L'informativa del ministro della Giustizia, che accusa "certa magistratura sciatta", e quella del collega Matteo Piantedosi, titolare degli Interni, alla Camera dei deputati

L'Aula della Camera è al completo, come accade solo negli appuntamenti cruciali. C'è quasi tutto il governo Meloni nell'emiciclo, mentre le opposizioni schierano i propri leader per replicare alle informative di Carlo Nordio e Matteo Piantedosi. È il giorno in cui l'esecutivo risponde del caso Almasri, il funzionario di Tripoli su cui pende il mandato d'arresto della Corte penale internazionale per crimini gravissimi. E ciononostante, Osama Almasri, dopo essere stato arrestato in Italia, è stato scarcerato e poi riaccompagnato in Libia su un volo di Stato. Il primo a prendere parola è il titolare di via Arenula. La strategia adottata dal ministro della Giustizia è quella di accusare la Corte penale internazionale (Cpi) per gli errori commessi nella gestione del caso è che, in sintesi, avrebbero reso inevitabile il rimpatrio di Almasri. "Ha sbagliato un atto solenne, cercando poi di correggerlo". Sottolinea Nordio: "La Cpi ha fatto un pasticcio frettoloso". Il ministro annuncia persino l'intenzione di chiedere ai giudici dell'Aja "una giustificazione sulle incongruenze".

 

Gli errori della Cpi

 

"Il ruolo del ministro non è semplicemente quello di un organo di transito delle richieste: è un organo politico che deve meditare sul contenuto di queste richieste in funzione di un eventuale contatto con altri ministeri e funzioni organo dello Stato. Non faccio da passacarte, ho il potere di interloquire con altri organi dello Stato in caso di necessità e questa necessità si presentava eccome. Inoltre serve valutare la coerenza delle conclusiono cui perviene la decisione della Cpi", aggiunge Nordio. "Questa coerenza manca completamente e quell'atto era nullo, in lingua inglese, senza essere tradotto, e con vari allegati in lingua araba". Come esempio degli errori che la Corte dell'Aja avrebbe commesso, il ministro cita "la data in cui sarebbero avvenuti i crimini: si dice a partire dal marzo 2015, ma nel preambolo si parlava del febbraio 2011, quando Gheddafi era ancora al potere".

 

L'attacco alla magistratura

 

Il titolare del ministero di via Arenula si concede anche qualche riflessione di stampo politico, attaccando una parte dei giudici che il ministero stesso rappresenta. "Mi ha deluso l'atteggiamento di una certa parte della magistratura che si è permessa di sindacare l'operato del ministero senza aver letto le carte. Cosa che può essere perdonata ai politici, ma non a chi per mestiere le carte le dovrebbe leggere. Con questa parte della magistratura, se questo è il loro modo di intervenire in modo sciatto, questo rende il dialogo molto molto molto più difficile. Se questo è un sistema per farci credere che le nostre riforme devono essere rallentate... Questa parte della magistratura ha compattato la maggioranza come finora mai accaduto, andremo avanti fino alla riforma finale", conclude Nordio.

 

L'intervento di Piantedosi

 

Dopo il ministro della Giustizia, tocca al rappresentante del Viminale. Piantedosi esordisce chiarendo che "il cittadino libico noto come Almasri non è mai stato un interlocutore del governo per vicende che attengono alla gestione e al contrasto del complesso fenomeno migratorio". Quindi, il ministro smentisce che "nelle ore in cui è stata gestita la vicenda, il governo abbia ricevuto alcun atto o comunicazione che possa essere, anche solo lontanamente, considerato una forma di pressione indebita assimilabile a minaccia o ricatto da parte di chiunque, come è stato adombrato in alcuni momenti del dibattito pubblico sviluppatosi in questi giorni. Al contrario, ogni decisione è stata assunta, come sempre, solo in base a valutazioni compiute su fatti e situazioni, anche in chiave prognostica, nell'esclusiva prospettiva della tutela di interessi del nostro Paese". Piantedosi ribadisce quanto detto il 23 gennaio scorso, durante il question time in Senato, ovvero che l'espulsione di Almasri eseguita con la velocità del caso sarebbe dovuta a "esigenze di salvaguardia della sicurezza dello Stato e della tutela dell'ordine pubblico, per il profilo di pericolosità che presentava il soggetto in questione".

