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Con Giorgia è questione di Pnrr
Musk punta al mercato europeo delle comunicazioni satellitari. Il varco d’ingresso? L’Italia. Dove il governo Meloni sta mettendo nelle mani delle sue società investimenti e asset strategici
L'americano di origini sudafricane Elon Musk è finito nel buco nero delle banalità italiane. Comunque un’esperienza formativa per il candidato unico a padrone del cielo e della terra. Qui Musk viene raccontato come l’eccentrico, visionario, geniale imprenditore, anzi meglio dire «magnate», il Leonardo di Pretoria che viene dal futuro e nel futuro ci introduce. Nel frattempo ha una cotta intellettuale per Giorgia Meloni; non ha lasciato la mamma in una villa in California, ma la schiera per la campagna di Donald Trump; ha un patrimonio incalcolabile, una prole abbondante; è preoccupato per la recessione demografica italiana; adora il governo patriottico, però solidarizza con il federalista Matteo Salvini sottoposto a un ingiusto processo per i migranti; fa uso di ketamina con le prescrizioni mediche e perciò i proibizionisti nostrani lo assolvono; ha lanciato in orbita una dozzina di bottiglie di Bordeaux, ma non resiste davanti a un calice di rosso etneo; l’ultima volta a Roma si è ingozzato di arancini; è rimasto folgorato dalla bellezza delle colline senesi, ha adocchiato un casale in Val d’Orcia; vuole affittare il Colosseo per sfidare Mark Zuckerberg e diamoglielo, ché lo si è dato a Francesco Totti per presentare un suo libro, un libro di Totti su Totti. Sciocchezze. Le solite sciocchezze italiane per avvolgere i fatti col nulla, confondere.
Musk è interessato al mercato italiano, che va osservato come parte del mercato europeo, non per vendere le automobili elettriche, non per far rappare Fedez e Tony Effe sul social di proprietà X, il suo giardino, ma per conquistare il cielo e la terra con le connessioni/comunicazioni satellitari. Perché dal controllo deriva il potere e dal potere deriva il denaro. È una catena. E la politica è determinante per formare la catena di Musk. In Europa il varco d’ingresso è ovviamente l’Italia, ambiziosa e arretrata al punto giusto, strategica per collocazione geografica, socia fondatrice dell’Alleanza atlantica e dell’Unione europea, crocevia d’informazioni sensibili. Il progetto egemonico di Musk passa per l’azienda aerospaziale SpaceX, che, oltre a pianificare trasferimenti fra la Luna e Marte e viaggi suborbitali, sta creando lancio dopo lancio Starlink, l’altra azienda, che gestisce le costellazioni di satelliti a bassa quota e a basso costo. Aggettivi fuorvianti. Per la quota ci riferiamo a circa 550 chilometri di altezza. In passato erano 1.000. Le costellazioni di satelliti Starlink si muovono, dove è consentito, e forniscono connessioni/comunicazioni veloci, in banda larga. È successo in Ucraina durante la fase più cruenta della guerra.
La succursale italiana di Starlink è stata aperta in uno scalcinato palazzo di Milano nel dicembre 2020. Il bilancio precedente al governo Meloni aveva le dimensioni di una società di aspirapolvere usate. Neanche un milione di euro di ricavi, ancora meno per gli investimenti. Il 2023 è un anno di preliminari. Il 2024 è un anno di svolta. Per come agisce la multinazionale americana di Musk. Per come reagisce il governo italiano di Meloni. C’è una traccia di svolta imminente in una lettera allegata al verbale dell’assemblea di Starlink Italy. La data è 28 febbraio 2024. Dal quartiere generale texano spiegano che c’è l’esigenza di nominare in Italia un secondo dirigente apicale per sbrigare le pratiche burocratiche: «Richard sarà in grado di firmare questi documenti. Si tratta di uno sforzo per ridurre le richieste indirizzate a Lauren». Richard è Jinu Lee, amministratore delegato. Lauren è Ashley Dreyer, presidente esecutivo.
