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Politica
marzo, 2024

La politica italiana ha un enorme problema con il lato femminile degli uomini

L'onorevole Roberto Menia di Fratelli d'Italia ha usato il termine "femmineo" come insulto nei confronti del presidente francese Macron. Ma anche l'opposizione che ha stigmatizzato l'intervento cade nell'errore di interpretare con categorie superate queste frasi. E si mette in evidenza il retaggio patriarcale del nostro dibattito pubblico

Andiamo per ordine. Ieri il senatore di Fratelli d'Italia Roberto Menia, senza citarlo, ha attaccato il presidente francese Emmanuel Macron sull'ipotesi di inviare un contingente in Ucraina: «La pace non si fa nemmeno ipotizzando interventi militari per i pruriti muscolari di uno che, di solito, invero, si dimostra piuttosto femmineo. E capite di chi parlo». Applausi di orgoglio dalla maggioranza. Fischi e urla dall'opposizione. «Definire in questa Aula il presidente francese femmineo è una mancanza di cultura» ha commentato Matteo Renzi. Mentre nel Partito Democratico il senatore Antonio Misiani ha osservato: «Non c'è niente da fare: il lupo perde il pelo, indossa il doppiopetto ma non il vizio, fascista, di denigrare, offendere e insultare chi in Europa considera avversari». La senatrice Pd Ylenia Zambito, ha criticato: «Le parole del senatore Menia in Senato contro Macron sono vergognose, ma Meloni in replica non ha ritenuto di dover prendere le distanze». 

 

Mentre Fratelli d'Italia che vanta ogni piè sospinto la prima Presidente del Consiglio donna, traccia di giorno in giorno una politica "macha" nelle movenze e nelle motivazioni. Una visione da maschio alfa, insomma, come sembra prevalere e riecheggiare nelle parole di Menia. L'opposizione cerca di attaccare la maggioranza di Governo con buone intenzioni e cattivi argomenti. Infatti è dentro questo marasma di dichiarazioni che fa nido il problema, la questione che non vediamo o fingiamo di non vedere. Prima cosa, concentriamoci bene sull'aggettivo usato dal senatore Menia per "offendere" come ripetono i dem, il presidente Macron. 

 

Femmineo, dalla Treccani: (ant. e poet. femìneo) agg. [dal lat. femineus, der. di femĭna «femmina»]. Di donna; divenuta d’uso comune per indicare la femminilità nella sua essenza immutabile: l’eterno f. regale (Carducci). Usato con accezione negativa ribadisce una concezione fascista - su questo Misiani ha ragione- del genere maschile che implicita nell'uso del termine "femmineo" una sorta di colpa, quella che per secoli ha individuato gli omosessuali visti come difettosi, schiavi, mezzi uomo. Traditori del genere. Non serve andare indietro, ricordare che per questa concezione dell'orientamento sessuale tanti gay sono stati mandati al confino durante il Ventennio. Fuori da nostri confini ancora peggio. Ma basta pensare al quotidiano, al bullismo che subiscono moltissimi studenti etero o lgbt tra le mura scolastiche. Ci si sente ai margini quando non si atteggia il corpo secondo i rituali della eterosessualità. Apparentemente si è come gli altri, ma di fatto non è così. Ci si sente “altro”, “strani”. È come vetro sottilissimo che frena la spontaneità per evitare che gli altri si accorgano del “segreto”. Ma i compagni di scuola, gli amici, spesso intuiscono. E mettono in atto quella ferocia fatta anche solo di occhiate e piccoli gesti che a piccole dosi molti hanno sperimentato da giovanissimi. Il gay o la lesbica, però non possono adeguarsi, se non pagando l’altissimo prezzo di reprimere le proprie emozioni. L’aggressione nei confronti dell’omosessuale diventa una formazione di genere: se non dimostri anche solo a parole che per te “essere frocio” vuol dire non essere maschio diventi sospetto.

 

Il disagio nei confronti di chi viene individuato come "femmineo", può arrivare al disprezzo e spiega bene la minore rilevanza del femminile nella società. Il patriarcato, come insegna il movimento femminista, può sopravvivere solo con la continua e sottile svalutazione del femminile, da essa trae il suo potere. La valorizzazione delle donne nella società, e quindi del femminile in generale, comporta una perdita di potere per gli uomini patriarcali. L'omofobia e la transfobia sono i suoi prodotti, perché le persone Lgbt minacciano il dominio maschile con la loro stessa esistenza. Da un lato perché distruggono i confini dell'ordine binario di genere e quindi la gerarchia tra i sessi, dall'altro perché viene dato più spazio e dignità al femminile. 

