Politica
19 dicembre, 2025Il presidente della Repubblica, nello scambio di auguri con i rappresentanti delle istituzioni, mette in guarda dalle "involuzioni autoritarie" di alcuni Stati. E indica l'Europa "come strada da percorrere senza ripensamenti"
Durante la tradizionale cerimonia al Quirinale per lo scambio degli auguri di fine anno con i rappresentanti delle istituzioni, Sergio Mattarella ha voluto lanciare un segnale sulla tenuta democratica degli Stati. "La pretesa di rimuovere i limiti ai comportamenti individuali, unita alle potenzialità offerte dalle tecnologie, rischia di travolgere ordinamenti democratici e stato di diritto", ha detto il capo dello Stato. "Il modello democratico oggi appare sfidato da Stati sempre più segnati da involuzioni autoritarie che, contro la storia, si propongono come modelli alternativi. Una sfida per i sistemi democratici appare oggi derivare anche dal tentativo di ignorare e cancellare il confine tra libertà e arbitrio".
Il pericolo dell'astensionismo
Nel discorso tenuto il pomeriggio del 19 dicembre, il presidente della Repubblica ha dedicato numerosi passaggi alla partecipazione al voto dei cittadini, riferendosi nello specifico all'Italia. "Non ci si può stancare di ripeterlo: una democrazia di astenuti, di assenti, di rassegnati è una democrazia più fragile e a subirne danno sono i cittadini. Riflettere su questo fenomeno è un dovere di tutti, mentre talvolta si ha l'impressione che l'astensionismo sia una sorta di problema del giorno prima, come se, dopo, a contare fosse soltanto chi ha vinto e chi ha perso e tutto tornasse a essere normale". E ancora: "Una società che non si preoccupasse quando la maggioranza assoluta degli elettori sceglie di non votare non si accorgerebbe che si riduce la sua solidità, che la sua politica rischia di esaurirsi nella autoreferenzialità - ha aggiunto - Senza questa presa di coscienza si contribuirebbe, involontariamente, ad alimentare la disaffezione, il senso di estraneità alla vita delle istituzioni. Spezzare questo circolo vizioso è interesse di tutti, perché è un'ampia, consapevole partecipazione a conferire una forte legittimazione".
"Partecipazione sembra parola desueta in un tempo caratterizzato da una crescente astensione elettorale. Alle ultime elezioni regionali ha votato meno del 45% degli aventi diritto. Nelle precedenti tornate la percentuale era già in discesa e dobbiamo purtroppo constatare che questa tendenza prosegue". Il capo dello Stato ha poi posto attenzione sulle ragioni che portano i giovani a disertare le urne. "Spesso non si tratta di un generico rifiuto della politica. Al contrario, una parte significativa del mondo giovanile mostra ampia, preziosa propensione all'impegno civile, alla mobilitazione sui grandi temi del nostro tempo, dalla pace all'ambiente, al volontariato, alla vita associativa. Ma tanti decidono di non votare".
Europa unica strada
"Grazie a chi adempie il suo mandato elettivo con lo sguardo rivolto non alle successive elezioni, ma all'orizzonte del bene comune dell'Italia", ha concluso sul tema. Un messaggio forte è stato dato anche sull'europeismo e le tensioni sovraniste che animano non pochi politici del Vecchio continente: "Il tema della politica internazionale, delle alleanze, della scelta dell'Europa come strada da percorrere senza ripensamenti. E questo non soltanto per gli impegni che abbiamo assunto con l'adesione ai Trattati. Sappiamo bene che l'Unione ha alcuni problemi e molti avversari. Soltanto l'Europa può preservare, e dare un futuro, a quelle conquiste che gli Stati hanno garantito per decenni con i loro ordinamenti. Sempre più numerosi sono i grandi problemi di questo nostro tempo che non possono essere governati, risolti dalla dimensione del singolo stato. Neppure il più ricco, il più grande, il più forte militarmente tra i Paesi europei può avere la capacità di fare da solo in questo mondo che cambia".
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