Ameno di colpi di scena dell’ultimo minuto, il congresso leghista di Firenze si trasformerà in una pura formalità: Matteo Salvini sarà riconfermato segretario per acclamazione. Un passaggio scontato che, però, non entusiasma tutti dentro al partito. A storcere il naso sono soprattutto i veneti fedeli a Luca Zaia, per i quali questo congresso è poco più di una perdita di tempo. Con “Vinitaly” in corso, la priorità per loro sarebbe stata restare a Verona, tra incontri istituzionali e degustazioni con i produttori. «Ci fanno venire a Firenze per ratificare una decisione già scritta», borbotta un esponente veneto, sintetizzando il malumore diffuso.
Ma a preoccupare davvero il quartier generale leghista non è tanto il disinteresse dei veneti, quanto la mina vagante rappresentata da Roberto Vannacci. Il generale outsider, che ha già creato più di un grattacapo alla leadership di Salvini, è particolarmente insidioso in Toscana, dove ha un seguito inatteso. Alcuni militanti lo vedono come un’alternativa più radicale e identitaria, rispetto alla linea governista imposta dal segretario. Il rischio è che la sua presenza possa agitare le acque proprio nel giorno in cui Salvini vorrebbe mostrare un partito compatto. Per ora Vannacci resta defilato, ma basterebbe una sua dichiarazione fuori posto per fare saltare l’equilibrio precario. Anche perché nella Lega in molti, pur senza esporsi, guardano con interesse alle sue mosse.
Dietro alle dichiarazioni ufficiali sulla sicurezza europea, nei palazzi di Bruxelles cresce la preoccupazione: in caso di un conflitto grave, l’Ue non sarebbe in grado di spostare rapidamente le sue truppe. Il quadro che emerge da una relazione della Corte dei Conti europea è impietoso: mancanza di fondi, scelte strategiche discutibili e infrastrutture inadeguate rischiano di paralizzare la mobilità militare europea. Quando nel novembre 2022 l’Ue adottò il nuovo piano di mobilità militare, l’obiettivo era chiaro: migliorare strade, ponti e ferrovie per permettere un rapido dispiegamento delle forze armate. Ma qualcosa è andato storto.
La Commissione europea non ha effettuato un’adeguata valutazione delle esigenze prima di destinare i fondi e il risultato è stato un rapido esaurimento del budget di 1,7 miliardi di euro, senza che le infrastrutture chiave venissero potenziate. A complicare le cose ci si è messa la macchina burocratica. I fondi sono stati assegnati senza una chiara definizione delle priorità strategiche, portando a situazioni assurde: in un caso, mezzi pesanti sono stati costretti a cambiare percorso per evitare il crollo di un ponte che non era stato adeguatamente rinforzato. Secondo fonti interne a Bruxelles, alcuni Stati membri si sarebbero lamentati in privato con la Commissione per la lentezza dei progetti e per la mancanza di una strategia unitaria. Ora, il lancio del nuovo programma ReArm Europe che punta a rafforzare la produzione e la logistica militare. Ma senza un cambio di passo nella gestione delle risorse e nella pianificazione strategica, anche questo piano potrebbe restare un’operazione di facciata.