Il 6 giugno 2024 l’azienda aerospaziale Telespazio ha annunciato un accordo con SpaceX per utilizzare le costellazioni satellitari di Starlink. La principale azionista di Telespazio è l’italiana Leonardo col 67 per cento. La parte restante è dei francesi di Thales. In questo modo Telespazio ha integrato i servizi di Starlink nel suo sistema globale. Il ministero della Difesa è un cliente di Telespazio e, infatti, ha cominciato subito a utilizzare le connessioni/comunicazioni di Starlink per operazioni estere di tipo umanitario e di soccorso. Un esempio pratico: per una evacuazione in Africa, in un contesto di crisi, l’Esercito può agganciarsi ai satelliti di Starlink anziché ai satelliti militari criptati. Il 20 giugno 2024 il Consiglio dei ministri ha approvato il disegno di legge Spazio, un provvedimento per colmare il vuoto normativo e per incanalare i 7,3 miliardi di euro stanziati per il settore, capitali da spendere nel prossimo biennio. Non è l’unica buona notizia per Starlink. Le migliori sono disseminate fra gli articoli 25 e 26 del disegno di legge arrivato in questi giorni all’esame parlamentare. L’articolo 25 fa riferimento a una rete internet di riserva sui satelliti, una seconda spina dorsale (backbone) da utilizzare quando si inceppa o, peggio ancora, si interrompe la rete internet di terra: «Esclusivamente – si legge nei documenti parlamentari – di soggetti appartenenti all’Unione europea o all’Alleanza atlantica». Questo profilo è adeguato alla francobritannica OneWeb e chiaramente a SpaceX. E basta. La recente intesa di Telespazio con SpaceX fa capire quali siano le preferenze del governo Meloni.
Invece l’articolo 26 riguarda l’armonizzazione delle frequenze e le regole per localizzare i gateways (le stazioni terrestri che dialogano con i satelliti). È il presupposto per far giungere le connessioni di Starlink agli utenti privati, ai cittadini. Un grosso guaio per FiberCop e soprattutto per Open Fiber, dunque per lo Stato. Attraverso Cassa Depositi e Prestiti, lo Stato è presente in Open Fiber col 60 per cento, mentre il Tesoro ha il 16 per cento di FiberCop (ex rete Tim) di proprietà del fondo americano Kkr. In questo ginepraio, che dovrebbe aiutare a cablare in fibra ottica l’Italia, FiberCop sembra volersi pappare Open Fiber e adesso arriva Musk che potrebbe papparsi entrambe. Open Fiber è in condizioni difficili, quasi disperate. È parecchio indietro con i programmi. Circola l’ipotesi, ben accreditata, che il governo possa rivolgersi a Starlink per portare le connessioni nelle «aree grigie», le zone a metà fra i villaggi di montagna e le grandi città. Il piano «aree grigie» ha ottenuto 3,8 miliardi di euro di Pnrr e dovrebbe coprire milioni di numeri civici.
Il 9 ottobre i senatori democratici hanno depositato un’interrogazione al governo per sapere «se sia intenzionato a dare attuazione alla proposta di Musk e a ridefinire alcuni capitoli del Piano nazionale di ripresa e resilienza». In attesa di una replica ufficiale, L’Espresso ha consultato autorevoli fonti e ha appreso che non solo il governo ha «intenzione» di coinvolgere Starlink nel Pnrr, ma che in queste settimane Starlink è anche in fase di sperimentazione proprio per le «aree grigie». Ottenuti risultati soddisfacenti con le connessioni, un pezzo di Pnrr potrebbe andare a Musk. La prossima volta, per favore, non chiedetevi se ha sorriso troppo a Meloni. Concentratevi sulla Luna.
Ps. Quando questo articolo è andato in stampa è emersa una inchiesta giudiziaria della Procura di Roma su appalti e corruzioni che coinvolge, da indagato, l'ex hacker Andrea Stroppa, trentenne reputato il referente italiano di Elon Musk. Stroppa ha ricevuto da un ufficiale della Marina Militare un documento su un progetto di comunicazioni satellitari all'estero. Un commessa, molto ampia, certamente utile alla cresciuta in Europa di Space X.