Diritto allo studio

Gli studenti come traditori della nazione: l'ultima di Giorgia Meloni è prendersela con chi denuncia quello che non va

di Chiara Sgreccia   20 marzo 2024

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L'Unione degli Universitari mesi fa aveva evidenziato come il governo stesse sprecando i soldi del Pnrr per gli studentati. Un problema che anche l'Unione europea ha riconosciuto essere reale. Ma in Parlamento la presidente del Consiglio li accusa di remare contro gli interessi del Paese

Per la presidente del Consiglio Giorgia Meloni chi critica l’operato del governo rema contro il Paese. Per questo gli studenti dell’Unione degli universitari, che attraverso un dettagliato studio hanno portato all’attenzione della Commissione europea come l’Italia starebbe sprecando i soldi del Pnrr, avrebbero solo pensato ai propri interessi. «Hanno fatto un lavoro perché non ci venissero pagate le rate del Pnrr. Io non credo che in una nazione in cui tutti vogliono remare nella stessa direzione ci si debba comportare così. Penso che in una nazione del genere si possa aiutare il governo per tentare di risolvere un problema ma non cercare di lavorare perché l’Unione europea non paghi la rata del Pnrr per poi poter dire che il governo non è capace a farsi pagare le rate», ha detto Meloni durante un dibattito alla Camera, sferrando l’ennesimo colpo al dissenso.

 

Dall’analisi dell'Udu "Diritto al profitto" emergeva che i primi 300 milioni che erano già stati erogati non erano stati utilizzati per realizzare 7.500 posti letto entro il 2022 (come indicato dal Ministero dell’università e della ricerca) bensì meno di 5 mila. Perché gli altri posti letto rendicontati erano, nella realtà, alloggi già esistenti che «semplicemente erano stati censiti per la prima volta. Alcuni già esistenti ed operativi, molti erano addirittura già occupati da universitari. Altri ancora erano già in fase di realizzazione e sono stati messi nel conteggio dei posti letto finanziati dal Pnrr», aveva spiegato Simone Agutoli responsabile della questione abitativa dell'Udu a L’Espresso: «A nostro parere, il Ministero non ha realmente raggiunto l’obiettivo preposto, ma ha realizzato una finzione sulle spalle degli studenti fuorisede. Ci chiediamo se la Commissione Europea sia consapevole di quanto successo». 

 

Dalla ricerca degli universitari emergevano anche ambiguità sulla destinazione d’uso delle residenze universitarie e le modalità attraverso cui vengono assegnate le risorse: il 75 per cento dei posti letto finanziati fino al maggio 2023 erano stati realizzati da enti privati. Di base liberi di scegliere se destinarli al diritto allo studio, cioè se assegnarli agli studenti in stato di necessità. Visto che il ministero raccomandava solo “prioritariamente” di assegnare i posti sulla base delle graduatorie di merito e di diritto allo studio. Ma non “obbligatoriamente”, vista l’assenza di vincoli giuridici.

 

«Non ci è chiaro come questi posti letto debbano favorire l’accesso all’Università, come da obiettivi della missione 4, dal momento che alcuni posti letto arrivano a costare anche 900€ al mese», si legge tra i punti della lettera inviata un paio di mesi dopo, a luglio 2023, da Udu insieme alla Cgil alla Commissione Europea per chiedere di «verificare puntualmente le modalità di raggiungimento dei 7500 posti letto», si legge nel testo. La lettera non è stata, quindi, inviata «per dire guarda che l’Italia questo obiettivo non l’ha raggiunto e quindi forse dovreste prendere in considerazione l’ipotesi di non pagare la rata (terza, del Pnrr ndr)», come ha detto la presidente del Consiglio. Ma perché «è evidente che finanziare posti letto già occupati da universitari non facilita l’accesso all’università», si legge sempre nel testo di Udu e Cgil.

 

Per la Presidente le due organizzazioni scrivendo a Ursula von der Leyen, la presidente della Commissione Ue, avrebbero anteposto gli interessi di parte a quelli complessivi della nazione. Non lo sarebbe invece permettere a privati di guadagnare sulle spalle degli studenti che non hanno più a disposizione alloggi in cui trasferirsi quando cambiano città per frequentare l’università. Un dato oggettivo che i costi alti degli affitti testimoniano quotidianamente. 

 

«Ridicolo il suo attacco contro di noi e la Cgil: nasconde soltanto i suoi errori. Si scusi. La presidente Meloni, priva di soluzioni, si aggrappa a quelli che appaiono scomposti tentativi di manipolazione della realtà. Non solo ha evitato ogni forma di dialogo con le parti sociali ma, quando è costretta ad affrontare le critiche, preferisce occultare i suoi fallimenti, scaricando la responsabilità sulle parti sociali. Senza il nostro intervento quelle risorse fondamentali sarebbero state irrimediabilmente perdute», rispondono gli studenti dell’Udu, stupiti dall’attacco a sorpresa su una questione evidenziata mesi fa. Ma per nulla intimoriti: «Stiamo preparando una nuova lettera da inviare a von der Leyen per porre l’attenzione su come è stato rimodulato il Pnrr a proposito di diritto allo studio», conclude Agutoli.