Sono passati 68 anni dalla firma dei trattati di Roma, con cui il 25 marzo del 1957 nascevano la Comunità economica europea e la Comunità europea dell’energia atomica. L’Unione europea, oggi, si trova costretta ad affrontare sfide storiche senza precedenti dal dopoguerra, alle prese con un conflitto ai propri confini, rischi di nuove barriere commerciali provenienti dagli Stati Uniti e il cambio di strategia dell’alleato americano nei rapporti con il Vecchio Continente. Nell’anniversario della firma di quei trattati, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella - rispondendo alle domande di alcuni ragazzi al villaggio “Agricoltura” - ha invitato a riflettere sul “contesto in cui si muoveva quest’avvio dell’integrazione europea. Nel 1945 l’Italia usciva da una guerra devastante. Vi erano state brutali dittature e l’abisso dell’Olocausto - ha sottolineato il capo dello Stato -. In quel clima di tragedie, di disperazioni, alcuni statisti lungimiranti e coraggiosi cercarono di capovolgere un'idea, fu una rivoluzione di pensiero. Mettere insieme il futuro dell'Europa. Questo è stato il tentativo da statisti coraggiosi e lungimiranti”.
"L'Europa ha bisogno di aggiornarsi"
L’Ue, è il ragionamento di Mattarella, si trova a un punto di svolta. È un “modello imitato nel mondo e dimostra quanto sia stata un’esperienza straordinariamente di successo. Naturalmente ha lacune da colmare come processi decisionali più veloci. Servono risposte veloci e tempestive. L’Europa - ha aggiunto il capo dello Stato - ha bisogno di aggiornarsi”. Tra le sfide principali c’è sicuramente quella dei dazi di Donald Trump (entrati in vigore per ora al 25 per cento per acciaio e alluminio e che verranno estesi dal prossimo 2 aprile): “I mercati aperti corrispondono a due interessi vitali: la pace e i nostri interessi vitali di esportazione - ha sottolineato il presidente della Repubblica -. I dazi creano ostacoli ai mercati, alterano il mercato, penalizzano i prodotti di qualità e questo per noi è inaccettabile ma dovrebbe essere per tutti i Paesi del mondo inaccettabile. Una collaborazione su regole leali è indispensabile. La risposta non sono i dazi ma le regole da far rispettare. Bisogna essere sereni senza alimentare un eccesso di preoccupazione perché la Ue ha la forza per interloquire con calma e autorevolezza per contrastare una scelta così immotivata come i dazi. L’Europa è un soggetto forte, quindi bisogna interloquire con calma ma anche con determinazione”. Quando si parla di guerre commerciali, ha aggiunto Mattarella, "spesso si mette l'accento sull'aggettivo 'commerciali'. Bisognerebbe invece metterlo sul sostantivo 'guerre' perché sono guerre anche queste, di contrapposizione, che indono poi a contrapposizioni sempre più dure e più pericolose".
"Paghiamo le conseguenze dell'assenza di una difesa comune"
Da Mattarella, poi, è anche arrivato un ragionamento sull’altro tema europeo del momento, quello del riarmo ma, soprattutto, della prospettiva di una difesa comune. Un tentativo, ha ricordato il capo dello Stato, c’era stato già a fine anni Cinquanta, saltato poi per l’opposizione della Francia guidata all’epoca da Charles de Gaulle: dopo la firma dei trattati di Roma, “ci si mise a lavoro per una Comunità di difesa dell'Europa, con un trattato che metteva insieme i sei Paesi per la difesa comune dell'Europa. I governi firmarono quel trattato, ma alla fine il parlamento francese non lo accolse e quel tentativo sfumò: ne paghiamo ancora le conseguenze”. E poi un passaggio sull'euro senza il quale, per il presidente della Repubblica, "i risparmi dei cittadini europei sarebbero stati travolti dalle crisi finanziarie drammatiche dell'inizio di questo millennio, terremoti finanziari che hanno travolto condizioni ecnomico-finanziarie in tutto il mondo, ma l'Europa ha resistito per la moneta comune che è stata un riparo".