Prima repubblica

La Francia si offrì di ospitare Craxi latitante. Lui rifiutò per fare il re in Tunisia

di Stefania Limiti   4 aprile 2024

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Il presidente francese era pronto a ospitarlo, ma il leader socialista italiano preferì riparare ad Hammamet per non intaccare il suo status di “monarca”. Un libro lo dimostra

La Francia di François Mitterrand era pronta a offrire asilo politico a Bettino Craxi, che scelse invece di scappare nella sua casa tunisina di Hammamet. La circostanza smentisce una leggenda diffusa anche negli ambienti socialisti secondo la quale proprio il presidente Mitterrand, che aveva accolto gli ex brigatisti teorizzando la sua scelta con l’omonima dottrina, avrebbe rifiutato ospitalità a Craxi. Andò diversamente. Anche se si era ben lontani dai tempi in cui la dirigenza socialista in esilio – da Filippo Turati a Sandro Pertini – aveva una frequentazione profondamente complice e solidale con i socialisti francesi, che avevano riservato un’accoglienza fraterna, mettendola al riparo dalle persecuzioni del regime fascista, ebbene la Francia socialista avrebbe accolto anche Craxi. Non volle lui.

 

Tutto prese forma nell’immediatezza dell’episodio simbolo della stagione di “Mani pulite” e degli scandali che inchiodarono i partiti della vecchia Repubblica: quel lancio di monetine contro il segretario del Partito socialista davanti all’hotel Raphael di Roma che forse travalica nell’immaginazione collettiva anche quello della rabbia popolare di Palermo contro i presidenti Oscar Luigi Scalfaro e Giuliano Amato ai funerali di Paolo Borsellino. Ebbene, era il 30 aprile 1993 e la scena fu davvero scioccante da molti punti di vista, sicuramente lo fu per il diretto interessato e i suoi collaboratori. Uno tra questi, Giuseppe Scanni, l’uomo che era stato al suo fianco per tutto il periodo in cui fu rappresentante speciale del segretario generale dell’Onu, prese l’iniziativa di chiamare il portavoce di Mitterrand, Jean Musitelli: «Sono preoccupato per l’incolumità di Bettino, si sente fisicamente minacciato, teme un attentato alla sua persona». Poi l’affondo: «Prende in considerazione la possibilità di venirsi a rifugiare in Francia». Il dossier era dunque aperto. Musitelli preparò un appunto per Mitterrand nel quale spiegava le circostanze. Il capo dell’Eliseo non si tirò indietro, come mostrano le parole scritte di suo pugno nella stessa pagina ricevuta dal portavoce: «La France lui est ouverte. S’il vient, je le recevrai» («Le porte della Francia gli sono aperte. Se verrà, lo riceverò»). Tutto è documentato in un volume appena uscito per Aracne, “I socialisti italiani e francesi (1971-1994)”, curato dallo storico Alessandro Giacone, che propone gli atti di un convegno tenuto nel dicembre 2021 in occasione del quarantennale dell’elezione di Mitterrand all’Eliseo (1981). Dopo quello scambio si andò al di là delle parole: Craxi venne ricevuto con tutti gli onori all’Eliseo il 28 maggio 1993. Nell’occasione, i due leader socialisti parlarono riservatamente per diversi minuti. Chissà cosa si dissero. Tra i due i rapporti comunque rimasero sereni, come prova la lettera di stima e amicizia di Craxi a Mitterrand per la fine del suo mandato.

 

 

Tuttavia, quel che avvenne dopo è storia: inseguito da condanne definitive e provvisorie, da tre ordinanze di custodia cautelare per le tangenti di Enel e i fondi neri di Eni e di Montedison, Craxi scelse di non pagare i conti con la giustizia italiana, scappando nella sua villa in Tunisia. L’ex vicesegretario del Psi, Claudio Signorile, sentito da L’Espresso, conferma di aver saputo allora di contatti con l’Eliseo che si sarebbero poi «sfarinati, cioè non si aprirono vere e concrete trattative». Ha un’idea del perché finì così? «Non me ne occupai direttamente, ma posso immaginare che Craxi preferì non mettersi nella condizione di non essere padrone in casa sua, era un tipo molto orgoglioso e i suoi rapporti con Mitterrand avevano avuto alti e bassi, non erano idilliaci. Dunque non mi stupisce affatto che non abbia accettato l’ospitalità francese». In effetti Craxi ad Hammamet non era solo a casa sua, lì era «monsieur le président», rispettato e tenuto in gran conto, visto che il presidente tunisino Ben Alì doveva a lui la sua investitura a successore del vecchio Habib Bourguiba. Questi era stato sostituito nel 1987 con un piccolo colpo di Stato che portò al potere Alì: la Francia voleva un altro candidato. Le divergenze sulla politica mediorientale e nordafricana sono sempre state profonde e nessuna fratellanza socialista poté attenuarle. Dunque Craxi preferì un luogo dove poteva continuare a sentirsi un monarca, come era stato in Italia per tutti gli anni ’80. Se si fosse rifugiato in Francia, la sua figura avrebbe rischiato di essere confusa con quella dei vari Toni Negri e Oreste Scalzone.

 

In un Paese del Nord Africa la drammaturgia era diversa e si acconciava meglio alla sua retorica dell’esilio, anche se il dramma si affacciò davvero quando il suo corpo diede segnali di tragica ineluttabilità. Si dice che non gli venne concesso un lasciapassare per curarsi in Italia perché i magistrati si opposero, ma la politica che aveva condiviso con lui il sistema della corruzione tangentizia non si lacerò le vesti. Dunque, di certo Craxi rifiutò l’esilio dorato di Parigi, dove avrebbe potuto ricevere le cure che il passare degli anni gli imponeva; scelse un esilio più tormentato, in un luogo dove nessuno gli chiedeva conto di nulla, e non prese mai in considerazione l’opzione del rientro. Chissà se questo non avrebbe potuto favorire un bagno di consapevolezza dentro quel sistema di corruzione che neanche Tangentopoli ha smantellato, visto che oggi più che mai siamo immersi dentro l’affarismo criminale. Avrebbe potuto anche dar conto, Craxi, del suo operato nel decennio in cui fu all’apice del potere, dopo il delitto Moro, quando con il Caf, il sistema di potere che prendeva le iniziali dai suoi sponsor (Craxi, Giulio Andreotti, Arnaldo Forlani), favorendo una ristrutturazione capitalistica che fece sputare lacrime e sangue a molti, consolidò interessi parassitari che ancora ci soffocano.