 

La questione del volo di Stato

 

Il titolare del Viminale fornisce la sua spiegazione sui movimenti del volo di Stato, che si è mosso in direzione di Torino prima ancora che fosse sancita definitivamente la liberazione di Almasri: "La scelta delle modalità di rimpatrio è andata di pari passo con la valutazione effettuata per l'espulsione di Almasri". Inoltre "la predisposizione dell'aereo, già nella mattina del 21 gennaio, rientra tra quelle iniziative a carattere preventivo, e quindi aperte a ogni possibile scenario, ivi compreso l'eventuale trasferimento in altro luogo di detenzione, che spettano a chi è chiamato a gestire situazioni che implicano profili di tutela della sicurezza e dell'ordine pubblico di tale rilevanza". Dopo le informative di Nordio e Piantedosi, è il turno di deputati, sia di maggioranza che di opposizione, intervenire.

 

Le opposizioni

 

Se dal centrodestra arrivano i ringraziamenti ai due ministri, dall'altro lato dell'arco parlamentare non mancano le accuse al governo sulla gestione del caso Almasri. Oltre a Nordio e Piantedosi, le opposizioni prendono di mira Giorgia Meloni che, nonostante le richieste, ha deciso di non intervenire sulla vicenda in Parlamento. Elly Schlein dice che il capo dell'esecutivo "manca di rispetto all'Aula e al Paese" con la sua assenza. Poi ironizza chiamandola (non è un refuso): "Presidente del Coniglio". E aggiunge: "Oggi - 5 febbraio - vi nascondete dietro i cavilli e il giuridichese, ma qua non si tratta di un difesa formale, ma di una scelta politica. Allora assumetevi una responsabilità. La verità è che vi vergognate di quello che fate e per questo mentite. Qua doveva esserci Meloni, invece vi siete limitati ad attaccare i magistrati. Un attacco frontale che è fumo negli occhi per coprire il merito della vostra scelta politica". La segretaria del Partito democratico, un cui esponente, in Campania, è stato coinvolto in un'inchiesta che riguarda la gestione dei migranti, richiama il caso di Daniela Santanchè per rispondere a Giovanni Donzelli, di Fratelli d'Italia, che l'ha preceduta nell'intervento. ""Proponete leggi per trasformare la vostra immunità in impunità. La differenza è che noi abbiamo rimosso e sospeso il tesoriere, mentre voi avete una ministra rinviata a giudizio per truffa allo Stato e Meloni non riesce a farla dimettere".

 

Schlein: "Nordio ha violato la legge davanti al Paese". Conte: "Meloni scappa, è viltà istituzionale"

 

Schlein, a un certo punto, si rivolge a Nordio: "Lei non ha parlato da ministro, ma da avvocato difensore di un torturatore. Lei accusa noi di non aver letto le carte, ma lei non ha letto la legge, ministro Nordio, e l'ha violata davanti al Paese". Il secondo partito di opposizione, il Movimento 5 stelle, schiera Giuseppe Conte. Anche lui inizia il suo discorso attaccando la presidente del Consiglio: "Oggi c'è la grande assenza di Meloni, che scappa dal Parlamento e dai cittadini, un atto di viltà istituzionale". Il presidente dei 5 stelle si rivolge direttamente alla leader di Fratelli d'Italia: "So che ci sta guardando dietro qualche computer. Non è venuta qui a parlare di Almasri, non si permetta di parlare davanti a qualche scendiletto. Non tocchi più la questione e parli solo davanti al tribunale dei ministri". Durissime le parole adoperate per attaccare il ministro della Giustizia: "Siamo diventati il porto franco e il paese balocchi dei criminali. Nordio è stato scandaloso, lei non ha parlato da avvocato difensore di Almasri, ma da giudice assolutore. Si dovrebbe vergognare".