Lobby Ue

L'inchiesta sui conflitti d'interesse degli eurodeputati che fa tremare Strasburgo

di Chiara Sgreccia   24 maggio 2024

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Europarlamento

Quasi due eletti su tre svolgono altre attività oltre il mandato: c’è chi ha aziende di famiglia, chi fa parte di associazioni di categoria, chi prende soldi da imprese o consorzi. A svelarlo è l’inchiesta giornalistica internazionale #MEPsidejobs oggi su L’Espresso e Le Monde

«La premessa è che almeno il Parlamento europeo un codice di condotta dei deputati ce l’ha», scrivono Gloria Riva e Alessandro Runci nell’inchiesta di copertina de L’Espresso di questa settimana. Peccato che, come svela l’indagine giornalistica internazionale #MEPsidejobs, che il nostro settimanale ha realizzato insieme a Le Monde, El Confidencial, Paper Trail Media, De Tijd e all’ong Aria, sono pochi gli eurodeputati a dargli la considerazione che merita. Molti invece - in totale 452 dei 705 parlamentari - quelli che svolgono un’altra attività (retribuita o no) oltre al mandato al Parlamento europeo.

 

C’è chi ha aziende di famiglia, chi fa parte di associazioni di categoria, chi prende soldi da imprese o consorzi: attività o partecipazioni finanziarie nel capitale di società che potrebbero generare conflitti di interessi. «Ce ne sono alcuni che rappresentano davvero un problema», commenta, infatti, Raphaël Kergueno di Transparency International che lo scorso 6 maggio ha pubblicato un rapporto sulle entrate accessorie dei deputati.

 

«In Belgio, il rappresentante nazionalista eletto dell'Alleanza neo-fiamminga (N-VA), Johan Van Overtveldt, ha votato a favore della legge europea sugli imballaggi, accogliendo pubblicamente con favore l’introduzione di un sistema di deposito obbligatorio all'interno dell’Unione. Mentre, contemporaneamente, fa parte del consiglio di amministrazione di una società di software che beneficia indirettamente di questa politica antispreco», si legge nell’articolo pubblicato oggi dal quotidiano francese Le Monde. O anche che l’eletto francese Geoffroy Didier (Les Républicains) dichiara di lavorare come avvocato di diritto societario, per 9.600 euro al mese, presso uno studio che assiste le aziende nelle «controversie d’affari», come si legge sul sito. Mentre al Parlamento europeo è relatore della Commissione Affari Legali ed è intervenuto su importanti normative applicabili al settore digitale, come il Digital Markets Act e il Digital Services Act, testi che contengono importanti questioni legali per grandi gruppi che operano su Internet, e-commerce, motori di ricerca, pubblicità, social network.

 

A quanto emerge dall’inchiesta internazionale, a essere coinvolti in possibili conflitti di interessi sono eurodeputati che provengono dalla maggior parte dei Paesi Ue. Anche dall’Italia: 76 quelli di cui i giornalisti che hanno collaborato alla realizzazione di #MEPsidejobs hanno verificato integrità e trasparenza nelle dichiarazioni, analizzando le dichiarazioni sugli interessi privati che i membri del Parlamento - dopo che il “Qatargate” ha svelato le carenze sul piano etico e anticorruzione - hanno dovuto compilare.

 

«Per capire quanto gli europarlamentari abbiano a cuore l'incarico a Strasburgo e prendano sul serio il tema dei conflitti d’interessi fra politica, attività economiche e ingerenze varie, basta leggere quanto scrive il leghista Danilo Oscar Lancini nella sua dichiarazione degli interessi privati dei deputati. Alla voce “Attività o partecipazione”, oltre a indicare un incarico da vicesindaco e consigliere al Comune di Adro, nel Bresciano, si definisce «cultore diretto della patata». Un vero burlone», scrivono sempre Gloria Riva e Alessandro Runci nell’articolo che fa focus sulla situazione degli italiani, nell'ambito dell'inchiesta internazionale, e che si può leggere su L'Espresso in edicola e per gli abbonati digitali. Come Pietro Fiocchi (Fdi) che ha un’azienda di munizioni che si è aggiudicata un consistente bando europeo o come Paolo De Castro (Pd) che fa parte di varie associazioni legate all’agrobusiness ed è relatore di importanti provvedimenti sul tema. Ma che assicura: «Non c’è alcuna incompatibilità».

 

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