È stata una giornata di mobilitazione nazionale imponente quella del 20 giugno. Decine di migliaia di metalmeccanici sono scesi in piazza in tutta Italia per chiedere il rinnovo del contratto nazionale, fermo da oltre un anno. A Bologna, il corteo è partito intorno alle 10 da Parco Nord, con la partecipazione di circa 10 mila lavoratori, secondo le stime della questura. Contrariamente al percorso concordato con le autorità, i manifestanti hanno imboccato l’ingresso 7 della tangenziale in direzione San Lazzaro, bloccando il traffico per quasi un’ora. In risposta, la questura ha annunciato denunce in applicazione del nuovo decreto Sicurezza. "Ci denunciano? Pazienza. Abbiamo dei bravi legali. Ma ne valeva la pena", ha dichiarato Primo Sacchetti, segretario organizzativo della Fiom Emilia-Romagna.
Dure le critiche delle opposizioni: "È evidente l'obiettivo del decreto: punire chi protesta. Il governo Meloni, incapace di dare risposte ai lavoratori, sceglie la repressione", ha attaccato la segretaria del Partito democratico Elly Schlein. Dello stesso avviso Angelo Bonelli (Alleanza verdi sinistra), che ha denunciato l'uso politico del provvedimento: "Il decreto Sicurezza non tutela la sicurezza dei cittadini, serve solo a intimidire e criminalizzare il dissenso".
La mobilitazione in tutta Italia
Non solo Bologna. Cortei e scioperi si sono svolti anche a Torino, dove migliaia di lavoratori hanno manifestato dietro lo striscione "Vogliamo il contratto". Alta, secondo i sindacati, l’adesione nelle fabbriche di tutta la regione. A Perugia, la protesta si è fatta sentire nel centro storico con fumogeni, bandiere e fischietti. Sono circa 30 mila i lavoratori del comparto della componentistica per automobili umbri coinvolti nella vertenza. 5 mila manifestanti hanno attraversato Napoli, con l'adesione anche dei lavoratori di Leonardo, Hitachi, Schneider e degli appalti ospedalieri. La protesta di Genova ha sottolineato le responsabilità di Federmeccanica nello stallo delle trattative. "È da novembre che non ci convocano – ha denunciato Massimiliano Nobis della Fim Cisl – la speranza è che Federmeccanica capisca che non solo sta tenendo in ostaggio un milione e mezzo di lavoratori".
Tra le richieste, oltre all’aumento salariale, anche la riduzione dell’orario di lavoro e maggiori tutele in termini di salute e sicurezza. Il messaggio dei sindacati è chiaro e risuona in tutta l'Italia: è necessaria la riapertura immediata del tavolo delle trattative.