 

Le parole del senatore di Fratelli d'Italia rivelano bene il dominio maschile: un sistema basato sul presupposto della superiorità dell’uomo sulla donna. Per realizzare questa gerarchia, la femminilità e la mascolinità devono essere definite come categorie naturali: nell’ordine binario dei generi, le caratteristiche e i ruoli tipicamente femminili e tipicamente maschili sono fissati, gerarchizzati, attribuiti ai sessi. L’umanità si divide in due rigide categorie. Non è solo un pensiero singolo ma una visione politica ben delineata da Fratelli d'Italia: la guerra alle coppie omogenitoriali, alle persone transgender, alla libertà di una donna di autodeterminarsi (diritto all'aborto o la libera scelta di non avere figli). Una questione che in fondo si riflette nella società: finché i ragazzi che indossano gonne, il colore rosa, o portano capelli lunghi e smalto per unghie scateneranno in noi sentimenti spiacevoli (la guerra di Fratelli d'Italia all'artista Rosa Chemical è già stata rimossa dalla memoria collettiva), e finché femmineo sarà un insulto per i ragazzi, significa che la nostra società (e la nostra classe politica) non ha ancora superato la misoginia. 

 

In un mondo eteronormativo per una donna, l’aspetto esteriore è di estrema importanza: se non è naturalmente bella, deve almeno sforzarsi di esserlo. Deve portare i capelli lunghi e abiti femminili e dedicarsi contemporaneamente alla famiglia e, talvolta, al lavoro. È importante però che il suo impiego non comprometta le esigenze della famiglia (preferibilmente che sia donna, madre, cristiana). Ci si aspetta che un uomo esprima solo rabbia (a volte gioia) tra le molte emozioni possibili e non mostri alcuna debolezza. Deve essere sessualmente attivo e mostrare un basso livello di impegno emotivo. Il suo valore si misura, tra l’altro, nel provvedere materialmente e finanziariamente alla sua famiglia. Non tutte le ragazze, i ragazzi, le donne e gli uomini si conformano a questi comportamenti, ma quando non lo fanno, si notano e vengono puniti, attraverso l’esclusione, la stigmatizzazione, il bullismo (in alcuni Paesi persino la morte). Può sembrare troppo grossolano, ma le uccisioni di donne trans sono espressione di tutto ciò.

 

Il movimento femminista del secolo scorso ha avviato una flessibilità delle norme di genere che però in Italia sono andate solo verso una direzione. Alle donne è stato gradualmente permesso di esprimere il loro lato maschile attraverso l’abbigliamento, il comportamento e ruoli sociali che vanno oltre la sfera domestica. Ma superare il patriarcato significa liberare anche gli uomini dalle rigide aspettative sociali che ne derivano. Sarebbe questa sì una necessità, un progetto politico a lungo raggio che guarda ai prossimi vent'anni invece che ai prossimi mesi. 

 

Tuttavia le urla di indignazione dell'opposizioni suonano così fuori luogo e fuori tono: come un coro che non ha ben colto l'andamento della trama, invitano Fdi a «gettare la maschera», senza capire che l'hanno lasciata in camerino già da un bel po'. Da tempo la Fratelli d'Italia al governo certifica la sua intolleranza per tutto ciò che può passare come "femmineo", nonostante una Presidente del Consiglio che tuttavia si ostina a declinarsi al maschile (guerra contro la grammatica oltre che la logica). Accusare di "femminilità" un leader politico, significa semplicemente fondare la propria idea di mondo sulla svalutazione della femminilità. Siamo talmente invischiati in schemi binari che la femminilità è automaticamente associata alle donne. In questo modo, a tutti gli altri generi viene negata la propria femminilità. Riconoscere e abbracciare la femminilità in tutti – ossia accettare e vivere le qualità che sono state a torto etichettate quasi esclusivamente come femminili nel nostro sistema di valori, come l’emotività, la cura, l’empatia, l’intuizione, l’amore, la premura, la modestia, la compassione, la vulnerabilità - sfida l’ordine binario e rompe la gerarchia tra due generi costruiti, uomo e donna.

 

Verrà il giorno in cui capiremo l'abisso in cui siamo precipitati pensando che fosse una sfida all'asfissiante politicamente corretto e non al buon senso, e sapremo di nuovo essere in grado di sfidare una politica che usa un linguaggio come cocci di bottiglia per tenere lontano chi non rispecchia le norme di genere. Serve ribattere su argomentazioni reali e pensieri lunghi. Può far paura essere associati alle categorie polemiche del politicamente corretto, della wokeness, del fantomatico gender, ma va bene lo stesso, non rimuovendo la paura, si potrà lottare per i diritti di chiunque affinché la libertà non venga più additata come un affare «femmineo».

 

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