bilancio ha deciso di non rifinanziare la misura che negli ultimi due anni ha potuto contare su 25 milioni di euro. Un aiuto economico per gli enti, le associazioni e le famiglie, utile per costruire una progettualità inclusiva in tutte le regioni d’Italia.

 

Il 19 gennaio saranno gli studenti a guidare le proteste in tutte le principali città italiane. Le manifestazioni sono organizzate da Chiedimi Come Sto (Udu e Rete degli Studenti Medi), Fondazione Fiocchetto Lilla, Animenta DCA, Maruska Albertazzi e Silvia Persico. «I disturbi del comportamento alimentare colpiscono oltre 4 milioni di italiani e causano 4.000 morti ogni anno. I casi sono triplicati dopo il Covid-19, ma i posti per curarsi rimangono insufficienti e stanno persino diminuendo. Il taglio dei finanziamenti aggrava ulteriormente la situazione, con liste d'attesa che si allungano e interruzioni pericolose nei percorsi terapeutici: non possiamo permetterci che la situazione rimanga questa, siamo pronti a scendere in piazza in tutto il Paese», spiega Camilla Piredda, coordinatrice dell'Unione degli Universitari. 

 

«Il Fondo - continua Camilla Velotta, della Rete degli Studenti Medi - era stato istituito nel 2021 dopo la manifestazione del Movimento Lilla dell'8 ottobre. Rappresentava un'importante passo avanti per la cura dei disturbi del comportamento alimentare, che richiedono un approccio specializzato e non possono essere trattati adeguatamente in reparti psichiatrici ordinari. Con la Legge di Bilancio 2024, la presidente Meloni, il ministro Schillaci e la maggioranza parlamentare si sono finora dimostrati insensibili al tema, non rinnovando neanche questo fondo». Le associazioni chiedono che la legge del 2021 venga finalmente applicata e attuata, rendendo operativa un'area specifica all'interno dei Lea per i disturbi alimentari, allocando di un budget specifico che obblighi ogni regione ad attuare i livelli essenziali di assistenza per queste malattie. «Il 19 gennaio scendiamo in piazza - continuano gli organizzatori - perché di disturbi alimentari si muore, oggi più di ieri. Se non facciamo nulla, si morirà domani più di oggi». 

 

Gli studenti non sono soli. Anche il Partito democratico si unisce alla protesta. E attraverso un'azione del proprio Dipartimento Salute e Sanità, guidato da Marina Sereni, affiancata dalla responsabile Giovani e Salute del PD Rachele Scarpa e da Marco Furfaro, responsabile welfare della segreteria Pd i dem sono pronti a coinvolgere i territori e gli enti locali con una mozione che sarà presentata in tutti i consigli comunali e regionali per il ripristino immediato del Fondo.  «Il taglio del fondo nazionale che doveva servire proprio ad aiutare le regioni a sopperire alla carenza di strutture e personale specializzato nella lotta ai DCA è ancora più grave, alla luce dell’inerzia del governo nell’emanare i decreti attuativi che finalmente inserirebbero le prestazioni sociosanitarie legate ai dca in un capitolo a parte dei Livelli essenziali di assistenza», spiega a L'Espresso la deputata Scarpa: «Proprio su questi due punti, che la destra aveva già bocciato a novembre nella votazione alla Camera sulle mozioni di maggioranza e opposizione sul tema, ora concentrarci come Pd, presentando una mozione che impegni consigli comunali e regionali a esprimersi formalmente nei confronti del Governo. Se si sta dalla parte di chi si ammala bisogna starci fino in fondo, con risorse, personale e prestazioni garantite, e non solo a parole. Saremo in piazza al fianco di studenti e associazioni in mobilitazione venerdì, e di fronte a una destra inerte e dannosa ci faremo sentire in tutti gli spazi democratici».

 

Le manifestazioni si terranno in almeno 23 città, con altre che si stanno aggiungendo. Per adesso si contano: Ancona, Bergamo, Bologna, Catania, Catanzaro, Crema, Cremona, Firenze, Genova, Grosseto, Lecce, Milano, Modena, Napoli, Padova, Palermo, Perugia, Roma, Torino, Trieste, Udine, Verona e Vicenza.