Il ministro dell'Economia in audizione in Commissione d'inchiesta sulla transizione demografica: "In quattro anni studenti diminuiti del 5,2%, gli stranieri compensano il calo. Ma bisogna gestire i flussi migratori ed evitare l'attuale far west"

L'allarme di Giorgetti: "Al Sud 3,4 milioni di abitanti in meno entro il 2050"

L’Italia si invecchia e si spopola. E il nostro è un Paese che va a due velocità anche sulla demografia. L’allarme questa volta arriva dal ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, in audizione alla Commissione d'inchiesta sulla transizione demografica. Secondo i dati forniti dal leghista, al Sud entro il 2050 potrebbero mancare all’appello 3,4 milioni di abitanti, che salgono a 7,9 milioni se si guarda al 2080. Il declino demografico, com’è noto, “comporta rischi ma anche sfide sia per la crescita economica sia per la finanza pubblica e la sostenibilità del debito pubblico”.

 

Le previsioni demografiche, ha ricordato il ministro, “indicano un calo della popolazione residente tanto nel breve termine (-1,1 per mille in media annua fino al 2030), quanto nel medio (-3,3 per mille fino al 2050) e lungo termine (-5,8 per mille fino al 2080). Ci sono però significative differenze territoriali: nel breve termine si prevede infatti un lieve incremento di popolazione nel Nord Italia (+1,5 per mille annuo), un lieve calo al Centro (-0,9) e un più marcato decremento nel Mezzogiorno (-4,8). Nel medio e lungo periodo, il calo sarà generalizzato in tutte le ripartizioni territoriali, ma ben più sostenuto nelle regioni meridionali, dove la popolazione potrebbe calare di 3,4 milioni di abitanti entro il 2050 e di ben 7,9 milioni entro il 2080”.

 

Il calo demografico si porta con sé anche una “rilevante perdita di studenti” che, tra il 2019 e il 2023 sono diminuiti del 5,2 per cento. Il calo - ha proseguito Giorgetti - riguarda in particolare “la scuola dell'infanzia e la scuola primaria e viene parzialmente per ora compensato dal progressivo incremento degli iscritti con cittadinanza straniera”. Ma il ministro ha sottolineato come il tema dei flussi migratori, evocati spesso per compensare il calo della popolazione italiana, “deve essere gestito e non può essere affidato alla naturale evoluzione delle situazioni".

 

"C’è il tema della migrazione incontrollata - ha aggiunto - che poi genera un fattore di carattere sociale e ha derivazioni anche di carattere politico. C'è purtroppo il fenomeno migratorio delle nostre intelligenze e di nostri giovani che una volta formati decidono di andare a spendersi altrove. C'è il tema molto interessante delle possibilità che possiamo offrire a cittadini italiani o di origine italiana per l'eventuale rientro in Italia”. "Credo che una riflessione a tutto tondo vada fatta cercando ovviamente di riuscire, e qualche Paese riesce a farlo, a gestire in modo intelligente questi fenomeni ma non è semplice. Quello che non può assolutamente essere accettato è che si lasci una sorta di far west incontrollato”.

 

Ma sul tema della denatalità, ha aggiunto Giorgetti, l’Italia “non è isolata è non è certamente un problema solo italiano, anzi. Il declino della natalità e del tasso di fecondità, sebbene con intensità differenziate - ha osservato - si manifesta in gran parte dei Paesi ad alto reddito e l'Unione europea non è un’eccezione”.

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