Politica
14 ottobre, 2025Dopo il "no" all'autorizzazione a procedere nei confronti di Nordio, Piantedosi e Mantovano, il Guardasigilli aveva detto che "lo strazio che il tribunale dei ministri ha fatto delle norme più elementari del diritto è tale da stupirsi che non gli siano schizzati i codici dalle mani"
Carlo Nordio, Matteo Piantedosi e Alfredo Mantovano non andranno a processo per il caso Almasri, dopo che la Camera ha respinto l’autorizzazione a procedere nei confronti dei tre membri del governo indagati. Ma le parole (critiche) del Guardasigilli sul tribunale dei ministri pronunciate qualche giorno fa a Montecitorio, a qualche minuto dal voto dell’Aula, arrivano ora sulla scrivania del Csm. Con alcuni consiglieri che hanno chiesto l’apertura di una pratica a tutela dei magistrati romani.
"I sottoscritti consiglieri — si legge nella richiesta sottoscritta dai togati di Area, Unicost e Md oltre ai laici Carbone, Romboli e Papa —, fermo restando la Funzione Giudiziaria, devono purtroppo osservare come ancora una volta siano stati platealmente superati i limiti di continenza propri di quel diritto grazie ad affermazioni che per il loro contenuto irrisorio e per l'eccezionale diffusione mediatica hanno arrecato grave ed evidente turbamento alla credibilità dell'ordine giudiziario”.
"Da modesto giurista lo strazio che il tribunale dei ministri ha fatto delle norme più elementari del diritto è tale da stupirsi che non gli siano schizzati i codici dalle mani, ammesso che li abbiano consultati — aveva commentato Nordio parlando con i cronisti in Transatlantico —. L'aver voluto giurisdizionalizzare questa vicenda, affidandola subito all'indagine della procura, ha ridotto le nostre capacità difensive in Parlamento, perché eravamo vincolati dal segreto istruttorio — aveva aggiunto il Guardasigilli —. Quindi quella stessa timidezza o addirittura menzogna che ci è stata attribuita in questi giorni dipendeva proprio dal fatto che non si potevano esternare in Parlamento delle considerazioni che potevano essere fatte".
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